“Trogloditi” è l’unica parola che mi viene in mente per collocare le affermazioni che ho letto oggi su Facebook, sulla pagina di TermoliOnLine.it, per precisione nell’articolo che parla di Giada Vitale, una nostra assistita che seguiamo da anni e sappiamo bene – oltre la condanna in primo grado inflitta al suo carnefice, don Marino Genova – la consistenza delle accuse.
La sappiamo semplicemente perché fummo noi ad istruire questo caso e a valutare l’attendibilità sia dell’accusa, sia delle prove. Tuttavia, lo stesso prete ha ammesso non solo le molestie, ma anche la consapevolezza del trauma che quel gesto ha causato alla nostra assistita.
Un trauma che effettivamente c’è e che anche volendo non si può imitare. Lo conosco bene anche sotto l’aspetto psicologico, che con la criminologa dot.sa Luisa D’Aniello, stiamo seguendo in vista dell’appello.
Al di la di tutto, anche non avessimo ancora una sentenza di primo grado, trovo incivile, che persone che si dicono persino cattoliche, per di più nel periodo pasquale, si scaglino con questa cattiveria su una ragazzina , vittima accertata, in favore di un sacerdote, che al di la della condanna, ha lui stesso ammesso le molestie.
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