Ormai è cosa nota: l’associazione Rete L’ABUSO ha denunciato alla Procura di Milano la parrocchia della Madonna delle Grazie di Legnano. Il motivo? La partecipazione di persone ai funerali di don Ruggero Conti, condannato in Cassazione nel 2015 per abusi sessuali su minori e che era originario di Legnano. Infatti, era in vigore il decreto sicurezza di Regione Lombardia in cui si vietavano gli assembramenti di carattere religioso a causa del coronavirus. Ma chi è l’associazione RETE L’ABUSO? Conosciamola meglio, insieme al suo presidente e fondatore, Francesco Zanardi.
La storia in breve
L’esposto presentato dall’associazione rete L’ABUSO parla chiaro. Per prima cosa, espone i fatti e cioè appunto la presenza di persone ai funerali nonostante le disposizioni regionali lombarde e le disposizioni del vescovo di Mantova che ha sospeso messe e funerali. A seguito delle disposizioni di Regione Lombardia, (oggi ricordiamo che sono in vigore nuove misure nazionali) in realtà, anche la Diocesi di Milano ha emanato delle direttive: le chiese possono restare aperte per la preghiera individuale, funerali e matrimoni possono essere celebrati ma con la presenza dei soli parenti stretti. Come riportato da alcuni organi di stampa, ai funerali di Ruggero Conti erano presenti parecchie persone. E su questo punto l’associazione è ferma. Si legge nell’esposto: “(…) È verosimile pensare che chiunque, anche senza averne intenzione e/o consapevolezza, favorisca in caso di epidemia la diffusione e/o propagazione della stessa, violando il divieto imposto debba essere comunque perseguito, sottolineando ancora che in questo caso esiste non solo uno stato di allerta globale, ma addirittura un espresso e noto divieto”, relativo appunto ai comuni indicati nella zona rossa. E ancora si legge: ” Da quanto si apprende dagli organi di informazione, alla cerimonia erano presenti centinaia di fedeli e data la notorietà del sacerdote, è verosimile pensare ci fossero persone provenienti anche dai paesi limitrofi (…). È oltretutto verosimile pensare – data la massiccia affluenza di fedeli – che la cerimonia non sia stata improvvisata, ma bensì ampiamente pubblicizzata. In tal senso non appare fuori luogo verificare perché le autorità locali non fossero state informate, o, in caso contrario, perché non siano intervenute”. L’associazione chiede dunque che siano effettuate le indagini “ritenute idonee al caso di specie e verificata/ravvisata la sussistenza di eventuali ipotesi di reato”. Chiede inoltre di essere informata dell’eventuale richiesta di proroga di termini delle indagini preliminari e dell’eventuale richiesta di archiviazione. Commenta il presidente dell’associazione Francesco Zanardi: “C’erano dei divieti, delle disposizioni regionali che vietavano gli assembramenti, inclusi quelli religiosi. Nel video pubblicato sul nostro sito, girato da un nostro membro, si vedono parecchie persone. Perché è stato permesso? Chiediamo che sia fatta chiarezza e che siano effettuate le indagini in merito”.
Parla Francesco Zanardi, presidente di RETE L’ABUSO
Ma scopriamo meglio l’associazione, con sede a Savona. RETE L’ABUSO nasce nel 2010 dall’idea di un gruppo di vittime di preti che hanno abusato sessualmente di loro. Si chiama pedofilia, inutile nascondersi. Una parola che solo a pronunciarla fa paura. E fa paura perché la nostra mente non è in grado di tollerare razionalmente il fatto, ancor più se a compiere tali atti sono persone degne di nostra fiducia, come appunto dei preti. Il silenzio sugli abusi sessuali su minori da parte dei sacerdoti è purtroppo ancora presente. Ne parliamo con Francesco Zanardi, presidente della RETE L’ABUSO, anche lui vittima di un sacerdote. Un’esperienza che gli ha spezzato la vita. “Ho subito abusi per anni, dagli 11 ai 14 anni”, racconta al telefono, con un tono che lascia trasparire non solo la sofferenza accumulata ma anche la voglia di reagire e di mettersi in gioco in prima persona per contrastare questo fenomeno. “Le violenze subite hanno avuto conseguenze sulla mia psiche. Ho anche tentato il suicidio, per fortuna non riuscendoci. Ho reagito e ho voluto creare questa associazione. Per me è una lotta da portare avanti. Spesso i sacerdoti sono trasferiti oppure si omette di sporgere denuncia. Il problema di un prete pedofilo non è che dice male la messa ma che molesta i bambini. Bisogna denunciare, bisogna fare in modo che la chiesa stessa denunci e che ci siano i processi penali. Io sono omosessuale e ateo. Per questo spesso mi hanno accusato di essere anticlericale. Tutto questo non è vero. La maggior parte delle persone che fanno parte della nostra rete sono cattolici. Siamo circa 900 vittime, tutte italiane. Ma siamo una minima percentuale rispetto alle vittime di cui non siamo a conoscenza. Io nonstante le accuse e le 36 querele – tutte vinte – vado avanti. Parlo con i documenti e la mia coscienza è a posto”. Un riferimento di Francesco va anche al fatto che molti fedeli difendono i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali su minori. “E’ un meccanismo di difesa fisiologico. Ci si può sentire imbarazzati, a disagio nel non essersi accorti o nel non aver voluto accorgersi di quello che accadeva. Si vive il giudizio degli altri”. Giudizio degli altri che vivono – forse – non solo le persone che non accettano i fatti ma le stesse vittime. Francesco Zanardi ha trovato la forza di reagire ma non è così per tutti. Per questo bisogna parlarne. Parlandone, forse, piano piano, il giudizio degli altri non farà più così paura.
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