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In Vaticano c’è un problema Ratzinger dopo l’uscita sugli abusi

Rete L'ABUSO by Rete L'ABUSO
12 Aprile 2019
in Città del Vaticano
Reading Time: 7 mins read
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Francesco preso in contropiede. Nessun cenno agli insabbiamenti. E dettagli su una Chiesa boccaccesca. Perché il testo che associa rivoluzione sessuale del ’68 e pedofili ha creato un terremoto.

Contrordine fratelli, la pedofilia nella Chiesa non è colpa degli abusi di potere, del clericalismo, del mostruoso deficit formativo su affettività e sessualità nei seminari come ripetono Francesco e i suoi collaboratori.

No, secondo Joseph Ratzinger all’origine del problema c’è la rivoluzione sessuale e dei costumi del 1968 dintorni. Il nemico è fuori della Chiesa che è stata corrotta dal mondo, dal diavolo sempre in agguato; fino a un certo punto però, perché in quel clima libertino e immorale creatosi negli Anni 60, è maturato pure il Concilio Vaticano II che – male interpretato – ha messo in soffitta la teologia morale – “la tradizione” – e con essa la differenza certa fra bene e male; di sicuro dalle società senza Dio nasce anche la pedofilia, perché tutto è autorizzato e permesso. Così almeno la pensa il tedesco, papa emerito, per 24 anni – dal 1981 al 2005 – a capo della Congregazione per la dottrina della fede e dal 2005 al 2013, per altri otto anni, alla guida della Chiesa di Roma come Benedetto XVI fino al gesto clamoroso delle dimissioni.

IL PAPA EMERITO NON SI È RITIRATO: E INTERFERISCE CON FRANCESCO

Ratzinger doveva ritirarsi in Vaticano a vita privata per non interferire con il papa in carica, ma di tanto in tanto in tanto sente nostalgia del suo ruolo pubblico, non resiste e si mette a scrivere lettere, testi, piccoli pamphlet. Come quello dedicato al tema degli abusi sessuali del clero e destinato alla pubblicazione sulla testata tedesca Klerusblatt, mentre in Italia l’ha diffuso il Corriere della sera.

VATICANO CHOC: GLI UOMINI DELLA COMUNICAZIONE PRESI ALLA SPROVVISTA

Ratzinger afferma di aver avuto «contatti con il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e con lo stesso Santo padre» per la stesura e, pare, la pubblicazione o diffusione delle 18 pagine, anche se il passaggio in merito è piuttosto vago. Eppure il Vaticano, pur dotato di un articolato apparato comunicativo per altro di recete rinnovato negli uomini chiave, è stato preso completamente alla sprovvista; in poche parole i responsabili della comunicazione e dei media non erano stati informati e sono stati presi in contropiede. La cosa ha destato sconcerto soprattutto considerato l‘impatto mediatico inevitabile che avrebbe avuto un intervento scritto del papa emerito su un tema così scottante. Avrà giocato un ruolo nella pubblicazione per esempio monsignor Georg Gaenswein, fedele amico e tuttora segretario particolare di Ratzinger? È una domanda che è legittimo porsi.

JOSEPH CAPO DELL’OPPOSIZIONE TRADIZIONALISTA AL RIFORMATORE FRANCESCO?

In ogni caso il portale Vatican news e L’Osservatore romano hanno riportato la notizia dell’intervento dell’emerito come fosse una news fra le tante, senza minimizzare e soprattutto però senza enfatizzare. Ambienti ultra-ratzingeriani, del resto, negli ultimi anni, hanno cercato di accreditare, un po’ fantasiosamente, la figura dell’ex pontefice tedesco come capo di un’opposizione tradizionalista al papato attuale giudicato troppo riformatore e per questo detestato e giudicato eretico in ambienti “ultrà”. Non è il primo caso in cui si creano tensioni legate alla persona di Ratzinger, magari usata un po’ strumentalmente da alcuni; di certo però l’ex prefetto della dottrina della fede ci mette del suo, se non altro per il gusto alla disputa teologica che lo caratterizza. Ma, al di là dell’episodio, Oltretevere resta sempre aperto li capitolo “comunicazione istituzionale”: è infatti su questo terreno che si giocano complesse partite di potere e conflitti interni.

