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Rete L'ABUSO - Associazione sopravvissuti agli abusi sessuali del clero
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Home Il punto della Rete L'ABUSO Istanze alle Istituzioni

2° Report sugli Abusi sessuali nel clero

IL REPORT CHE SEGUE è STATO INVIATO IL GIORNO 8 A TUTTI I GARANTI PER L'INFANZIA E L'ADOLESCENZA E AI GARANTI (Oggi solo 4 in Italia) PER LA TUTELA DELLE VITTIME DI REATO

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23 Ottobre 2025
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    Francesco Zanardi Francesco Zanardi
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    IL REPORT CHE SEGUE è STATO INVIATO IL GIORNO 8 A TUTTI I GARANTI PER L’INFANZIA E L’ADOLESCENZA E AI GARANTI (Oggi solo 4 in Italia) PER LA TUTELA DELLE VITTIME DI REATO  ( PDF 2° Report Rete L’ABUSO)


     

    l’Associazione Rete L’ABUSO, con la presente istanza volta nell’interesse superiore del minore, intende denunciare la situazione che censiamo sul territorio e al tempo stesso stimolare con l’iniziativa il Garante affinché “l’interesse superiore del minore”, oggi ancora meramente solo sulla carta in Italia, inizi a creare basi concrete e canali affinché possa avviarsi un processo di applicazione rispetto quelle che sono le leggi tra cui la LEGGE NR. 172/2012 e la NR. 69/2019.

    Come ben sapete, ad oggi, l’Italia è priva di strumenti concreti ed efficaci di prevenzione contro gli abusi sessuali a danno di minori e persone vulnerabili. Priva di strumenti di consapevolezza per gli adulti ma soprattutto per i minori, coloro che se informati su quali comportamenti deve o non deve avere un adulto nei loro confronti, sono il primo ed il più efficace campanello di allarme per genitori o adulti, affinché possano attivarsi. Consapevolezza spesso capace di fare sì che i minori allarmati sfuggano a certe situazioni, salvandosi e segnalandole agli adulti.

    Come potrete constatare nel Report che segue, è la stessa Delegazione italiana, Interrogata dal Comitato per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza delle Nazioni Unite nell’esamina dell’80° sessione, a sollevare suo malgrado la grave lacuna italiana, fornendo come risposta alla delegazione ONU che chiedeva quali strategie preventive avesse o prevedesse di attuare lo Stato Membro, non ebbe altra risposta che citare quali fossero invece le pene e le aggravanti per coloro che commettono questi crimini.

    Ovvero, pene e aggravanti inflitte agli offender solo dopo, aver commesso il reato.

    L’ONU ravvisò le gravi carenze, raccomandando al punto 21 del suo rapporto conclusivo quanto l’Italia avrebbe dovuto attuare. (CRC/c/ita/co/5-6)

    Quanto esposto in questa istanza in cui, l’Associazione denuncia indirizzando al Garante Regionale il non trascurabile dato emerso, relativo al solo clero cattolico, si fa sollecitamente notare che le cifre censite se pur in difetto sono elevatissime.

    Più del 3,5% nel solo clero, in Italia composto da 31.000 unità di cui 1.106 risulterebbero coinvolte.

    Dato ravvisato non solo dall’Associazione, ma confermato dalla stessa Conferenza Episcopale Italiana che per l’esattezza ne dichiara nello stesso arco temporale da noi censito, 1.049 contro i 1.106 censiti dall’esponente.

    Premesso che il clero, in quanto organizzazione, da anni ben consapevole, si è mossa per tutelarsi da un problema al suo interno endemico e ben noto al Vaticano, almeno dal 1962, quando lo regolamentò segretamente, nell’ormai tristemente nota direttiva “Crimen sollicitationis”.

    Detto ciò, nulla toglie alla gravità e al dover sollecitamente intervenire, stimolando attraverso gli occhi e gli orecchi del Garanti Regionali, un fermo e sollecito intervento del Garante Nazionale che coinvolga e responsabilizzi i cittadini e la politica sul problema, in un’Italia quindici anni in ritardo rispetto agli altri Stati Membri dell’Unione Europea, in molti casi giunti non solo a una quantificazione del fenomeno sul territorio, ma ad un risarcimento umano, un sostegno concreto e giustizia per i sopravvissuti, come sancito anche in Italia dalle Garanzie Costituzionali.

    Come ben sapete, la peculiarità italiana sono quei vuoti legislativi di base, che nell’applicazione diventano ostativi verso norme secondarie.

    Per fare un esempio, l’assenza dell’obbligo di denuncia per tutti i cittadini – che andrebbe a responsabilizzare, come deve essere, gli adulti nei doveri di tutela previsti dalla legge nei confronti dei minori – rende praticamente inefficaci strumenti preventivi europei importanti come il certificato anti pedofilia, rilasciato dal Tribunale, con la finalità di impedire a chi pregiudicato per questo tipo di crimini, di tornare a contatto con i minori.

    Ma se non c’è l’obbligo della denuncia, non vi è un accertamento preventivo da parte dell’Autorità Giudiziaria, di conseguenza una condanna, quindi nessuna iscrizione sul certificato.

    Lo stesso certificato anti pedofilia, trova dalla ratifica un altro grave problema.

    Infatti non è chiaro perché solo in Italia il legislatore abbia sollevato dall’esibizione la categoria da sempre più a rischio, il volontariato, categoria alla quale guarda caso appartiene anche il clero che, nell’assoluto rispetto della legge, reintegra a contatto con minori i sacerdoti già condannati o recidivi. Quasi come se fosse una cosa “normale”.

