“Era un amico di famiglia. Non avrei mai immaginato…”
Inizia praticamente così una lunga telefonata, 46 minuti. Fortissima la sensazione di conoscersi da sempre, di capirsi profondamente… eppure fino a pochi giorni fa ciascuna ignorava l’esistenza dell’altra. Quando si condivide la stessa esperienza profondamente dolorosa, le parole scambiate hanno un significato concreto che raggiunge una parte di te accessibile solo a chi può comprendere davvero. La mamma di una vittima chiama in Associazione.
E mentre lei racconta, tu rivedi, rivivi, ricordi… eppure ti sembra impossibile.
Per 9 giorni il prete accusato di abusi sessuali nei confronti di tuo figlio è stato assolto. Cosa significa “per 9 giorni”? Una beffa del destino?
In primo grado condanna a 4 anni, in appello riduzione a 3 anni, in cassazione assolto perché decorsi i termini della prescrizione. Nove giorni hanno fatto la differenza. Ti crolla il mondo. Sì, il mondo ora sa che il prete è stato assolto. Il “tuo” mondo, il “tuo” paese, la “tua” parrocchia ora sanno la verità: il prete è stato assolto.
Ora tutti hanno la coscienza a posto: don Vincenzo Calà Impirotta in cassazione è stato assolto. Poco importa che l’assoluzione sia determinata dai termini della prescrizione: di questo non ne parla nessuno.
NON È STATO ASSOLTO PERCHÉ NON HA COMMESSO IL FATTO!
Ma di questo nessuno ne parla, il silenzio è assordante, non ho visto titoli di giornali che fornivano spiegazioni. Tutto tace.
Nessuno si domanda cosa sta vivendo la famiglia della vittima, cosa significa un Calvario durato 14 anni e concluso in questo modo: è un punto di vista “scomodo” che metterebbe in luce tanti particolari che la gerarchia ecclesiastica preferisce mettere sotto il tappeto, come la polvere che non si vuole raccogliere.
È davvero triste la realtà di una Parrocchia che, durante la Festa del Corpus Domini, annuncia a tutti, pomposamente, che il prete è stato assolto. Ed è ancora più triste l’applauso del popolo di Dio dopo l’annuncio.
Ma quale responsabilità ha la chiesa mentre fornisce informazioni scorrette? Dire una mezza verità, ovvero SCEGLIERE di omettere l’altra mezza verità, corrisponde a MENTIRE.
Chi va in parrocchia, chi va a Messa, chi fa volontariato nell’oratorio, è gente che AMA LA CHIESA. le mamme delle vittime dei preti pedofili sono doppiamente ferite. Come può la chiesa stessa non tenerne conto?
Perché la difesa del prete “ad ogni costo”? Anche a costo di mentire e costruire una falsa realtà nei parrocchiani che si fidano di quello che dicono i preti, magari dal pulpito? Per la parrocchia di Randazzo il prete è stato assolto e punto. La gente non approfondisce, si fida e basta.
Ma “La Verità vi farà liberi” (disse Qualcuno)… e questo vale anche per i preti. Il resto è ipocrisia.
Le Mamme della Rete L’ABUSO esprimono tutto la loro solidarietà e vicinanza alla famiglia della vittima di don Vincenzo Calà Impirotta. Coraggio. Di questa vicenda ne parleremo ancora.
Una mamma cattolica
Cristina Balestrini
Scopri di più da Rete L'ABUSO
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.