<p style="text-align: justify;">Ferrara, 27 ottobre 2013 - <strong>«MI SENTIVO vicino a Rabitti </strong>(arcivescovo di Ferrara-Comacchio dal 2004 al 2012, ndr), lui mi ha seguito negli anni. Sapeva tutto dall’inizio alla fine. Mi era vicino. Mi conosceva».<a href="http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2013/10/26/971970-confessione-prete-stupro-chiesa.shtml" target="_blank" rel="noopener noreferrer"><strong>Così don Pietro Tosi nell’intervista esclusiva pubblicata ieri su Qn e Resto del Carlino</strong></a>. La domanda posta al sacerdote, che nel 1980 <strong>stuprò una ragazzina di 14 anni</strong>, intendeva indagare chi dei vescovi che si sono susseguiti a Ferrara negli anni, fosse a conoscenza di quell’orrore uscito pubblicamente solo 33 anni dopo grazie alla <strong>denuncia di Erik Zattoni</strong>, il ragazzo nato da quello stupro. Proprio<strong>monsignor Paolo Rabitti </strong>(77 anni domani) è stato raggiunto dal nostro giornale.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Quando era a capo della Diocesi, don Pietro era parroco di Cornacervina. Lei era a conoscenza di quella violenza?</strong> «Lui ha sempre negato. Ma appena ho saputo ho agito di conseguenza».</p> <p style="text-align: justify;"><strong>In che modo lo ha saputo?</strong> «Alla fine me lo disse lui stesso. Non in confessione, me lo confidò».</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Di sua iniziativa?</strong> «Sì, si rivolse lui a me».</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Perché non si è mai emerso nulla?</strong> «Chi doveva sapere, sapeva. Le assicuro, sono stati presi provvedimenti».</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Perché la scelta di tenerlo nascosto alla gente?</strong> «Mi scusi, se una sua parente di punto in bianco si desse ad attività poco onorevoli, chiamerebbe i giornali? Personalmente mi sono comportato facendo quello che era mio dovere fare sia nei confronti della vittima e della sua famiglia, che nei confronti del colpevole».</p> <p style="text-align: justify;"><strong>E, in pratica, cosa ha fatto?</strong> «L’ho rimosso dall’incarico di parroco di Cornacervina. Sia chiaro: è uscito dalla parrocchia all’istante».</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Non si poteva ridurre allo stato laicale?</strong> «Il mio lavoro l’ho portato avanti in accordo con la Santa Sede, con cui mi sono continuamente confrontato».</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Ma se la decisione toccasse a lei, lo farebbe?</strong> «Faccio ciò che la Chiesa mi dice di fare».</p> <p style="text-align: justify;"><strong>D’accordo, ma non sarebbe stato più giusto ‘spretarlo’?</strong> «Sarebbe stato giusto se il reato non fosse caduto in prescrizione, in quel caso si poteva procedere».</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Secondo il diritto canonico ovviamente.</strong> «Certo».</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Non si poteva allontanare don Pietro dalla parrocchia un po’ prima? Magari non trent’anni dopo lo stupro...</strong> «Il fatto è antico e, come lei sa, precedeva la mia venuta. Le assicuro che se l’avessi saputo prima sarei intervenuto per tempo, lo avrei rimosso immediatamente».</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Ma non è stato così.</strong> «Purtroppo sono stato informato successivamente».</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Quando ha allontanato don Pietro, dalla parrocchia c’erano già stati processi?</strong> «Non mi pare».</p> <p style="text-align: justify;">(Settembre 2011, la sentenza del tribunale sancisce la paternità del prete; un anno dopo, don Pietro è costretto a lasciare la parrocchia; il vescovo Rabitti è rimasto alla guida della diocesi fino al primo dicembre 2012, ndr)</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Quando don Pietro è venuto a parlarle di quello che aveva fatto oltre trent’anni prima, era dispiaciuto?</strong> «Era un uomo distrutto, triste, piangeva. Era in grande difficoltà».</p> <p style="text-align: justify;"><em>Daniele Modica</em></p> http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2013/10/27/972388-stupro-chiesa-intervista-rabitti.shtml