    L’ultimo caso rilevato in Italia è quello di don Ciro Panigara che come la stessa Diocesi dichiara, già dieci anni prima avrebbe abusato di cinque minori. Omessa la denuncia alle autorità italiane da parte della chiesa, è rimasto nell’ombra fino allo scorso dicembre quando è stato reintegrato, poco dopo ha reiterato come da manuale il crimine.

    In questo caso l’obbligo di denuncia prima, il certificato anti pedofilia dopo avrebbero evitato una tragedia palesemente annunciata che è indiscutibile, che di fatto però, ha creato nuove vittime.

    Basta provare a mettersi un solo secondo nella testa di un predatore pregiudicato che, a causa del certificato macchiato oggi non può più avere accesso alla maggior parte di luoghi frequentati da minori, viene da sé che questo andrà a predare dove il certificato non è richiesto.

    In associazioni sportive di volontariato, circoli e quant’altro sia disponibile compresa la chiesa, la parrocchia, dove è paradossalmente ancora più tutelato perché il timore della chiesa per lo scandalo gli dà certezza che se scoperto, non solo non verrà denunciato, ma verrà anche coperto, per scongiurare che la cosa trapeli e infanghi il buon nome della chiesa.

    Nell’assenza di efficaci strumenti preventivi quindi, l’inserimento dell’obbligo della denuncia per tutti i cittadini (già presente in Italia ma limitato ai soli pubblici ufficiali) e la revisione del certificato anti pedofilia, che come chiede all’Italia anche l’ONU, va corretto nella parte in cui si solleva il volontariato dall’esibizione, porterebbe già ad un buon livello preventivo rispetto l’attuale totale assenza.

    Francesco Zanardi

         Legale rappresentante – Rete L’ABUSO ODV/ETS


      

                   

    Rete L’ABUSO Human Right Connect

     

    • Introduzione e parametri di indagine
    • Dato censito dall’Osservatorio permanente
    • Dettaglio integrale delle schede regionali compreso l’indotto laico
    • Totale casi compreso l’indotto laico – Situazione penale
    • “Tolleranza ZERO”?
    • Conclusioni

    Francesco Zanardi

    Portavoce – Rete L’ABUSO


    “TOLLERANZA ZERO?”

    2° Report sui casi di violenza sessuale commessi in Italia dal clero e il suo indotto. 

    Arco temporale censito 2000 – 2025

    A cura dell’Osservatorio permanente della Rete L’ABUSO

    Il dato elaborato è del 1ottobre 2025

    Relatore – Francesco Zanardi

    -o-O-o-

    • Introduzione e parametri di indagine

    Il presente report è stato realizzato analizzando due distinte serie di dati che tratteremo separatamente.

    Nel primo caso quelli censiti direttamente dall’Osservatorio permanente della Rete L’ABUSO nei suoi quindici anni di attività, ottenuti attraverso i casi che abbiamo trattato direttamente; attraverso le vittime sopravvissute; grazie alla documentazione che abbiamo potuto reperire.

    Report che parte dall’anno 2000 in quanto tranne la documentazione in possesso della Chiesa, il dato reperibile pubblicamente è praticamente nullo.

    Nella prima esposizione parliamo di un dato circostanziato e dettagliato che tuttavia, stando a quelli restituiti dalle commissioni governative d’inchiesta effettuate nei vari paesi dell’Unione Europea, risulta in estremo difetto, soprattutto nel numero di vittime sopravvissute prodotte dagli casi censiti. Sottolineiamo che in paesi come Francia, Spagna e via dicendo, sono state avviate commissioni d’inchiesta per meno di un centinaio di episodi.

    Il “Caso italiano” invece, già nel 2019 contava più di 450 casi noti sul suolo italiano e non bastò da parte dell’Associazione una  diffida al Garante per i Diritti dell’infanzia e al Governo, non bastò la successiva interrogazione parlamentare dell’Onorevole Matteo Mantero – entrambe ancora senza risposta – Così ci trovammo costretti a rivolgersi agli Organi Sovrannazionali di Garanzia, nel caso il Comitato per i diritti dell’infanzia e dall’adolescenza delle Nazioni Unite che poco dopo, il 28 febbraio 2019 ravvisò la gravità della situazione dello Stato membro raccomandando all’Italia di;

    (CRC/c/ita/co/5-6) “ Sfruttamento e abuso sessuale

    1. Accoglie favorevolmente il piano nazionale per la prevenzione e la lotta contro gli abusi e lo sfruttamento sessuale dei bambini 2015-2017 e la rivitalizzazione dell’Osservatorio per contrastare la pedofilia e la pornografia infantile, il Comitato è preoccupato per i numerosi casi di bambini vittime di abusi sessuali da parte di personale religioso della Chiesa Cattolica nel territorio dello Stato Membro e per il basso numero di indagini criminali e azioni penali da parte della magistratura italiana. Con riferimento alle sue precedenti raccomandazioni (CRC / C / ITA / CO / 3-4, par. 75) e al commento generale n. 13 (2011) sul diritto del bambino alla libertà e contro tutte le forme di violenza nei suoi confronti e prendendo atto dell’Obiettivo 16.2 per lo Sviluppo Sostenibile, il Comitato raccomanda all’Italia di:

    (a) Adottare, con il coinvolgimento attivo dei bambini, un nuovo piano nazionale per prevenire e combattere l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei bambini e assicurarne l’uniforme implementazione su tutto il suo territorio e a tutti i livelli di governo;

    (b) Istituire una commissione d’inchiesta indipendente e imparziale per esaminare tutti i casi di abuso sessuale di bambini da parte di personale religioso della Chiesa Cattolica;

