La Conferenza Episcopale Italiana e il suo Presidente Angelo Bagnasco hanno adottato le linee guida sugli abusi sessuali perpetrati da preti sui minori.
Per i vescovi non ci sarà obbligo di denuncia perché non sono pubblici ufficiali, e trincerandosi dietro questo dettaglio procedurale, i vescovi si stanno sottraendo alla responsabilità della vigilanza dei minori affidati ancora oggi alle cure del clero.
Ma per i vescovi che verranno a conoscenza dei crimini commessi dai sacerdoti appartenenti alle loro diocesi, dovrà valere pur sempre la responsabilità stabilita dal secondo comma dell’art. 40 del codice penale secondo il quale “Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo.”
E’ quanto emerge dalla ordinanza del GIP del Tribunale di Savona dell’8 maggio 2012, che ha ravvisato la responsabilità di un vescovo, Dante Lafranconi, il quale ha coperto pedofili e non ha fatto nulla per impedire che potessero continuare ad abusare di minori.
Nel caso di don Giovanni Desio al momento emergono 5 vittime, diverse denunce anche pubbliche, alcune addirittura a mezzo stampa che però sembra siano rimaste in’ascoltate. A mettere fine, anche questa volta c’è voluta la magistratura, altrimenti chissà per quanto altro tempo in curia non se ne sarebbero accorti, chissà quante altre vittime.
Eppure di Desio non emerge un profilo così rassicurante, da chi aveva ritirato i figli vietando di avvicinarsi alla parrocchia a chi aveva invece comunicato anche alla curia i suoi “sospetti” sul sacerdote, il ragazzino veneto fuggito di casa e ritrovato dai servizi sociali affidato a Desio, nonché le sue “bizzarrie” denunciate persino a suon di articoli di stampa.
Ma possibile che la curia non abbia mai avuto sospetti? O forse hanno agito con troppa leggerezza omettendo la vigilanza di cui per l’articolo 40 comma 2 sarebbero responsabili e penalmente perseguibili?
La curia i sospetti li ha avuti eccome infatti corre ai ripari, non a caso arriva una squadra di tre avvocati tra cui un civilista per proteggere i beni della Diocesi, la quale istituisce anche una al quanto sospetta «equipe per la tutela dei minori» composta dal vicario generale e da un parroco, da una dottoressa psicologa psicoterapeuta, da una dottoressa neuropsichiatra infantile, da una giurista che esercita nel foro ecclesiastico, da un civilista e da un canonista.
Ci auguriamo che la magistratura intervenga immediatamente impedendo che la Diocesi possa avere contatti con i minori coinvolti e non, almeno fino alla chiusura delle indagini.
Il rischio di inquinamento delle prove è altissimo e non si può permettere che questo accada soprattutto in questa vicenda dai contorni ancora molto torbidi.
Questa la denuncia inoltrata oggi dalla Rete L’ABUSO alla Procura della Repubblica di Ravenna nella quale si chiede che l’indagine sulle molestie commesse da don Desio venga allargata anche alle responsabilità dei Vescovi che negli ultimi 10 anni (prescrizione) sono stati a capo della Diocesi di Ravenna – Cervia.
Il Portavoce Francesco Zanardi