Giustizia Divina (Così la Chiesa protegge i peccati dei suoi pastori)
Chiarelettere, Milano, 2018, pagine 184, euro 16,00
Il testo si apre avanzando dubbi sulla buona fede di papa Francesco quando afferma di voler realmente combattere il cronico fanomeno dei preti pedofili. Gli Autori, dopo un’accurata indagine, scoprono che in carcere vi sono preti detenuti non solo per pedofilia ma anche per altri gravi reati. Addirittura vi è un parroco omicida.
Si riscontra nel clero cattolico una doppia morale che affonda le sue radici nella confusione che la Chiesa fa tra reato e peccato: si presenta il caso del confessore don Inzoli, soprannominato “Don Mercedes” per essersi arricchito grazie alla sua presunta vocazione spirituale! Si denunciano le complicità statali che garantiscono al clero “evidenti privilegi per gli ecclesiastici che nessun altro cittadino può avere”.
La Chiesa cattolica è uno “Stato nello Stato” pericoloso sia dal punto di vista morale (pedofilia e simili) sia economico con particolar riguardo ai traffici di capitali tramite lo IOR. La trasparenza in Vaticano è una pura finzione e i nunzi apostolici continuano a usare cifrari per evitare di far conoscere le loro segretissime relazioni.
I vescovi sono specializzati nell’occultare gli abusi dei propri sacerdoti diocesani rendendosi così complici delle loro nefandezze. Il testo fa l’esempio della diocesi di Boston i cui scandali hanno ispirato film da Oscar. Anche la descrizione della testimonianza della vittima di un prete pedofilo della diocesi di Napoli ci fa capire come in tali strutture tutto sia congegnato per cercare di favorire il sacerdote accusato.
I processi canonici sono soggetti a segreto pontificio e, dopo che i preti sono stati espusi dalla Chiesa, nessuno in Vaticano si occupa di segnalare i loro nomi alle autorità civili: parziale secretazione e divieto di stampa degli atti processuali servono a soffocare gli scandali.
Il testo segnala anche casi di tortura: il prete esorcista campano don Barone percuoteva i presunti indemoniati.
Infine, nei centri di recupero dei preti, in crisi per i più svariati motivi, “periodicamente viene distrutta tutta la documentazione” con ciò ostacolando anche eventuali studi psicologici o sociologici sui misfatti clericali.
Pierino Marazzani, settembre 2019