    (c) Garantire l’indagine trasparente ed efficace di tutti i casi di violenza sessuale presumibilmente commessi da personale religioso della Chiesa Cattolica, il perseguimento dei presunti autori, l’adeguata punizione penale di coloro che sono stati giudicati colpevoli, e il risarcimento e la riabilitazione delle vittime minorenni, comprese coloro che sono diventate adulte;

    (d) Stabilire canali sensibili ai bambini, per i bambini e altri, per riferire sulle violenze subite;

    (e) Proteggere i bambini da ulteriori abusi, tra l’altro assicurando che alle persone condannate per abuso di minori sia impedito e dissuaso il contatto con i bambini, in particolare a livello professionale;

    (f) Intraprendere tutti gli sforzi nei confronti della Santa Sede per rimuovere gli ostacoli all’efficacia dei procedimenti penali contro il personale religioso della Chiesa Cattolica sospettato di violenza su minori, in particolare nei Patti Lateranensi rivisti nel 1985, per combattere l’impunità di tali atti;

    (g) Rendere obbligatorio per tutti, anche per il personale religioso della Chiesa Cattolica, la segnalazione di qualsiasi caso di presunta violenza su minori alle autorità competenti dello Stato Membro;

    (h) Modificare la legislazione che attua la Convenzione di Lanzarote in modo da garantire che non escluda il volontariato, compreso il personale religioso della Chiesa Cattolica, dai suoi strumenti di prevenzione e protezione.”

    In quella sede, alla domanda della Commissione su quali strategie preventive e di soccorso alle vittime avesse attuato o preveda l’Italia rispetto a quella che era l’accusa che Rete L’ABUSO avanzava all’Onu, la dott.ssa Concetta Potito (della Delegazione Italiana) faceva scena muta, riuscendo ad argomentare unicamente quali fossero le pene inflitte a chi abusa cioè, dopo, che il crimine è stato commesso!

    Ad oggi l’Italia non ha ancora attuato nessuna delle raccomandazioni oggetto delle preoccupazioni del Comitato per i Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, per quanto ne sappiamo non rispose neppure alle Nazioni Unite, come chiesto in seduta ed entro 48 ore, il Prof. Jorge Cardona Llorenz (della Commissione per i diritti dell’infanzia ONU).

    -o-O-o-

     

    Parte prima – Dato censito dall’Osservatorio permanente della Rete L’ABUSO

    Oggi, 1 ottobre 2025, la situazione in Italia è la seguente;

    Si contano tra sacerdoti e indotto laico 1.250 casi di cui 1.106 risultano sacerdoti.

    Le vittime prodotte note risultano 4.625, di cui 4.395 per mano di sacerdoti, 9 per mano di suore, 91 per mano di catechisti, 76 dell’indotto laico, 54 di scout.

    Delle 4.625 vittime sopravvissute, 2.414 sono nella disponibilità dell’associazione, delle restanti 2.211 non è stato possibile acquisire nessun dato, tranne quello che le cataloga come sopravvissuti.

    L’incidenza percentuale dei soli sacerdoti casi è pari al 3,57%, 1.106 su un totale di 31.000 sacerdoti attualmente attivi in Italia. Il dato percentuale che rileviamo è molto alto per essere quello che si ravvisa “spontaneamente”. Percentuali del < 3% vengono in genere ravvisate a seguito di inchieste governative e non con un censimento o una raccolta di casi.

    Il sommerso della chiesa, ovvero i casi noti e mai denunciati all’Autorità giudiziaria italiana – spesso a causa dei termini prescrittivi maturati dalla vittima nell’attesa di un esito dai tribunali canonici – è di 839 casi su 1106 (dato sempre riferito ai soli sacerdoti).

    -o-O-o-

     

    • Esposizione del grafico riassuntivo generale, suddiviso per regioni e condizione penale.

     

    Come è evidente, la Lombardia è la Regione italiana con il più alto numero di casi censiti, ben 173 il cui sommerso è più della metà, 101 casi mai denunciati all’Autorità giudiziaria italiana.

    (Trovate tutte le schede regionali e i dettagli aggiornati QUI)


    • Dettaglio integrale delle schede regionali compreso l’indotto laico:

       L’Abruzzo registra un totale di 36 casi di cui; 4 nella provincia di Chieti; 12 in quella de L’Aquila; 10 in quella di Pescara; 10 in quella di Teramo.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 113 di cui 18 donne, 95 uomini. Di queste 4 sono adulti vulnerabili, 1 persone con disabilità, 108 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 36 sono sacerdoti.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 36 casi; 29 è il sommerso; 0 attualmente denunciati; 1 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 0 condannati in 1° grado; 0 condannato in 2° grado; 4 condannati in via definitiva; 1 prescritti; 0 reo confesso; 0 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 1 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 3 avviati; 1 mai avviati; dei restanti 32 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       La Basilicata registra un totale di 15 casi di cui; 8 nella provincia di Matera; 7 in quella di Potenza.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 120 di cui 16 donne, 104 uomini. Di queste 6 sono adulti vulnerabili, 1 persone con disabilità, 112 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 13 sono sacerdoti; 1 sono laici, 1 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 15 casi; 13 è il sommerso; 0 attualmente denunciati; 0 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 0 condannati in 1° grado; 0 condannato in 2° grado; 1 condannati in via definitiva; 0 prescritti; 0 reo confesso; 0 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 0 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 3 avviati; 0 mai avviati; dei restanti 12 non si hanno dati; 1 risultano condannati in sede canonica.