Nel merito del testo in oggetto, tuttavia forse c’è una nota personale in più – pure accennata da Ratzinger – circa le responsabilità da lui a lungo ricoperte al vertice della Chiesa. Date le dimensioni raggiunte dallo scandalo, infatti, che hanno pure indotto papa Francesco a convocare un summit straordinario in Vaticano fra tutti i capi delle conferenze episcopali del mondo per affrontare il problema, Ratzinger ci tiene a sottolineare che lui e Giovanni Paolo II avevano in realtà cominciato a intraprendere un cammino per arginare il fenomeno (favorendo la procedura di riduzione allo stato laicale); non erano insomma rimasti inerti mentre la metastasi corrompeva il corpo della Chiesa.

NESSUN RIFERIMENTO A INSABBIAMENTI, COPERTURE E COMPLICITÀ

Di fatto, però, quella dell’ex arcivescovo di Monaco resta una trattazione prevalentemente sociologica, puntellata di osservazioni personali, a volte curiose e bizzarre, che non fa i conti fra l’altro con la gigantesca opera di insabbiamento e copertura dei crimini messa in atto da decine di diocesi e vescovi in tutto il mondo non di rado con la complicità del Vaticano.

Ratzinger scivola sulle date: migliaia di abusi sono avvenuti negli Anni 50 per proseguire fino agli Anni 2000. Dunque c’erano prima della rivoluzione sessuale del ’68 e anche parecchio tempo dopo
Il fenomeno delle “coperutre” non è praticamente toccato nel pamphlet, eppure è proprio su questo punto – la protezione offerta dall’istituzione ai pedofili – che esplode lo scandalo e che gli anni del pontificato wojtyliano risultano decisivi. Inoltre Ratzinger scivola sulle date e fa partire gli scandali dagli Anni 60, ma in realtà migliaia di abusi – come è emerso ormai da diverse indagini giudiziarie e rapporti di commissioni d’inchiesta governative – sono avvenuti negli Anni 50 e anche prima, per proseguire fino a tutti gli Anni 2000. Dunque le violenze sui minori c’erano prima della rivoluzione sessuale e anche parecchio tempo dopo.

IL COLLASSO SPIRITUALE CHE AVREBBE PORTATO «VIOLENZA» E «AGGRESSIVITÀ»

Scrive poi il papa emerito: «Tra le libertà che la rivoluzione del 1968 voleva conquistare c’era anche la completa libertà sessuale, che non tollerava più alcuna norma. La propensione alla violenza che caratterizzò quegli anni è strettamente legata a questo collasso spirituale». E aggiunge: «In effetti negli aerei non fu più consentita la proiezione di film a sfondo sessuale, giacché nella piccola comunità di passeggeri scoppiava la violenza. Poiché anche gli eccessi nel vestire provocavano aggressività, i presidi cercarono di introdurre un abbigliamento scolastico che potesse consentire un clima di studio». Insomma sotto accusa c’è tutta un’epoca. «Della fisionomia della Rivoluzione del 1968 fa parte anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente», afferma Ratzinger che aggiunge: «Quantomeno per i giovani nella Chiesa, ma non solo per loro, questo fu per molti versi un tempo molto difficile».

RESPONSABILITÀ DEL CONCILIO, UN CLASSICO DI RATZINGER

Inoltre, spiega, si assiste al «collasso della teologia morale cattolica» figlio del Concilio Vaticano II. Del resto che la riforma conciliare sia, almeno in parte, responsabile dello scandalo delle violenze sui minori, è una vecchia teoria di Ratzinger già enunciata dall’allora Benedetto XVI nella celebre “lettera ai cattolici d’Irlanda” del 2010 dedicata allo scandalo cha aveva devastato la chiesa irlandese. «Il programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano II», scriveva, «fu a volte frainteso e in verità, alla luce dei profondi cambiamenti sociali che si stavano verificando, era tutt’altro che facile valutare il modo migliore per portarlo avanti. In particolare, vi fu una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, a evitare approcci penalinei confronti di situazioni canoniche irregolari».

Secondo il pensiero del papa emerito la Chiesa post-conciliare è stata lassista e poco propensa a processare i colpevoli

Benedetto XVI aggiungeva: «È in questo contesto generale che dobbiamo cercare di comprendere lo sconcertante problema dell’abuso sessuale dei ragazzi, che ha contribuito in misura tutt’altro che piccola all’indebolimento della fede e alla perdita del rispetto per la Chiesa e per i suoi insegnamenti». La Chiesa post-conciliare è stata quindi lassista e poco propensa a processare i colpevoli, concetto che, secondo la ricostruzione offerta nel pamphlet, fu reintrodotto dallo stesso Ratzinger da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, anche se poi, aggiunge, vi furono ritardi nell’applicazione.

