CHI SIAMO
Siamo i genitori delle vittime sopravvissute di cui leggete su questo sito o sulla cronaca.
Genitori che da un giorno all’altro sono stati catapultati in una situazione alla quale nessun genitore è preparato.
Lo stupro del proprio figlio.
Genitori che hanno dovuto improvvisare un sostegno per i loro figli senza un manuale che spiegasse come fare. Senza il sostegno di tanti amici che dopo la denuncia ci hanno lasciati soli, come ci ha lasciato soli la chiesa.
Quella dove per un’educazione cattolica mandammo i nostri figli e, ce li ritornò stuprati.
GLI OBBIETTIVI
Come per tutte le vittime di qualunque natura, il confronto e la condivisione non solo è estremamente terapeutico, ma è spesso utile a chi purtroppo come noi, suo malgrado, viene a trovarsi ad affrontare queste situazioni dove il nostro personale vissuto può essergli di aiuto. Quantomeno a non essere solo come accadde a noi.
LA FEDE
Abbiamo scoperto una Chiesa che non è quello che predica, che non è quell’educazione che avremmo voluto mandando i nostri figli. Una chiesa che nel pratico, tranne le scuse formali non ci ha reso giustizia, che abbiamo visto al fianco di chi ha abusato e non come dice, a chi lo è stato.
Una Chiesa che vogliamo ritrovi la sua natura.
CHIARA, CRISTINA E ALESSANDRO
“C’è un termine che congiunge le vittime di abusi con i genitori, è survivors.
Siamo tutti dei sopravvissuti, ma non sappiamo fino a quando e, anche quelli che attualmente soffrono, sono ancora a rischio di suicidio se il loro dolore non viene visto, non viene riconosciuto e non viene condiviso.”
…“C’è una bella frase che ho sentito… dice: Quando a una farfalla tocchi le ali smette di volare.”
Cristina e Alessandro Giacoletto, genitori di Chiara
Ci definiamo SOPRAVVISSUTI, come i nostri figli vittima che almeno una volta nella loro vita hanno tentato il suicidio. Chi di loro non ci è riuscito, è sopravvissuto.
Qualcuno però ogni tanto ci riesce.
Come è stato per Chiara Giacoletto e due anni dopo per la mamma Cristina e il papà Alessandro, ora di nuovo insieme.
Nel loro ricordo l’ispirazione a voler reagire attivamente come famiglie, vittime indirette di quanto accaduto ai figli.