       La Calabria registra un totale di 51 casi di cui; 10 nella provincia di Catanzaro; 11 in quella di Cosenza; 6 in quella di Crotone; 15 in quella di Reggio Calabria; 9 per quella di Vibo Valentia.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 156 di cui 28 donne, 128 uomini. Di queste 5 sono adulti vulnerabili, 1 suora, 1 persone con disabilità, 149 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 48 sono sacerdoti; 0 è suora, 2 sono catechisti, 1 sono laici, 0 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 51 casi; 32 è il sommerso; 1 attualmente denunciati; 3 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 3 condannati in 1° grado; 1 condannato in 2° grado; 5 condannati in via definitiva; 0 prescritti; 0 reo confesso; 0 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 0 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 7 avviati; 4 mai avviati; dei restanti 40 non si hanno dati; 1 risultano condannati in sede canonica.


       La Campania registra un totale di 75 casi di cui; 7 nella provincia di Avellino; 9 in quella di Benevento; 32 in quella di Caserta; 26 in quella di Napoli; 10 per quella di Salerno.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 184 di cui 41 donne, 143 uomini. Di queste 16 sono adulti vulnerabili, 3 persone con disabilità, 56 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 73 sono sacerdoti; 1 è suora, 0 sono catechisti, 0 sono laici, 1 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 75 casi; 39 è il sommerso; 5 attualmente denunciati; 5 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 3 condannati in 1° grado; 2 condannato in 2° grado; 12 condannati in via definitiva; 2 prescritti; 0 reo confesso; 1 pregiudicato; 2 condannato in sede civile; 1 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 2 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 10 avviati; 2 mai avviati; dei restanti 63 non si hanno dati; 2 risultano condannati in sede canonica.


       L’Emilia Romagna registra un totale di 75 casi di cui; 11 nella provincia di Bologna; 10 in quella di Ferrara; 10 in quella di Forlì; 6 in quella di Modena; 6 per quella di Parma; 12 per Piacenza; 7 per Ravenna; 6 per Reggio Emilia; 7 per Rimini.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 192 di cui 42 donne, 150 uomini. Di queste 7 sono adulti vulnerabili, 0 persone con disabilità, 185 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 71 sono sacerdoti; 0 è suora, 1 sono catechisti, 3 sono laici, 0 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 75 casi; 53 è il sommerso; 4 attualmente denunciati; 1 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 1 condannati in 1° grado; 1 condannato in 2° grado; 10 condannati in via definitiva; 4 prescritti; 1 reo confesso; 0 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 0 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 2 avviati; 3 mai avviati; dei restanti 70 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       Il Friuli Venezia Giulia registra un totale di 31 casi di cui; 8 nella provincia di Gorizia; 8 in quella di Pordenone; 6 in quella di Trieste; 9 in quella di Udine.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 155 di cui 18 donne, 137 uomini. Di queste 6 sono adulti vulnerabili, 0 persone con disabilità, 149 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 31 sono sacerdoti; 0 è suora, 0 sono catechisti, 0 sono laici, 0 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 31 casi; 29 è il sommerso; 0 attualmente denunciati; 0 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 0 condannati in 1° grado; 0 condannato in 2° grado; 0 condannati in via definitiva; 1 prescritti; 1 reo confesso; 0 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 0 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 2 avviati; 0 mai avviati; dei restanti 29 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       Il Lazio registra un totale di 80 casi di cui; 9 nella provincia di Frosinone; 13 in quella di Latina; 8 in quella di Rieti; 38 in quella di Roma; 12 per quella di Viterbo.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 238 di cui 29 donne, 209 uomini. Di queste 9 sono adulti vulnerabili, 4 sono suore; 1 persone con disabilità, 224 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 66 sono sacerdoti; 0 è suora, 2 sono catechisti, 10 sono laici, 2 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 80 casi; 46 è il sommerso; 4 attualmente denunciati; 3 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 5 condannati in 1° grado; 0 condannato in 2° grado; 13 condannati in via definitiva; 3 prescritti; 0 reo confesso; 2 pregiudicato; 1 condannato in sede civile; 2 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 1 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 7 avviati; 9 mai avviati; dei restanti 64 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       La Liguria registra un totale di 69 casi di cui; 15 nella provincia di Genova; 24 in quella di Imperia; 10 in quella di La Spezia; 20 in quella di Savona.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 209 di cui 25 donne, 184 uomini. Di queste 9 sono adulti vulnerabili, 0 persone con disabilità, 200 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 59 sono sacerdoti; 0 è suora, 0 sono catechisti, 8 sono laici, 2 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 69 casi; 50 è il sommerso; 3 attualmente denunciati; 2 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 1 condannati in 1° grado; 0 condannato in 2° grado; 5 condannati in via definitiva; 3 prescritti; 0 reo confesso; 1 pregiudicato; 1 condannato in sede civile; 3 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 6 avviati; 5 mai avviati; dei restanti 58 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       La Lombardia registra un totale di 174 casi di cui; 23 nella provincia di Bergamo; 16 in quella di Brescia; 12 in quella di Como; 9 in quella di Cremona; 10 per quella di Lecco; 5 per Lodi; 8 per Mantova; 48 per Milano; 9 per Monza; 9 per Pavia; 8 per Sondrio; 17 per quella di Varese.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 562 di cui 43 donne, 519 uomini. Di queste 13 sono adulti vulnerabili, 2 persone con disabilità, 547 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 148 sono sacerdoti; 1 è suora, 14 sono catechisti, 10 sono laici, 1 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 174 casi; 101 è il sommerso; 4 attualmente denunciati; 14 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 6 condannati in 1° grado; 1 condannato in 2° grado; 28 condannati in via definitiva; 9 prescritti; 1 reo confesso; 1 pregiudicato; 1 condannato in sede civile; 3 hanno patteggiato; 1 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 3 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 10 avviati; 9 mai avviati; dei restanti 155 non si hanno dati; 1 risultano condannati in sede canonica.