ANEDDOTI SUI FILM PORNOGRAFICI MOSTRATI AI SEMINARISTI

Ratzinger, in definitiva, se l’è presa ancora una volta con il «processo di dissoluzione della concezione cristiana della morale», ricordando nel suo nuovo intervento, a riprova, che «in non pochi seminari, studenti sorpresi a leggere i miei libri venivano considerati non idonei al sacerdozio. I miei libri venivano nascosti come letteratura dannosa e venivano per così dire letti sottobanco». Quindi descrive un clima dissoluto nella Chiesa tedesca e rileva come «in diversi seminari si formarono club omosessuali che agivano più o meno apertamente e che chiaramente trasformarono il clima nei seminari», poi regala aneddoti pruriginosi come questo: «Un vescovo, che in precedenza era stato rettore, aveva mostrato ai seminaristi film pornografici, presumibilmente con l’intento di renderli in tal modo capaci di resistere contro un comportamento contrario alla fede. Vi furono singoli vescovi, e non solo negli Stati Uniti d’America, che rifiutarono la tradizione cattolica nel suo complesso mirando nelle loro diocesi a sviluppare una specie di nuova, moderna “cattolicità”».

UNA SORTA DI CHIESA BOCCACCESCA TRA SESSO E DIAVOLO

Una sorta di Chiesa boccaccesca dove finalmente, dopo secoli, il sesso e il diavolo impazzavano. In realtà, al di là di qualche spigolatura, il testo dimostra come vi sia una pluralità di interpretazioni su una crisi che ha scosso la Chiesa nelle fondamenta. Nel frattempo in Vaticano, secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, sono allo studio linee guida destinate a tutte le chiese nazionali per toccare il delicato e nevralgico nodo della denuncia dei vescovi che hanno insabbiato i casi di abuso e violenza.

https://www.lettera43.it/it/articoli/politica/2019/04/11/pedofilia-ratzinger-rivoluzione-sessuale/231150/?fbclid=IwAR2ar5RJmEl1CZ5sKWU7rbODEQk6I-ANQdvNRz0fn2HHIxLlP4BykhsZAmg

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La Rete si è impegnata al compimento di “Spotlight on Italian survivors” coniugando il lavoro enorme occorso alla necessità di tentare di colmare un vuoto insopportabile nel nostro Paese, di cui pare non esserci realistica percezione: la pericolosità incombente sulla vita dei bambini e delle bambine commisurato alla vastità del fenomeno italiano, ma che non riguarda solo il perimetro di influenza della chiesa-istituzione.

Questo contributo ha come scopo principale quello di puntare un cono di luce, deciso e abbagliante, sulla carenza della tutela preventiva e protettiva, che deve essere concreta ed urgente verso i minori e le persone poste in posizione di vulnerabilità.

Ciò va inteso senza limitazione di genere, o inclinazione sessuale, riguarda tutti, nessuno escluso.

Senza allarmismi, riguarda i genitori che ignari delle insidie di cui sono ancora intrisi gli spazi parrocchiali e di vita comunitaria vi affidano i propri figli. Spazi da non potersi realisticamente reputare protettivi e, teniamo a sottolineare, non limitabili alle responsabilità di prevenzione e contrasto imputabile alla sola chiesa cattolica.

Tuttavia seppur convinti che i predatori sessuali, sono tutti uguali, con o senza abito talare, occorre prendere atto che lo stato delle cose non impedisce loro né di colpire, né di ripetere il crimine.

E’ altrettanto importante evidenziare che “Spotlight on Italian survivors” così come ogni attività posta in essere dall’Associazione, trattando o rimandando ad inchieste giudiziarie, a procedimenti penali non ancora conclusi, induce a ritenere innocenti tutte le persone citate a vario titolo – consacrate e non -  seppur condannate nei primi gradi di giudizio.  

Nel nostro ordinamento, infatti, la presunzione di innocenza copre l’intera vicenda processuale.

E questo principio facciamo nostro.

               Il direttivo della Rete l’Abuso