Pedofilia sui sordomuti in Sudamerica: nuovo ordine di cattura per don Corradi, ai domiciliari dal 2016
VERONA – E gli arresti salgono a tre. «Gli abusi esistevano, abbiamo le prove»: poche parole, quelle usate ieri in Argentina dal giudice di sorveglianza di La Plata Jorge Moya Panisello e dal pubblico ministero Cecilia Corfield, per annunciare due nuovi ordini di carcerazione per le presunte violenze commesse su bambini e ragazzi che frequentavano la succursale sudamericana di La Plata dell’Istituto per sordomuti Provolo (la cui casa madre è a Verona).
E così, dopo il mandato di cattura internazionale con annessa richiesta di estradizione scattato la notte tra martedì e mercoledì a carico del religioso veronese ultraottantenne don Eliseo Pirmati (ospitato al momento in una casa di cura a Verona per ragioni di salute), da oltreoceano è rimbalzata ieri la notizia di altre due richieste di arresto per le presunte violenze avvenute al Provolo di La Plata.
Una riguarda proprio quel don Nicola Corradi, anch’egli veronese, già sottoposto agli arresti domiciliari a Mendoza da fine 2016 nell’ambito di un’inchiesta fotocopia per i presunti abusi avvenuti anche nella succursale del Provolo a Lujàn (vicino Mendoza): lasciata la sede madre di Verona (dov’era a suo tempo stato coinvolto in un’indagine sfociata nella prescrizione), i vertici dell’Istituto lo avevano infatti mandato in missione prima a La Plata (dove ha operato anche don Eliseo per poi far di recente rientro in terra scaligera) e poi a Mendoza, dove don Nicola è ora atteso dall’inizio del processo. Insieme ai due preti veronesi, a La Plata è stato chiesto l’arresto anche per un impiegato laico che si sarebbe macchiato degli stessi abusi.
Al Provolo di La Plata, secondo gli inquirenti, le violenze sui giovanissimi sordomuti si verificavano «quasi sempre di sabato» e Corradi, si legge nelle carte dell’accusa,«è stata la più alta autorità dell’Istituto da 1970 al 1997 ed è accusato di abusi sessuali aggravati dall’essere prete»: otto, al momento, gli episodi che gli contesta la procura di La Plata, mentre l’impiegato laico risponde di «abusi sessuali aggravati dal suo status di tutore o educatore, cinque violenze sessuali e corruzione di minori».
Quanto a don Pirmati, infine, è sospettato di «almeno tre episodi di abusi sessuali aggravati dalla sua condizione di sacerdote, atti osceni e corruzione di minori, aggravata dal fatto che le vittime hanno meno di 13 anni».
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