       Le Marche registra un totale di 37 casi di cui; 6 nella provincia di Ancona; 6 in quella di Ascoli Piceno; 5 in quella di Fermo; 7 in quella di Macerata; 13 per quella di Pesaro.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 163 di cui 18 donne, 145 uomini. Di queste 5 sono adulti vulnerabili, 0 persone con disabilità, 158 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 30 sono sacerdoti; 0 è suora, 5 sono catechisti, 2 sono laici, 0 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 37 casi; 30 è il sommerso; 1 attualmente denunciati; 1 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 0 condannati in 1° grado; 0 condannato in 2° grado; 3 condannati in via definitiva; 0 prescritti; 0 reo confesso; 0 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 2 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 1 avviati; 1 mai avviati; dei restanti 35 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       Il Molise registra un totale di 16 casi di cui; 8 nella provincia di Campobasso; 8 in quella di Isernia.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 146 di cui 7 donne, 139 uomini. Di queste 11 sono adulti vulnerabili, 0 persone con disabilità, 135 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 14 sono sacerdoti; 0 è suora, 2 sono catechisti, 0 sono laici, 0 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 16 casi; 13 è il sommerso; 1 attualmente denunciati; 1 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 0 condannati in 1° grado; 0 condannato in 2° grado; 1 condannati in via definitiva; 0 prescritti; 0 reo confesso; 0 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 0 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 2 avviati; 1 mai avviati; dei restanti 13 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       Il Piemonte registra un totale di 103 casi di cui; 10 nella provincia di Alessandria; 6 in quella di Asti; 8 in quella di Biella; 22 in quella di Cuneo; 12 per quella di Novara; 31 per Torino; 6 per Verbano; 8 per Vercelli.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 387 di cui 39 donne, 348 uomini. Di queste 10 sono adulti vulnerabili, 1 persone con disabilità, 376 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 88 sono sacerdoti; 0 è suora, 4 sono catechisti, 10 sono laici, 1 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 103 casi; 71 è il sommerso; 1 attualmente denunciati; 4 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 2 condannati in 1° grado; 1 condannato in 2° grado; 18 condannati in via definitiva; 3 prescritti; 2 reo confesso; 0 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 1 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 5 avviati; 3 mai avviati; dei restanti 95 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       La Puglia registra un totale di 70 casi di cui; 11 nella provincia di Bari; 5 in quella di Barletta; 12 in quella di Brindisi; 9 in quella di Foggia; 26 per quella di Lecce; 7 per Taranto.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 261 di cui 21 donne, 240 uomini. Di queste 10 sono adulti vulnerabili, 0 persone con disabilità, 251 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 62 sono sacerdoti; 0 è suora, 1 sono catechisti, 7 sono laici, 0 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 70 casi; 48 è il sommerso; 2 attualmente denunciati; 1 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 1 condannati in 1° grado; 0 condannato in 2° grado; 11 condannati in via definitiva; 4 prescritti; 0 reo confesso; 2 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 0 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 1 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 2 avviati; 2 mai avviati; dei restanti 66 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       La Sardegna registra un totale di 37 casi di cui; 11 nella provincia di Cagliari; 7 in quella di Nuoro; 8 in quella di Oristano; 11 in quella di Sassari; 0 per quella di Sud Sardegna.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 196 di cui 16 donne, 180 uomini. Di queste 9 sono adulti vulnerabili, 0 persone con disabilità, 171 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 33 sono sacerdoti; 0 è suora, 4 sono catechisti, 0 sono laici, 0 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 37 casi; 30 è il sommerso; 1 attualmente denunciati; 0 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 0 condannati in 1° grado; 0 condannato in 2° grado; 5 condannati in via definitiva; 1 prescritti; 0 reo confesso; 0 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 0 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 1 avviati; 1 mai avviati; dei restanti 35 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       La Sicilia registra un totale di 103 casi di cui; 10 nella provincia di Agrigento; 9 in quella di Caltanissetta; 14 in quella di Catania; 7 in quella di Enna; 16 per quella di Messina; 20 per Palermo; 6 per Ragusa; 10 per Siracusa; 11 per Trapani.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 270 di cui 28 donne, 242 uomini. Di queste 12 sono adulti vulnerabili, 1 persone con disabilità, 256 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 82 sono sacerdoti; 0 è suora, 4 sono catechisti, 16 sono laici, 1 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 103 casi; 63 è il sommerso; 3 attualmente denunciati; 8 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 2 condannati in 1° grado; 5 condannato in 2° grado; 17 condannati in via definitiva; 1 prescritti; 1 reo confesso; 0 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 3 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 4 avviati; 4 mai avviati; dei restanti 95 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       La Toscana registra un totale di 81 casi di cui; 6 nella provincia di Arezzo; 19 in quella di Firenze; 6 in quella di Grosseto; 6 in quella di Livorno; 9 per quella di Lucca; 6 per Massa; 9 per Pisa; 8 per Pistoia; 8 per Prato; 4 per Siena.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 292 di cui 31 donne, 261 uomini. Di queste 10 sono adulti vulnerabili, 0 persone con disabilità, 282 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 75 sono sacerdoti; 0 è suora, 1 sono catechisti, 5 sono laici, 0 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 81 casi; 57 è il sommerso; 3 attualmente denunciati; 3 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 1 condannati in 1° grado; 0 condannato in 2° grado; 8 condannati in via definitiva; 8 prescritti; 0 reo confesso; 0 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 1 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 4 avviati; 4 mai avviati; dei restanti 73 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       La Trentino Alto Adige registra un totale di 80 casi di cui; 71 nella provincia di Bolzano; 9 in quella di Trento.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 139 di cui 58 donne, 81 uomini. Di queste 2 sono adulti vulnerabili, 0 persone con disabilità, 0 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 68 sono sacerdoti; 0 è suora, 12 sono catechisti, 0 sono laici, 0 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 80 casi; 72 è il sommerso; 1 attualmente denunciati; 1 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 0 condannati in 1° grado; 0 condannato in 2° grado; 2 condannati in via definitiva; 3 prescritti; 0 reo confesso; 0 pregiudicato; 1 condannato in sede civile; 0 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 1 avviati; 0 mai avviati; dei restanti 79 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       L’Umbria registra un totale di 19 casi di cui; 14 nella provincia di Perugia; 5 in quella di Terni.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 236 di cui 11 donne, 225 uomini. Di queste 9 sono adulti vulnerabili, 0 persone con disabilità, 227 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 17 sono sacerdoti; 0 è suora, 2 sono catechisti, 0 sono laici, 0 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 19 casi; 11 è il sommerso; 0 attualmente denunciati; 1 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 0 condannati in 1° grado; 0 condannato in 2° grado; 5 condannati in via definitiva; 0 prescritti; 0 reo confesso; 1 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 1 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 1 avviati; 1 mai avviati; dei restanti 17 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       La Valle d’Aosta registra un totale di 4 casi di cui; 4 nella provincia di Aosta.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 24 di cui 5 donne, 19 uomini. Di queste 1 sono adulti vulnerabili, 0 persone con disabilità, 23 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 148 sono sacerdoti; 1 è suora, 14 sono catechisti, 10 sono laici, 1 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 4 casi; 4 è il sommerso; 0 attualmente denunciati; 0 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 0 condannati in 1° grado; 0 condannato in 2° grado; 0 condannati in via definitiva; 0 prescritti; 0 reo confesso; 0 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 0 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 0 avviati; 0 mai avviati; dei restanti 4 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       Il Veneto registra un totale di 88 casi di cui; 5 nella provincia di Belluno; 16 in quella di Padova; 7 in quella di Rovigo; 11 in quella di Treviso; 9 per quella di Venezia; 32 per Verona; 8 per Vicenza.

