Antonio Aradillas – Ancora una volta, e si spera, la Chiesa decide di affrontare alcuni dei gravi problemi che la definiscono oggi. In questa occasione lo fa con i segni sinodali , nel cui quadro – spazio o luogo – si situano queste riflessioni, per quanto riguarda il rapporto con la stampa.
Il matrimonio Chiesa-stampa, benché indissolubile, presentava problemi insondabili. La sua esposizione costituirebbe un completo trattato di ecclesiologia , alla cui redazione dovrebbero partecipare non solo gli esperti della “Scienza Sacra” per eccellenza, la Teologia, ma anche altri, della cui saggezza ed efficacia sono responsabili i laici e le “laiche”.
La Chiesa era innamorata di quei giornalisti che, poiché erano giornalisti e avevano assunto l’incarico-ministero o ufficio, con disinvoltura e devozione eterna, insistevano nell’usare gli incensieri, dovendo ricorrere, a volte, anche al bisnonno di tutti quanti, che è e si chiama “Botafumeiro”. La critica veniva accolta con molta difficoltà nell’istituzione ecclesiastica , e ancor meno nei suoi livelli gerarchici, per cui gli anatemi, con l’oltraggioso nome di “stampa empia e blasfema”, giustificavano il licenziamento e il licenziamento dei suoi professionisti, e ancor più di quelli contrassegnati con la connotazione di “informatori religiosi”.
L’incenso, solo l’incenso e più quello direttamente individualizzato offerto per imperativo liturgico al “celebrante principale” – in un atto di culto più che discutibile alla sua persona -, dovrebbe essere e fissare lo standard da seguire in relazione all’informazione- comunicazione “religiosa”. Lo stile e la presentazione della notizia avrebbero dovuto essere inesorabilmente accoppiati allo specifico “panegirico” del classico “sacro oratorio”, con ricchezza di lode divina e umana, anche in latino e gregoriano.
Danni alla libertà di stampa
In totale disaccordo con l’informazione sulla formula che sembra imporsi nel rapporto Sinodo-Stampa, sono pronto ad affermare che, con ciò, la libertà di stampa deve subire un danno grave e irreparabile. È inoltre superfluo avvertire, in quanto superfluo, che, con i mezzi tecnici oggi a disposizione, un’intenzione così presunta e pretenziosa non ha senso. Oggi non c’è e non può esserci nulla di nascosto. Neppure nella Chiesa , nella quale, per grazia di Dio, la trasparenza ne è lo specchio.
Come è possibile pensare e decidere che, per il bene della Chiesa e in pieno Sinodo, gli informatori non potranno essere presenti alle sue sessioni , e dovranno utilizzare le “comunicazioni” ufficiali predisposte con l’approvazione di Paolo? Ruffini, prefetto del corrispondente dicastero romano? Può questo sistema continuare a chiamarsi “libertà di stampa”, con l’ulteriore pretesa che “in questo modo si evita il sensazionalismo”? Tutti i sensazionalismi dovrebbero essere peggiorativi di per sé e non “portatori di sensazioni buone e meravigliose catturate ed espresse dai sensi”, come dice la RAE? E chi verrebbero dichiarati esperti nella classificazione del sensazionalismo? Lo sarebbero i vescovi e i loro satelliti?
In che misura e proporzione i professionisti del campo della comunicazione non hanno deciso di fare a meno di riferire su tutto ciò che riguarda il Sinodo, limitandosi semmai a dare esecuzione a comunicazioni monsignoriali con il marchio “ Ruffini ” ?
Una stampa libera sarà sempre e in ogni cosa garante fedele ed efficace della verità. Addomesticati, limitati e accolitati, il Sinodo, i sinodi e i “sinodla” non cesseranno di essere un altro episodio ecclesiastico con cui si intende relegare parte dei gravi problemi che definiscono oggi la Chiesa e per la cui soluzione Papa Francesco incarna soluzioni, che, appunto, e provvidenzialmente, coincidono con quelle previste dal Sinodo.
E il Vangelo non divide il genere umano in due parti: Chiesa e mondo. Questa, e la sua storia, rientrano nella stessa definizione di Chiesa. Il carisma della lingua non è posseduto soltanto dagli uomini e dalle donne della Chiesa ufficiale e gerarchica , comunque “cattolica, apostolica e romana” venga chiamata, al dettato, e con generose benedizioni, del corrispondente dicastero curiale, presieduto finita in questo caso di Ruffini.
https://www.religiondigital.org/opinion/Sinodo-Prensa_0_2595640412.html
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