di Federico Tullli – «Chi vede un bambino non vede nulla»; «Felice chi ha dei figli, ma non infelice chi non ne ha»; «Piccolo è il bambino, piccolo è il lutto»; «Non si deve dire un segreto a una donna, a un pazzo o a un bambino». Si tratta di una breve antologia di detti popolari coniati nell’attuale Europa tra il XV e il XVI secolo e raccolti dallo storico Jean Delumeau in uno dei suoi saggi più famosi, Il peccato e la paura (Il Mulino, 2006). «Quando ebbe inizio l’età moderna europea – spiega Delumeau – l’atteggiamento d’incomprensione nei riguardi dell’infanzia si rivela ancora largamente diffuso e riveste due aspetti tra loro complementari: la scarsa sensibilità per la freschezza e l’innocenza del fanciullino, la scarsa emozione per la sua fragilità; e la tendenza a vedere il fanciullo in età scolare (come diremmo noi oggi) come un insieme di difetti, un essere cattivo e maligno che occorreva necessariamente disciplinare affinché non diventasse adulto malvagio».
Questa antologia di proverbi, «per quanto contenuta, ci fa capire che il bambino non era riconosciuto come tale. Si tratta di una creatura che acquisterà valore solo quando sarà stata disciplinata, diventando uomo», osserva lo storico francese. La sua chiave di lettura del rapporto del mondo adulto con quello dell’infanzia nella cultura occidentale e cristiana al termine del Medioevo, può essere utile per osservare anche alcuni fatti di estrema attualità. L’annullamento dell’identità umana del bambino non è infatti una dinamica che appartiene solo al passato, né tanto meno – purtroppo – è stata definitivamente consegnata alla Storia della nostra civiltà. L’idea violentissima che scaturisce dalla “fusione fredda” tra il logos – il bambino non è un essere umano finché non entra nell’età della ragione (paideia) – e il pensiero religioso cattolico – il bambino è malvagio per natura (peccato originale) -, ne porta con sé un’altra altrettanto criminale: se non è essere umano, lo si può violentare e /o uccidere tranquillamente.
Va ricercata qui, in estrema sintesi, la radice “culturale” della pedofilia e della protezione riservata ai preti pedofili dai loro superiori. Non solo. Contro questo crimine orrendo tante parole vengono spese e tanti impegni sono propagandati anche nel mondo laico, ma poi, nei fatti, raramente si traducono in qualcosa di concreto. È questo il caso dell’Italia che come è tristemente noto, diversamente da tutti i più grandi Paesi a tradizione cattolica, non ha mai realizzato una indagine sulla pedofilia nella Chiesa. Ma non ha mai nemmeno risposto, per quanto riguarda il governo, alla diffida di Rete L’Abuso, in cui si contesta di non aver mai adottato le misure necessarie per contrastare le violenze su minori di matrice ecclesiastica sul territorio italiano. Violando così la Convenzione Onu per i diritti dell’infanzia e la Convenzione di Lanzarote.
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