di Federico Tullli – «Hai commesso atti impuri? Quali? Ti sei toccato? Dove? Quello che hai fatto è un peccato molto grave, difficile da perdonare, lo sai? Se fai quello che ti dico, chiederò io a Dio di perdonarti, sei d’accordo? Sai mantenere un segreto?».
Queste che avete appena sentito sono le domande solitamente utilizzate da preti pedofili per carpire informazioni e per verificare il grado di vulnerabilità della possibile preda. Il dato è emerso dall’indagine conoscitiva della Conferenza episcopale tedesca del 2011-2014 e lo ha reso noto il vescovo di Treviri, Stephan Ackermann.
«Ogni violenza che abbiamo accertato era premeditata con perfidia. I sacerdoti hanno carpito “pazientemente” la fiducia delle loro vittime e, dopo la manipolazione psicologica, ne hanno abusato in momenti di tranquillità. Durante la preghiera e soprattutto durante la confessione» ha detto mons. Ackermann al quotidiano Rhein Zeitung.
Ackermann nel 2010 è stato responsabile della commissione indipendente d’inchiesta commissionata dalla Chiesa tedesca nelle diocesi di Monaco, Essen, Magonza e Ratisbona. Al termine dell’indagine furono accertate circa 1.200 vittime di sacerdoti pedofili negli anni dal 1950 al 1980.
In Italia non solo non è mai stata realizzata un’indagine approfondita come quella tedesca per realizzare l’identikit del prete pedofilo e di conseguenza organizzare una efficace prevenzione del crimine e tutela dei bambini che frequentano scuole e luoghi religiosi, ma la Conferenza episcopale italiana ha opposto uno sprezzante silenzio a tutti coloro che dall’interno del mondo cattolico chiedono da anni a gran voce di innalzare l’età della comunione da 7 anni almeno a 12-14 come era stato fino a circa un secolo fa. A cosa servirebbe? L’eucarestia è un sacramento strettamente correlato a quello della confessione ed è nel tempo della confessione che notoriamente avviene gran parte delle violenze. Anche perché tutto quel che accade nel confessionale è soggetto al sigillo sacramentale, al segreto che se violato comporta la scomunica. E questo per decenni è stata la matrice dell’impunità per migliaia di preti violentatori. «Nessun abuso è successo per caso» ha detto il vescovo Ackermann nell’intervista citata in precedenza. Ma per i vescovi italiani si tratta di una considerazione irrilevante.
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