di MARIO PARI
BRESCIA A POCHI MESI dall’inizio del processo è arrivata la richiesta di pena. Il Pm Simone Marcon ha concluso la requisitoria contro don Marco Baresi, ex vicerettore del seminario di Brescia, accusato di pedofilia. Il magistrato ieri ha chiesto una condanna di 10 anni di reclusione.
Don Baresi è stato rinviato a giudizio non solo con l’accusa di abusi sessuali nei confronti di un ex alunno del seminario, ma anche di detenzione di materiale pedopornografico. I fatti risalirebbero ad alcuni anni orsono. La vittima dei presunti abusi raccontò tutto a una psicologa prima ancora che ai genitori. Questo era potuto accadere poiché il ragazzo era già in cura dalla psicologa per un altro problema. Poi furono i genitori a essere messi a conoscenza della vicenda.
Da lì alla denuncia, il passo è stato breve. Le indagini hanno portato all’emissione di una richiesta di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’indagato. Misura eseguita poi nel novembre 2007. Ma sin dal giorno successivo sono stati disposti dal Gip Silvia Milesi gli arresti domiciliari. In considerazione della delicatezza degli argomenti trattati e sulla base di quanto disposto dalla legge, il processo è celebrato a porte chiuse.
Don Baresi si è sempre proclamato innocente con riferimento a entrambe le accuse. In particolare per quanto riguarda l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico nel proprio computer, agli inquirenti ha spiegato che non era l’unico a utilizzare quel pc. Durante il processo è stato chiamato a deporre anche Monsignor Francesco Beschi, che nei mesi scorsi era ancora Vescovo ausiliare di Brescia e ora è Vescovo a Bergamo. La vicenda ha scosso non solo la curia bresciana, ma l’intera città.
Convinto dell’innocenza del religioso è un gruppo di amici di don Baresi che, più volte, si è ritrovato di fronte al palazzo di giustizia di Brescia per dare testimonianza di solidarietà nei suoi confronti e per pregare, indossando magliette con la scritta «FreeDon». IL PROCESSO riprenderà lunedì prossimo, quando prenderà la parola la difesa. La sentenza è attesa per il 20 maggio prossimo.
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“La procura: Don Baresi va condannato a 10 anni”
Data: 05/05/2009
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Cronaca Locale
Martedì 05 Maggio 2009 CRONACA Pagina 9
PRESUNTI ABUSI. È giunto alle fasi finali il processo all’ex vicerettore del Seminario diocesano di via Bollani
La procura: «Don Baresi
va condannato a 10 anni»
Il sacerdote, ai domiciliari è accusato di detenzione di materiale pedopornografico e di abusi sessuali su minore
Dieci anni di condanna per don Marco Baresi, ex vicerettore del Seminario diocesano. È questa la richiesta di pena avanzata ieri dal pm Simone Marcon al termine di una requisitoria durata quasi due ore davanti ai giudici della prima sezione chiamati a giudicare il sacerdote accusato di «detenzione di materiale pedopornografico e di abusi sessuali su minore». Le richieste del sostituto procuratore sono arrivate al termine di un dibattimento iniziato lo scorso 4 novembre con la testimonianza degli investigatori della squadra Mobile e proseguito con l’audizione di monsignor Francesco Beschi, attualmente vescovo della Diocesi di Bergamo. Alle richieste dell’accusa si è associato l’avvocato di parte civile, che difende il ragazzino che accusa il sacerdote.
Lunedì prossimo spazio alla difesa: l’avvocato Luigi Frattini avanzerà le sue richieste al collegio giudicante, al presidente Enrico Fischetti e ai giudici Giovanni Pagliuca e Lucilla Raffaelli. La sentenza è attesa per il prossimo 20 maggio.
Don Baresi, ancora agli arresti domiciliari nella casa dei genitori, ha seguito tutte le udienze, ma ieri mattina non era presente in aula. Era presente, invece, il ragazzino che lo accusa di abusi.
NASCE proprio dalle accuse del giovane l’indagine che il 27 novembre di due anni fa ha portato all’arresto del vicerettore del seminario. Il ragazzino qualche mese prima dell’arresto si era confidato con una psicologa che lo seguiva per altri problemi. Alla professionista il ragazzo aveva confidato che anni prima, mentre frequentava le medie al seminario di via Bollani, e non aveva ancora quattordici anni, aveva avuto rapporti con don Baresi. La psicologa aveva avvisato i familiari del ragazzino ed era scattata la denuncia in questura. Gli investigatori avevano lavorato con i piedi di piombo, avevano valutato la situazione, la posizione del sacerdote e la credibilità del ragazzo.
Il 27 novembre don Baresi era finito in isolamento a Caton Mombello. In carcere il sacerdote è rimasto una sola notte, il giorno successivo il gip Silvia Milesi gli aveva concesso gli arresti domiciliari. A dicembre il difensore aveva chiesto al tribunale del riesame la scarcerazione, ma per i giudici a carico del sacerdote sussistevano «gravi indizi di colpevolezza». A pesare nei confronti di don Baresi, per i giudici del Riesame, soprattutto il contenuto del computer portatile in uso al sacerdote e il tentativo di cancellare files compromettenti, cercando, secondo loro, di inquinare le prove.
Nel portatile usato dal sacerdote – ma non solo, come sostenuto dall’imputato e dal difensore – gli investigatori avevano trovato centinaia di files pedopornografici scaricati da Internet, dal contenuto inequivocabile.
Al sacerdote, ordinato nel giugno del ’94 e dal ’99 vicerettore del seminario, non è mancato il sostegno di un gruppo di giovani che ha lanciato la campagna «FreeDon» per la liberazione e l’assoluzione di don Baresi. I giovani alla prima udienza del processo si erano raccolti in preghiera nella piazzetta S. Alessandro, davanti al tribunale per far sentire al loro «don» che non l’avevano abbandonato.
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