Scandalo pedofilia in Argentina: per i pm era la complice di un prete veronese
Con le manette ai polsi e il giubbotto antiproiettile sopra la tonaca, si è professata davanti a decine di telecamere e accecata dai flash «una brava persona che ha dedicato la propria vita a Dio».
Invece secondo i suoi ex alunni all’Istituto per sordomuti Provolo di Mendoza, in Argentina, suor Kosaka Kumiko li avrebbe trattati per 6 anni «peggio di un diavolo con la faccia di donna». La latitanza della religiosa giapponese si è conclusa a Buenos Aires dopo 26 giorni: su di lei pendeva un mandato di cattura internazionale spiccato dai pm sudamericani Gustavo Stroppiana e Flavio D’Amore, che la descrivono come «la principale complice degli abusi che il prete veronese Nicola Corradi ha perpetrato a oltre una sessantina di ragazzi e bambini iscritti all’Istituto».
La cercavano ovunque, si è costituita lei stessa: accompagnata da un avvocato, ha spiegato di «temere per la mia vita». Nel giro di poche ore l’hanno trasferita sotto strettissima sorveglianza a Mendoza, dove suor Kumiko è stata immediatamente condotta al quartier generale della polizia federale e poi in tribunale per l’udienza di convalida: «Sono innocente – ha tentato di difendersi -. Non sapevo delle violenze sugli studenti, sono una persona buona, ho consegnato la mia vita a Dio».
Ma gli inquirenti non hanno dubbi e accusano la monaca, che ha 60 anni e prestava servizio al Provolo di Mendoza fino al 2014, di aver «picchiato e umiliato durante l’intera durata del suo incarico gli adolescenti che frequentavano l’Istituto», di averli «obbligati a mangiare fino a vomitare nel loro proprio piatto» e di aver «selezionato in prima persona le vittime che don Corradi e i suoi complici avrebbero potuto violentare con più facilità».
E sarebbe stata ancora una volta suor Kumiko, punta il dito la procura sudamericana, a costringere gli studenti al silenzio minacciandoli e tenendoli legati per giornate intere. Insieme al prete veronese, il primo dei sei indagati per lo scandalo-abusi a finire in arresto lo scorso ottobre prima di ottenere i domiciliari in virtù Suor Kosaka Kumiko dei suoi 82 anni, la religiosa avrebbe allestito un «nascondiglio segreto» dove le vittime venivano violentate e da cui non potevano fuggire. In Argentina l’hanno subito definita «stanza degli orrori», facendo scrivere all’inchiesta sul Provolo una delle due pagine più inquietanti. Il nome della suora è uscito per la prima volta un mese fa, nel corso dell’interrogatorio di una ragazza: a uno dei magistrati che a fine 2016 aveva già fatto arrestare don Corradi e altre quattro persone tra religiosi e dipendenti dell’Istituto, quell’ex alunna stava raccontando delle violenze subite al Provolo quando ha fatto riferimento a una «stanza segreta» dove sia lei che altre vittime sarebbero state costrette a soggiacere alle più turpi nefandezze da parte degli arrestati «con la complicità anche di una suora». Da quel«nascondiglio dell’orrore», durante la perquisizione, sono spuntati «centinaia di dvd pedopornografici e una grande quantità di alcolici» che, hanno subito tenuto a precisare gli investigatori, non erano certo quelli che si utilizzano nelle messe. Tutt’altro.
Il Corriere del Veneto del 7 – 5 – 17
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