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 572 di cui 34 donne, 538 uomini. Di queste 2 sono adulti vulnerabili, 0 persone con disabilità, 570 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 84 sono sacerdoti; 0 è suora, 0 sono catechisti, 2 sono laici, 2 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 88 casi; 46 è il sommerso; 14 attualmente denunciati; 1 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 2 condannati in 1° grado; 2 condannato in 2° grado; 7 condannati in via definitiva; 12 prescritti; 0 reo confesso; 1 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 2 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 1 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 1 avviati; 12 mai avviati; dei restanti 75 non si hanno dati; 0 risultano condannati in sede canonica.


       Città del Vaticano registra un totale di 4 casi di cui; 4 nello Stato del Vaticano

    Le vittime sopravvissute prevalentemente minorenni sono un totale di 10 di cui 1 donne, 9 uomini. Di queste 0 sono adulti vulnerabili, 0 persone con disabilità, 10 di queste sono minorenni.

    Le categorie di casi; 4 sono sacerdoti; 0 è suora, 0 sono catechisti, 0 sono laici, 0 scout.

    Per quanto riguarda la situazione penale, su 4 casi; 2 è il sommerso; 0 attualmente denunciati; 0 indagati dall’Autorità Giudiziaria italiana; 0 condannati in 1° grado; 1 condannato in 2° grado; 1 condannati in via definitiva; 0 prescritti; 0 reo confesso; 0 pregiudicato; 0 condannato in sede civile; 0 hanno patteggiato; 0 condannato in entrambe le sedi (civile e penale); 0 sono stati archiviati.

    Per quanto riguarda il processo parallelo in sede canonica risultano; 2 avviati; 0 mai avviati; dei restanti 2 non si hanno dati; 1 risultano condannati in sede canonica.

    (Trovate tutte le regioni e le province e l’elenco dei casi noti QUI)


     

    • Totale casi in Italia compreso l’indotto laico, suddivisi per situazione penale.

    Come detto in precedenza, il sommerso (ovvero i casi noti ma omessi alla Magistratura) attualmente è di 839, quelli reo confessi 6, quelli caduti in prescrizione 61, hanno patteggiato in 20, mentre 8 sono stati archiviati (quasi tutti per insufficienza di prova o testimonianza), risultano pregiudicati / recidivi 9, i casi denunciati risultano 46 (n.b. alcuni di questi sono datati nel tempo, noti per la denuncia di cui non si è più avuta notizia relativa all’avanzamento del procedimento), risultano indagati in 51 (n.b. alcuni di questi sono datati nel tempo, noti per la denuncia di cui non si è più avuta notizia relativa all’avanzamento del procedimento), condannati in 1° grado 27, in secondo grado 14, in via definitiva 155 (su 1250), condannati in sede civile 6, condannati in sede canonica 6.

    Per un totale di 1.250 casi.

    (Trovate il dato ulteriormente suddiviso per Regioni QUI)


    I sopracitati 1.250 casi avrebbero prodotto un totale (parliamo solo di quello noto) di 4.623 sopravvissuti di cui; da sacerdoti 4.395, da suore 9, da scout 54, da catechisti 91, da laici 74.

    Tra i 4.623 sopravvissuti contiamo 515 donne e 4.108 uomini di cui; 5 sono suore, 11 persone con disabilità mentre 156 sono adulti vulnerabili.

    Risultano di età inferiore ai 18 anni 4.451 sopravvissuti.

    (Trovate il dato ulteriormente suddiviso per Regioni QUI)

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    Seconda parte – Dato dichiarato dalla Conferenza Episcopale Italiana, cronologicamente coincidente al nostro, a partire dall’anno 2000.

