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COLOMBIA: aborto di una bambina vittima di violenza. Il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, card. Alfonso López Trujillo, e i vescovi scomunicano tutti, ma non lo stupratore.
[…] “Da ieri ho un nuovo poster nel cuore: quello del dottor Carlos Lemus”, ha scritto il 31 agosto sul quotidiano La Stampa Massimo Gramellini. “Il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha proclamato la scomunica. Del patrigno? No. Dei medici che hanno effettuato l’intervento, nonché dei familiari della piccola che avrebbero ordito ’l’orrendo crimine’. La violenza carnale? No. La decisione di far interrompere la gravidanza meno voluta e cercata del mondo”. “La Chiesa fa bene a fare il suo mestiere”, conclude Gramellini. “Ma forse lo farebbe meglio se i suoi campioni assomigliassero un po’ meno al cardinal Trujillo e un po’ di più al dottor Lemus” […]
In Colombia abortisce una bambina vittima di violenza Il card. Trujillo e i vescovi scomunicano tutti. Ma non lo stupratore
di Adista N. 61 – 09 Settembre 2006*
BOGOTÀ-ADISTA. Scomunica per tutti coloro che il 25 agosto scorso, nell’Ospedale Simon Bolivar di Bogotá, hanno consentito di realizzare il primo aborto legale in Colombia. Per il presidente del Pontificio Consiglio per
la Famiglia, card. Alfonso López Trujillo, non fa differenza il fatto che, ad abortire, sia stata una ragazzina di undici anni, incinta di otto settimane, vittima di violenze sessuali da parte del patrigno sin dall’età di 7 anni.
Interpellato il 29 agosto dall’emittente radiofonica colombiana Rcn, Trujillo ha dichiarato che “tutte le persone che hanno partecipato all’intervento medico sono dei malfattori perché hanno stroncato la vita di un innocente prima della nascita”.
La scomunica per direttissima di Trujillo ha sollevato un vespaio in Colombia: le sue dichiarazioni hanno dominato le prime pagine dei giornali e hanno provocato la reazione di 21 direttori di ospitali pubblici, che hanno
espresso la loro solidarietà a Carlos Lemus, che ha autorizzato l’aborto nell’ospedale di cui è responsabile. Per il presidente dell’Ordine dei medici della Colombia Stevenson Marulanda, che pure è contrario all’aborto anche in
caso di stupro, “l’intervento del cardinaleè esagerato e radicale”: “se mi toccherà disporne per gli altri due motivi [malformazione del feto o pericolo di vita della madre, ndr] mi scomunichino pure, anche se resterò sempre cattolico”.
“Come fedele, rispetto la posizione del cardinale, anche se non la condivido”, ha ribattuto il dott. Lemus. “Come direttore d’ospedale, mi assumo tutte le responsabilità di quanto è successo: che la scomunica colpisca me e soltanto me, non i medici che lavorano alle mie dipendenze. Come cittadino, ho disposto l’aborto in ossequio a una sentenza della Corte Costituzionale che fa esplicito riferimento ai casi di violenza in questione. Come uomo, infine, ho visto il visino angosciato della bimba quando è arrivata all’ospedale e quello del tutto trasformato quando ne è uscita: è quanto basta alla mia coscienza”. Lemus ha comunque assicurato che, nonostante la scomunica, continuerà ad andare in chiesa: “La mia comunicazione con Dio è sempre stata molto buona e forse con la scomunica magari diventerà più diretta”. Il cardinale, in seguito alle polemiche, si è sentito in dovere di precisare il proprio pensiero: “né il Vaticano, né io stesso”, ha dichiarato alla stampa colombiana, hanno mai scomunicato nessuno. E questo perché la scomunica, per chi concorre “materialmente o moralmente” all’aborto, è da considerarsi automatica (latae sententiae), in base all’articolo 1398 del Codice di diritto canonico, e non viene quindi applicata da nessuna autorità ecclesiastica.
Tuttavia, il Tribunale ecclesiastico colombiano ha precisato che spetterà al card. Pedro Rubiano Saenz, arcivescovo di Bogotà, disporre su chi cadrà la scomunica, in quanto massimo esponente della Chiesa locale. “I protagonisti del complotto per mettere in atto questo crimine”, aveva dichiarato Trujillo, “sembrano essere i medici, gli infermieri ed i familiari”, in riferimento al fatto che è stata la nonna della bambina a rivolgersi alla clinica. In Colombia l’aborto, tra molte polemiche e con l’opposizione netta della Chiesa, è diventato legale – e solo in alcuni limitati casi – lo scorso maggio: una sentenza delle Corte Costituzionale lo ha infatti depenalizzato solo quando il feto è deforme, la gravidanza è frutto di uno stupro o la vita della madre è in pericolo.
Il verdetto della Corte veniva a porre fine ad una lunga diatriba legale, rassicurando ai medici che non sarebbero stati perseguiti penalmente se avessero praticato aborti ’terapeutici’ e obbligandoli invece ad applicare la legge nei casi previsti. Già in quel caso – sempre appellandosi al Canone 1398 – la conferenza episcopale colombiana, nella persona del primate card. Pedro Rubiano Saenz, arcivescovo di Bogotà, aveva dichiarato scomunicati i giudici della Corte Costituzionale che avevano votato a favore della depenalizzazione, insieme a tutti coloro che l’avevano promossa. “Da ieri ho un nuovo poster nel cuore: quello del dottor Carlos Lemus”, ha scritto il 31 agosto sul quotidiano La Stampa Massimo Gramellini. “Il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha proclamato la scomunica. Del patrigno? No. Dei medici che hanno effettuato l’intervento, nonché dei familiari della piccola che avrebbero ordito ’l’orrendo crimine’. La violenza carnale? No. La decisione di far interrompere la gravidanza meno voluta e cercata del mondo”. “La Chiesa fa bene a fare il suo mestiere”, conclude Gramellini. “Ma forse lo farebbe meglio se i suoi campioni assomigliassero un po’ meno al cardinal Trujillo e un po’ di più al dottor Lemus”.
* www.ildialogo.org, Martedì, 05 settembre 2006
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