Francesco Zanardi è stato una delle centinaia di minori vittime accertate di violenza sessuale perpetrata da sacerdoti, ed è presidente della Rete L’Abuso Onlus, che si occupa di dare sostegno e assistenza, legale e psicologica, a chi denuncia molestie o abusi. Zanardi non crede a una «svolta» da parte del Vaticano, nemmeno di fronte ai duri intendimenti esternati da Papa Francesco. L’assenza di strumenti giuridici per il contrasto del fenomeno, anche da parte dello Stato italiano, il non obbligo di denuncia da parte dei vescovi e, a suo dire, una vera e propria rete di copertura internazionale, farebbero dell’Italia una sorta di «paradiso legale dei pedofili».
Zanardi, lei non è convinto degli intendimenti di Papa Francesco, vero?
«Ad oggi no. Abbiamo delle vittime che non sono risarcite né seguite, e i sacerdoti non vengono nemmeno più spretati. Localmente le diocesi continuano a insabbiare questi casi, a fare il solito lavoro di stalking nei confronti delle vittime. Per i vescovi portare brutte notizie in Vaticano non è una bella cosa».
Forse bisogna far pervenire le segnalazioni direttamente al Pontefice?
«Giada Vitale, una ragazzina di 19 anni di Termoli, c’era riuscita: ha consegnato una lettera in mano a Francesco durante l’Angelus. Ma non ha risposto neanche a lei. Non ha risposto a nessuno. Le vittime arrivano da noi dopo aver già scritto a tutti».
Al momento quante presunte vittime seguite?
«Abbiamo fra i 340 e i 350 casi allo stato attuale, con diversi procedimenti aperti in tutta Italia. La differenza fra l’Italia e l’estero è drammatica, perché anche a causa dei Patti Lateranensi ci sono diverse difficoltà ad agire quando il pedofilo è un prete».
In che senso?
«C’è una clausola sul protocollo addizionale, all’accordo del 1986, dove la magistratura si impegna a segnalare al Vescovo l’apertura di un fascicolo su uno dei suoi chierici. Questo vuol dire che il bidello, o l’allenatore di calcio, se è indagato non lo sa finché non riceve apposito avviso di garanzia. Se invece il prete è indagato, la magistratura prima di aprire un fascicolo comunica tutto al vescovo, quindi fornendogli gli strumenti per difendersi, recuperare le prove o insabbiare».
In chiave pedofilia, però, c’è la Convenzione di Lanzarote che mette molti paletti.
«Certo. Ma cosa ha fatto lo Stato italiano? Ha tolto l’obbligo di produrre il casellario giudiziario alle categorie che appartengono al volontariato: non solo preti, ma anche allenatori di calcio o baby sitter, nonostante siano le figure più rischiose. E poi l’Italia è l’unico Paese che non ha mai fatto una Commissione d’inchiesta sui preti pedofili, quindi non esiste una quantificazione».
Cosa dovrebbe fare Papa Francesco?
«Innanzitutto, una cosa banale: introdurre l’obbligo di denuncia per i vescovi. Se copri un abuso, paghi. Banale, ma fondamentale».
Si è scontrato con Bagnasco proprio per questo motivo, lo sa?
«Non deve scontrarsi, deve agire. Lui è il monarca di una monarchia assoluta. Può fare quello che vuole. Invece tanti preti oggi sono ancora dove sono. Certo, vengono sospesi dalla Messa: ma cosa vuole che importi?».
Intanto ha avviato una Commissione, dove partecipa anche una vittima irlandese.
«Sappiamo già che quella persona non ha buone credenziali. E poi, messa da chi? L’hanno nominata le vittime? A che servono le commissioni, se c’è la magistratura?».
Al Governo italiano, invece, cosa chiedete?
«Intanto di rivedere i Patti Lateranensi. E poi di dimostrare volontà d’azione. Napolitano, nel 2009 è stato l’unico Presidente della Repubblica che ha dato solidarietà non ai cittadini italiani ma al Papa. Questo la dice lunga su quali sono i rapporti fra lo Stato Italiano e il Vaticano. E poi…».
E poi?
«E poi c’è una rete di protezione internazionale. Cardinali indagati che sono stati fatti venire in Italia da Papa Francesco, oggi protetti con l’immunità. C’è il cardinale polacco Wesolowski ricercato dall’Interpol. Poi a Parma il prete italiano Padre Reverberi, che aveva aperto un orfanotrofio in Brasile dove in realtà vendeva questi bambini per sesso. Oppure la storia dell’Istituto per sordomuti Antonio Provolo, con sede a Verona e La Plata (Argentina, ndr) con una lista di preti e fratelli laici ricercati che si sono scambiati di sede. Questo, perché in Italia non c’è l’estradizione obbligatoria per reati del genere. Una sorta di paradiso legale».