    • Il 25/5/2010 Monsignor Mariano Crociata (Segretario Generale della Conferenza Episcopale) dichiarò 100 processi canonici avviati in dieci anni. Ignoto il numero di sopravvissuti prodotti.
    • Il 3/2/2022 la Diocesi di Bolzano dichiarerà altri 100 casi censiti nella sola Diocesi. Ignoto il numero di sopravvissuti prodotti.
    • Il 28/5/2022 è il neo eletto Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale Matteo Maria Zuppi, ad annunciare e rivelare in una conferenza stampa, l’avvio di una commissione d’inchiesta della Chiesa che analizzerà un arco temporale che va dal 2000 al 2022. In quella occasione dichiarerà 613 casi dal 2010, già in mano alla Congregazione per la Dottrina della Fede (oggi Dicastero). Ignoto il numero di sopravvissuti prodotti.
    • Il 17/11/2022, in attesa della Commissione annunciata dal Presidente Zuppi, la Conferenza Episcopale rilascerà il 1° report CEI che censirà nei due anni precedenti, un totale di 68 casi e un prodotto di 89 sopravvissuti di cui; 73 minorenni e 16 adulti vulnerabili. Di questi 37 sono donne e 52 uomini.
    • Il 16/11/2023 verrà reso noto il 2° Report CEI riferito all’anno 2022 che conterà 32 casi e un prodotto di 54 sopravvissuti di cui, 25 sono minorenni, 29 adulti vulnerabili. Le donne sono 44 e gli uomini 10.
    • Il 20/1/2025 la Diocesi di Bozano rilascia un secondo report riguardante la sola Diocesi che conterà questa volta altri 67 casi con un prodotto di 75 sopravvissuti. Di questi 51 minorenni, 24 adulti vulnerabili di cui 51 sono le donne e 24 gli uomini.
    • Il 28/5/2025 verrà reso noto il 3° report CEI che raccoglierà i dati del 2023 e del 2024 provenienti questa volta, dagli sportelli diocesani. I casi sono 69 con un prodotto di 115 sopravvissuti. Di questi sono 35 i minorenni, 51 sono donne e 64 uomini.

    (Trovate il dato completo e tutti i dettagli QUI )


                 Un totale di 1.049 casi dichiarati dalla CEI, conto i 1.106 censiti dall’Osservatorio della Rete L’ABUSO, un disavanzo di soli 56 casi, verosimile tenendo conto che come dichiarato dalla stessa CEI, dal 2022 hanno tenuto conto solo dei casi denunciati agli Sportelli diocesani, escludendo quelli denunciati all’Autorità Giudiziaria italiana e alle Associazioni.

    La CEI inoltre sottolinea, che NON passerà i nominativi dei casi denunciati agli sportelli, all’Autorità Giudiziaria italiana. Questo malgrado gli ancora odierni autoacclamati appelli di trasparenza; l’apertura degli archivi voluta da Papa Francesco; la così detta “facoltà morale” della chiesa a denunciare.

               Nel dato CEI risulta assente il numero delle vittime prodotte dal 2000 fino al primo report del 2022, che in questo caso abbiamo stabilito con il massimo ribasso, una ogni caso per un totale di 1.146 sopravvissuti. Dato che comprende anche i sopravvissuti dichiarati nei tre report della CEI e quello dichiarato dalla sola diocesi di Bolzano.

            Ma questa non è l’unica carenza nei dati che dichiara CEI

    Nei tre report infatti non è circostanziato il nome dell’offender o presunto tale, la diocesi dove i crimini sarebbero stati commessi, dove la chiesa lo abbia reintegrato, se sia stato ridotto allo stato laicale o invece riabilitato, nel caso, quali le cure per poter garantire che la sua reintegrazione non vada incontro alla recidività.

    Per i sopravvissuti invece, non è noto il sostegno ricevuto, quale assistenza medica o psicologica sia stata loro offerta, se siano state indennizzate come hanno fatto le altre conferenze episcopale e via dicendo.

    Nella fumosità del dato CEI è impossibile reperire persino da quali Sportelli diocesani provengano i dati esposti nei tre report. Dati che negli anni sono andati tuttavia pari passo con quelli pubblicamente esposti o dichiarati dall’Associazione e di ciò, onestamente, non sappiamo se compiacerci per quanto siamo stati attenti, o farci sorgere qualche ragionevole dubbio sull’analogia.

    Completamente scomparsi i 613 casi che l’annunciata Commissione della CEI (mai realizzata e di cui non si ha più notizia) avrebbe dovuto analizzare unitamente a quelli raccolti dagli sportelli diocesani.

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              La “Tolleranza ZERO”

    Tornando ai dati censiti dall’Osservatorio della Rete L’ABUSO, l’ultima analisi che potremmo dire provenga “direttamente dalla bocca degli stessi sopravvissuti”, riguardante gli effettivi progressi in materia di prevenzione e sostegno ottenuti in più di un decennio di “Tolleranza ZERO”. Quale è l’apprezzamento da parte dei sopravvissuti su quanto CEI ha realizzato oltre gli sportelli diocesani, il sostegno che hanno ricevuto, l’effettiva applicazione di tutte quelle norme vaticane a detta della CEI e dei media “risolutive”, introdotte nel pontificato di Francesco.

    In Italia le Diocesi sono 226, di queste 130 hanno attivato al loro interno quanto prevede “La via italiana”, avviata dal Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana CEI. Per esattezza parliamo in realtà di 103 sportelli per 130 diocesi, il 58%.

