L’indagine su don Giovanni Desio prosegue senza sosta: al lavoro gli uomini della squadra mobile di Ravenna, coordinati dal pm Isabella Cavallari, per ricostruire il giro di presunte vittime finite nella rete del parroco. Oltre ai due ragazzini citati nell’ordinanza di custodia cautelare, un ravennate e uno da fuori provincia, gli investigatori stanno svolgendo accertamenti in altre parti d’Italia: il don, per motivi giornalistici, viaggiava spesso e questo potrebbe avergli consentito di intrattenere rapporti personali fuori dal territorio ravennate. Intanto i poliziotti e il pm il 16 aprile sono tornati nella canonica di Casalborsetti alla ricerca di altro materiale utile dopo quello sequestrato il giorno dell’arresto (5 aprile).
La curia dal canto suo corre ai ripari e lo fa introducendo anche quella che chiama «equipe per la tutela dei minori» composta dal vicario generale e da un parroco, da una dottoressa psicologa psicoterapeuta, da una dottoressa neuropsichiatra infantile, da una giurista che esercita nel foro ecclesiastico, da un civilista e da un canonista. «Le tre donne – ha annunciato il vescovo il 16 aprile nella cattedrale di Ravenna nell’omelia in occasione della messa del Crisma, concelebrazione e consacrazione degli olii santi, che apre il triduo pasquale – sono anche madri di famiglia oltre che competenti nei vari settori». L’equipe sarà di aiuto al vescovo, ma anche ai parroci, ad altri responsabili parrocchiali o ai genitori, sia per la prevenzione, sia per la valutazione e le decisioni da prendere qualora ci si trovasse di fronte a notizie di comportamenti ambigui o sospetti verso i minori.
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