Dal 2004 al 2013 il Vaticano ha ridotto allo stato laicale 884 preti. “E poi bisogna considerare il sommerso, tutti coloro che non sono stati né puniti né denunciati”, precisa Massimilano Frassi, fondatore dell’associazione Prometeo, che offre sostegno alle vittime della pedofilia
di Veronica Fernandes“Era colpa mia. Ero io che cercavo il suo abbraccio quando avevo paura. Ero io che volevo andare all’oratorio. Ero io che prima di andare a casa gli davo un bacio sulla guancia”. La vita dei bambini che hanno subito violenza è una vita fatta di pezzi in cui hanno visto crescere tanto il male quanto il senso di colpa. C’è un bambino – che possiamo chiamare Mauro – che dagli 8 agli 11 anni è stato vittima di un pedofilo, tre anni scavati da una certezza paralizzante: “Io ero un bambino religioso, la domenica invece di giocare a calcio andavo a messa e pensavo che se Dio ha permesso questo, mi voleva punire e se lo aveva deciso Dio significava che me lo meritavo”.
Le vittime di preti pedofili a messa da Papa Francesco
Massimiliano Frassi – presidente di Prometeo, l’associazione che da 13 anni offre sostegno alle vittime della pedofilia – paragona il senso di colpa di questi bambini all’ergastolo: “Mentre il pedofilo, il carnefice, è libero e si sente libero, chi ha subito violenza vive imprigionato dal dolore e dal silenzio”. Per la prima volta nella storia della Chiesa, Papa Francesco questo silenzio ha deciso di romperlo: domani una delegazione di vittime di preti pedofili sarà a messa in Santa Marta. Un giorno simbolico: a Roma ci sarà anche l’arcivescovo di Boston Sean O’Malley, coordinatore della commissione che il Papa ha istituito per la tutela dei minori e membro del cosiddetto C9, il consigli di cardinali al lavoro per la riforma della Curia e del governo della Chiesa. Dopo la messa ci sarà un incontro tra le vittime e il Papa.
Papa Francesco: preti pedofili come una messa nera
Per descrivere l’orrore della pedofilia Papa Francesco aveva parlato di messa nera. Massimiliano Frassi prende in prestito la frase di una madre che si è rivolta a Prometeo quando il figlio di otto anni le ha raccontato di avere subito molestie: “Era pallido e quando parlava sembrava che stesse vomitando il mondo intero, poi ha riacquistato colore”. Da lì è iniziato il percorso di cicatrizzazione di una ferita profondissima ma non incurabile.
I bambini che denunciano
Più che vittime, questi bambini Massimiliano Frassi li chiama sopravvissuti. Alcuni riescono a liberarsi di questo male muto già da piccoli. Di solito scrivono un tema a scuola e la maestra chiama la madre, lasciano aperto il diario sulla scrivania. A 6, 7, 8 anni sono in grado di dire che sperano di morire. Altre volte, magari quando esplode un caso come quello di Yara, la paura di morire supera la vergogna e riescono a parlare.
Le donne spesso ne parlano all’apice della felicità
C’è una signora di 86 anni che lo ha fatto solo oggi. Per 70 anni la sensazione di essere responsabile non l’ha mai abbandonata: un ergastolo, appunto. Alcune donne riescono a liberarsi quando sono all’apice della felicità come Marta – ancora un nome di fantasia – che ha sentito esplodere quel mondo rimosso nel giorno del suo matrimonio, avvolta da un vestito da sposa. A quel punto riescono ad affrontare, combattere e annientare il male subito da bambina. Un’altra ragazza che si è rivolta a Prometeo – che chiamiamo Alessandra – ha lasciato il suo paesino del Sud Italia dopo aver subito violenza da un prete, all’epoca giovane. Anche lei ha scelto il silenzio, per anni. Finchè un giorno, quando torna a casa per le vacanze, trova il paese in festa: il suo carnefice è diventato parroco, le strade sono addobbate e il suo nome rimbalza da uno stricione all’altro. Il dolore che si porta dietro stride con la festa, troppo. E trova il coraggio di iniziare un percorso di liberazione.
2004-2013: 884 preti ridotti allo stato laicale
Tra il 2004 e il 2013 il Vaticano – cui l’Onu ha chiesto con forza di aprire indagini contro questi crimini nascosti – ha ridotto allo stato laicale 884 preti accusati di pedofilia. “Il dato reale è molto più alto, c’è il sommerso con le sue mille sfaccettature – spiega Massimiliano Frassi – e poi va ricordato che un pedofilo, e quindi anche un prete pedofilo, non lo è sempre, non abusa di tutti i bambini, ha i suoi gusti e quindi per uno che subisce ce ne sono cento con cui si comporta benissimo”. Alcuni, racconta, preferiscono i bambini timidi, altri quelli di famiglie ai margini della società oppure espansivi, biondi, alcuni solo le bambine alcuni puntano ai bambini figli di genitori molto legati alla Chiesa, per sentirsi più sicuri”.
Quando i genitori non credono al bambini
Per i pedofili che indossano l’abito talare è quindi più difficile essere sospettati. La tragedia si consuma quando i genitori non credono ai bambini che raccontano gli abusi, quando non li proteggono, quando difendono il sacerdote a prescindere. Sono i bambini che non ne parleranno più e che vivranno il loro ergastolo immersi nel trauma della violenza e nell’abbandono della famiglia.
Il coro di voci bianche di don Marco Dessì
Se è difficile conoscere i numeri del fenomeno in Italia, nelle missioni è quasi impossibile. Ma questo non significa che non esistano: don Marco Dessì – condannato a sei anni in Cassazione – era andato in Nicaragua per salvare i bambini dalla strada e dalla povertà. Li aiutava ad andare a scuola, per il tempo libero aveva fondato un coro di voci bianche: il vivaio delle sue vittime.
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/papa-francesco-messa-vittime-preti-pedofili-massimiliano-frassi-b8f3d2a8-92d8-44e4-afa9-c8a51e3b9141.html
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