Bella serata, anche se il pubblico era davvero scarso, una trentina di persone in tutto, compreso il Vescovo. Il relatore annunciato nel volantino, don Gottfried Ugolini della Diocesi di Bolzano-Bressanone, è uno dei sette membri del Consiglio di Presidenza del Servizio Nazionale per la tutela dei minori, organismo della Cei.
Perfetto. Persona autorevole e preparata per illustrare ciò che è stato annunciato nel titolo del volantino di questa serata, 19 novembre 2019: si parlerà della Linee Guida della CEI per la tutela dei minori. Finalmente una Diocesi coraggiosa che riuscirà a mettere in luce tutti i cavilli presenti nel documento della Cei.
L’inizio però mi spiazza subito: don Ugolini introduce la serata affermando che avrà un approccio umano e pastorale più che giuridico, che si parlerà di “relazione”, “rispetto” e “responsabilità” ed inizia a proiettare delle slide che affrontano il tema degli abusi in chiave psicologica e, solo in minima parte, prende in considerazione il fenomeno considerando l’abusatore nella figura del prete.
Nulla viene detto rispetto alla responsabilità di chi sa e non denuncia all’interno della chiesa. Nulla viene detto rispetto all’importanza di denunciare. Non vi sono indicazioni operative, ho quasi la sensazione di essere ad un corso di aggiornamento in ambito psicologico, sono quasi spiazzata dalla banalità del discorso. Forse il titolo annunciato per la serata è fuorviante perché io mi aspettavo davvero ben altro.
Pazientemente ascoltiamo tutto, prendo qualche appunto, fotografo le slide. Due frasi in particolare mi hanno colpito: “La chiesa è al servizio di coloro che sono stati abusati” e “La chiesa è una delle poche realtà che prende sul serio questo problema”, le ho trascritte subito per non rischiare di manipolarne in seguito il ricordo. Due frasi che per me sono come una pugnalata, come il coltello che, ben conficcato, si rigira nella piaga. Ma come è possibile? Nell’esperienza della mia famiglia la distanza da quelle affermazioni è abissale.
Le slide proseguono… e anche l’illustrazione da parte di don Ugolini.
“Che cosa può offrire la Chiesa alle vittime?”. Anche qui l’elenco è disarmante. Nessuno, a nessun livello, nella Chiesa ha mai chiesto scusa a mio figlio, e tanto meno offerto “ogni necessario sostegno e riparazione”. Se poi penso al processo in Tribunale, la frase “Assumere la responsabilità e rendersi conto dei propri errori” è davvero una barzelletta di cattivo gusto.
Così come “Riconoscimento della sofferenza e ricostruzione della fiducia” e “Coraggio di confrontarsi con la realtà e di cambiare” sono parole vuote, rimbombano nel microfono del relatore ma non hanno alcun significato concreto. Belle, inutili, pompose parole… frasi che non appartengono alla realtà delle vittime dei preti pedofili. Posso parlare per esperienza personale, ma posso anche esprimermi a nome di tante altre vittime che ho conosciuto tramite l’Associazione Rete L’ABUSO. La storia di ciascuno appartiene a un copione: la gestione da parte della Chiesa non ha Linee Guida che tengano.. le vittime sono una “scocciatura”…
Rispetto alla “Azione pastorale nelle comunità dove è avvenuto l’abuso e/o dove ha vissuto l’abusatore” siamo davvero alla FANTASCIENZA. Penso alla mia Parrocchia di Rozzano, ma anche a quella di Randazzo, o a quella di Portocannone, così come di Savona o si Serina… l’elenco è davvero lungo…
Di chi parlava don Ugolini? Non escludo a priori che ci possa essere qualche “isola felice”, ma è indispensabile che tale “isola felice” sia riconosciuta anche dalle vittime del luogo, altrimenti è un bel compitino sulla carta, quella apparenza che offende l’onestà intellettuale di chi ascolta. Le vittime sono stufe e irritate dalle belle parole.
Le vittime cattoliche fanno davvero fatica a sentirsi accolte dalla Chiesa e, serate come questa, hanno solo la bontà di aumentare la determinazione a non tacere.
Le LINEE GUIDA della Cei? Forse se ne parlerà un’altra volta… chissà…
Cristina Balestrini
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