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Collegamento video tra Roma e l’Australia, da dove la Commissione governativa chiederà conto al cardinale dei casi tenuti sotto silenzio. Lui replica: «Calunnie»
di Gian Guido Vecchi
CITTÀ DEL VATICANO La deposizione del cardinale australiano George Pell, dopo una lunga attesa, comincia nella notte tra oggi, domenica e domani, lunedì, quattro ore dalle 22 alle 2, e proseguirà agli stessi orari «per tre o quattro giorni». Dovrà rispondere alle domande della Commissione governativa australiana istituita nel 2003 che indaga sui crimini dei preti pedofili, alle accuse che lo braccano da anni e che lui ha sempre negato con sdegno: in sostanza, di avere coperto sacerdoti responsabili di abusi, permettendo che fossero trasferiti da una parrocchia all’altra, e di aver insabbiato gli scandali per evitare risarcimenti. Il cardinale parla da Roma, all’Hotel Quirinale di via Nazionale è stato allestito tutto il necessario per il collegamento audio e video. A Roma è arrivato anche un gruppo di una quindicina di vittime guidate da Andrew Collins, portavoce del Ballarat Survivors Group. Avevano lanciato in Rete una raccolta fondi per arrivare a 40 mila dollari e pagarsi il viaggio, hanno superato i duecentomila. Assisteranno all’audizione nell’hotel, «vogliamo guardarlo negli occhi».
Le denunce sono state 853
Ballarat, città natale di Pell, è un nome che ha una eco sinistra in Australia: 853 denunce per abusi su minori commessi soprattutto negli Anni Settanta, 281 sacerdoti coinvolti, la congregazione dei «Christian Brothers» costretta a pagare 37,5 milioni di dollari di risarcimenti. David Ridsdale, abusato dallo zio – padre Gerard Ridsdale, il più famigerato pedofilo australiano – sillaba: «Siamo qui per cercare la verità. Siamo qui per guarire la nostra città. Abbiamo il più alto tasso di suicidi in Australia». Ma la faccenda arriva fino al cuore del Vaticano. Il porporato Il cardinale australiano George Pell – prima nella diocesi di Ballarat, poi arcivescovo di Melbourne e infine di Sydney – è dal 2014 prefetto della Segreteria per l’Economia, un dicastero chiave nella riforma della Curia. Tra i capofila del fronte interno più conservatore, Pell è stato tra l’altro l’artefice della lettera al Papa firmata da un gruppo di tredici porporati (si disse, ma alcuni smentirono) che alla vigilia del Sinodo sulla famiglia di ottobre ne contestava il metodo e il documento di lavoro. Chi lo difende allude a fango contro la sua opera di riforma economica.
Faccia a faccia con Bergoglio
Di ritorno dal Messico, ai giornalisti che gli chiedevano di chi ha coperto i preti pedofili, spostandoli da un posto all’altro, Francesco ha risposto così: «Un vescovo che per questo cambia di parrocchia un prete è un incosciente e la cosa migliore che possa fare è dimettersi». Comunque sia, l’8 giugno Pell compirà 75 anni, l’età alla quale i cardinali di Curia sono «tenuti» a presentare rinuncia al proprio incarico. Proprio lunedì mattina Pell andrà dal Papa: un’udienza «di cartello», come si dice, gli incontri periodici che il Pontefice ha con i capi dicastero. Ma è difficile pensare che nel colloquio, oltre alle questioni economiche, non si parli anche dell’audizione. La commissione La «Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse» (Commissione reale sulle Risposte istituzionali agli Abusi sessuali sui Minori, www.childabuseroyalcommission.gov.au) aveva chiesto che Pell andasse in Australia per deporre. Il cardinale ha presentato un certificato medico, il 29 gennaio, in cui si dice che il viaggio in aereo sarebbe stato pericoloso causa ipertensione e cardiopatia. Di qui l’audizione a distanza. Le domande partiranno dall’epoca in cui, negli anni Settanta, Pell era tra i consulenti del vescovo della diocesi di Ballarat e aveva «responsabilità nel consigliare il vescovo sulla nomina dei preti nelle parrocchie». Sotto osservazione anche il periodo, dall’87, in cui era vescovo ausiliare a Melbourne.
Le nuove accuse e la replica
Peter Saunders, vittima della pedofilia che ha lasciato di recente la Commissione pontificia per la protezione di minori (il Vaticano lo ha definito un «periodo di aspettativa»), era stato durissimo con Pell: «Si sta prendendo gioco della commissione, del Papa e delle vittime, dovrebbe dimettersi». Il cardinale ha parlato di accuse «false, fuorvianti e oltraggiose». I vescovi australiani lo hanno difeso in una nota: «È stato uno dei primi vescovi nel mondo a mettere in campo una risposta comprensiva della Chiesa alle indagini sulle accuse di abusi sessuali perpetuati da clero cattolico». Da ultimo, una decina di giorni fa, un giornale australiano ha accusato Pell direttamente di abusi, parlando di un’indagine della polizia dello Stato di Victoria. Accuse «senza fondamento e assolutamente false», ha replicato il cardinale. I suoi uffici hanno ricordato il «rapporto Southwell», una indagine indipendente della Chiesa che lo scagionò dall’accusa di avere abusato di un bambino durante un campo estivo a Phillip Island nel 1962: «Le accuse relative a Phillip Island sono pubbliche da 15 anni e il rapporto Southwell che scagiona il cardinale Pell è di pubblico dominio dal 2002». Insomma, il cardinale è «certo che la polizia raggiungerà velocemente la conclusione che le accuse erano false», concludono i suoi collaboratori: «Come arcivescovo per circa venti anni egli ha avuto un ruolo di guida nel porre fine agli insabbiamenti, nel proteggere le persone vulnerabili e nel tentare di portare giustizia alle vittime. Come il cardinale Pell ha fatto dopo le prime audizioni, è pronto a incontrare ed ascoltare le vittime ed esprime il suo continuo sostegno».
http://www.corriere.it/cronache/16_febbraio_28/i-281-preti-pedofili-coperti-pell-interrogato-notte-australia-vaticano-16399338-de4c-11e5-8660-2dd950039afc.shtml
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