La sera dell’elezione di Leone XIV, al centro di Piazza San Pietro, il volto chiuso di Francesco Zanardi contrasta con le espressioni gioiose. “L’elezione di un nuovo papa non mi procura particolare gioia. C’è un po’ di speranza, ma soprattutto molti dubbi”, afferma il fondatore della Rete L’Abuso, la principale associazione italiana per le vittime di abusi sessuali da parte del clero.
L’uomo spera ancora che il Papa “faccia propri gli impegni presi da Francesco per combattere questo fenomeno e, soprattutto, li renda realtà”. E per avvertire: «Continueremo a fare pressione.»
Pochi giorni prima dell’apertura del conclave, la Rete aveva invitato la stampa a precisare che nella penisola risiedono più di mille sacerdoti accusati di abusi sessuali su minori, ovvero poco più del 3% di tutti i preti transalpini.
Si dice che il numero delle vittime abbia superato le 4.200. “Chiunque verrà eletto, spetterà a lui intervenire chiedendo agli Stati che hanno lacune legislative, come l’Italia, di colmarle, per non rendere vani gli sforzi che la Chiesa cerca di fare”, è stato spiegato.
Le rivelazioni continuano. La Conferenza episcopale italiana, presieduta dal cardinale Zuppi, ha pubblicato il primo rapporto di inchiesta sull’argomento. Ma le sue conclusioni mancano di “portata e indipendenza”, secondo la Rete. «In Italia c’è ancora un grosso problema di omertà», afferma con impazienza Francesco Zanardi.
Da parte loro, la Spagna, diversi paesi latinoamericani e l’intero continente africano continuano a rifiutare la terapia d’urto per questi casi. La Chiesa francese è stata in prima linea, commissionando un rapporto all’alto funzionario Jean-Marc Sauvé, che ha rivelato decine di migliaia di casi di abusi sui minori.
Denunciando, su Le Point, un governo della Chiesa a lungo “in negazione e dissimulazione”, Jean-Marc Sauvé è stato attaccato dai conservatori e non è stato nemmeno ricevuto da Papa Francesco.
Il pontefice argentino ha usato parole forti, ma è stato meno attivo di Benedetto XVI, che aveva decretato “tolleranza zero”. E mentre Francesco ha condannato alcuni prelati, ha mostrato colpevole indulgenza nei confronti dell’artista gesuita Marko Rupnik, accusato di molteplici aggressioni sessuali.
Oggi, mentre continuano le sordide rivelazioni, le vittime – anche in Francia – lamentano una subdola omertà. In alcuni casi, il riflesso difensivo dell’istituzione sembra ancora prevalere sulla sorte di quest’ultima.
“Un pericoloso pedofilo” Di fronte a questa crisi sistemica, la pressione sulle spalle di Leone XIV è forte.
Soprattutto perché il 25 marzo l’associazione americana Snap, che aiuta le vittime di aggressioni da parte di personalità religiose, ha presentato una denuncia in Vaticano contro sei membri del Collegio cardinalizio, tra cui Robert Prevost, accusati di aver “insabbiato abusi sessuali”.
Nei primi anni 2000, nell’Illinois, il prelato americano avrebbe autorizzato padre James Ray, accusato di diverse aggressioni sessuali su minori e sospeso, a risiedere in un convento vicino a una scuola elementare.
A metà degli anni ’90, un prete, preside di una scuola superiore di New Lenox, sospettato di aver violentato una giovane studentessa, venne mantenuto al suo posto nonostante, secondo gli avvocati della vittima, i dirigenti della scuola “sapessero o avrebbero dovuto ragionevolmente sapere che il padre era un pericoloso pedofilo”.
A Chiclayo, in Perù, tre donne denunciano gli attacchi da parte di personalità religiose, insabbiati dalle istituzioni. Fatti smentiti dal cardinale Prevost, che, secondo quanto riferito dalla diocesi di Chiclayo, avrebbe incontrato le tre donne, incoraggiandole a sporgere denuncia alle autorità civili.
A conoscenza delle voci, il Dicastero per la Dottrina della Fede avrebbe condotto una propria indagine, riporta El País, concludendo che “la condotta del neoeletto Papa è stata irreprensibile”.
Les victimes d’abus sexuels maintiennent la pression sur le nouveau pape
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