Nell’intervista rilasciata per la Giornata per le vittime di abusi, Lei ha usato termini accorati quali “attenzione, conforto, ascolto, accompagnamento…”, e addirittura ha affermato che “la preghiera è un segno di impotenza”.
Frase infelice: o non crede nella potenza della preghiera – e sarebbe per lo meno bizzarro o tristissimo per il ruolo che ricopre nella Chiesa, quale successore di Sant’Ambrogio! – oppure ammette candidamente che tutto quello che la Chiesa vanta di fare per la lotta agli abusi è tutta fuffa.
Parla di “difficoltà a vivere una vita serena” dopo aver subito abusi, e “impegnarsi perché non succedano queste cose”, la Chiesa si sarebbe “attrezzata”: ma quante belle parole! Quanta ipocrisia.
Basta leggere con attenzione il report della Cei: il grande impegno che intendete mettere in campo è la FORMAZIONE. Bello! Ma sa cosa pensano le vittime? Se la Chiesa ha bisogno di “formazione” per imparare che violentare un bambino non si deve fare, la distanza con le vittime è davvero abissale!
Sarebbe questa la Chiesa di Gesù Cristo? Così, solo una domanda… ma tanto so che Lei, Arcivescovo Delpini, non risponderà, come sempre.
Cristina Balestrini