    Dei 1.049 casi, comprendenti oltre il pregresso anche il dato dei 3 report CEI, non un solo caso risulta esser stato denunciato dall’Autorità Ecclesiastica, all’Autorità Giudiziaria italiana.

    Dei casi trattati, soli 76 registrano l’avvio di un processo presso il Tribunale canonico, per 59 invece non c’è stato alcun processo in sede canonica, mentre per gli altri 971 non ci sono notizie.

    (Trovate il dato completo e tutti i dettagli QUI )


    Dei 1.106 casi censiti dall’Associazione di cui risultano 76 processi avviati dalla giustizia canonica, 17 si sono conclusi con una temporanea sospensione, in 7 casi invece i sacerdoti sono stati spostati impuniti in altra parrocchia, ne sono invece stati ridotti allo stato laicale o hanno presentato spontanee dimissioni 18 sacerdoti, in 5 casi il sacerdote si è suicidato mentre per i restanti 1.056 casi non risulta avviato nessun procedimento a carico.

    Risultano anche 44, tra vescovi e cardinali sul solo suolo italiano, che negli anni in analisi, stando prima alla “facoltà morale”, poi al Motu proprio Vos estis lux mundi, a risultare di aver dichiarato o aver omesso ai propri doveri canonici e morali.

    (Trovate il dato completo e tutti i dettagli QUI )


    Sul versante delle 4.621 vittime sopravvissute di cui 2.414 sono nella disponibilità dell’associazione, da quanto noto, 2 hanno ottenuto giustizia canonica, soltanto 1 è stato risarcito spontaneamente dalla chiesa, mentre in tutti i restanti casi, quando c’è stato un indennizzo, questo è arrivato dalla Giustizia italiana.

    Nessuna avrebbe ricevuto alcun sostegno medico o psicologico adeguato mentre, in 15 casi la chiesa avrebbe stipulato con la vittima, accordi con il vincolo della riservatezza, obbligandola al silenzio. Si tratta di 25.000€ elargiti come “aiuto alla vittima”, omettendo dall’accordo il motivo reale, in tutti i casi vincolando la stessa vittima a non poter rendere pubblico l’accordo, l’abusatore o rivalersi per quanto da lui subito.

    Per i rimanenti sopravvissuti nulla.

    Contrariamente alle vittime, sul solo suolo italiano risultano ben 22 strutture terapeutiche per i sacerdoti.

    Nessuna di queste è destinata ai loro sopravvissuti.

    (Trovate il dato completo e tutti i dettagli QUI )


    • Conclusioni

    Nell’ottica della chiesa, la campagna di “Tolleranza ZERO” è stata proposta come preventiva per il futuro, riparativa per chi oramai sopravvissuto, di rassicurante trasparenza verso i fedeli, protettiva nella Giustizia Canonica e nella collaborazione con la Giustizia italiana.

    A rafforzare ulteriormente il tutto, “La via italiana” della CEI con l’apertura dei così detti “sportelli diocesani per le vittime”, l’annuncio di una Commissione d’inchiesta comprendente 613 casi nelle mani della CDF.

    A contornare tutto l’umiltà di queste parole;

    “Ci prenderemo le botte che dobbiamo prenderci e anche le nostre responsabilità”

                    (Card. Matteo Maria Zuppi – 28 maggio 2022)


                Ma alla fine le botte, chi le ha prese? E le responsabilità, chi se le è assunte?

    Guardando le cifre, 1.106 casi da noi censiti, risultano processati in sede canonica soltanto 76 casi di cui; 17 sanzionati con una temporanea sospensione; 7 di questi invece sono stati trasferiti ad altra parrocchia quasi sempre all’insaputa dei fedeli che nei pochi casi emersi si sono opposti, come accaduto recentemente per don Giorgio Carli della Diocesi di Bolzano.

    In 18 casi si è giunti alla riduzione allo stato laicale, senza però denunciare all’Autorità Giudiziaria italiana, riducendo tecnicamente il tutto ad un offender che prima era prete, a un offender ora laico, impunito e libero di poter continuare a predare, all’insaputa di tutti.

    In 5 casi il sacerdote si è suicidato, per i restanti 1.056 casi non è noto alcun provvedimento a loro carico.

    Dal lato dei sopravvissuti il Grande BLUFF, che li rende per la seconda volta vittime, questa volta però della chiesa che le ha usate ancora una volta per mera propaganda, facendo credere alla società di essersi attivata in loro soccorso, attraverso leggi della chiesa che le avrebbero risarcite quanto meno sotto l’aspetto umano e morale, sportelli proprio per le vittime, che sorge il dubbio essere più utili alla chiesa che in quella sede acquisisce informazioni che come abbiamo visto poi gestisce internamente, per tutelare se stessa e non per fare prevenzione o dare sostegno concreto ai sopravvissuti.

    Molti di questi infatti, delusi arrivano in ultima istanza a chiedere aiuto all’Associazione.

             

              …E anche qui i numeri purtroppo confermano.

    Infatti, delle 2.414 che sono nella disponibilità dell’Associazione, risulta che solo 2 hanno ottenuto giustizia canonica e solamente 1 è stata risarcita. Un caso che risale a ben 20 anni fa, è quello di Marco Marchese (Diocesi Agrigento) che si è concluso proprio con un accordo tra le parti con il vincolo della riservatezza. A tal proposito si registrano 15 casi di Accordi tra le parti con il vincolo della riservatezza.

                Tuttavia, stando all’iniziale preoccupazione del Cardinale Zuppi direi che “grazie a Dio” la CEI non si è fatta un solo graffio rispetto alle botte previste.


                Doverosa anche un’ultima riflessione sull’efficacia della Giustizia Italiana.

    Anch’essa, se pur molto più efficiente di quella canonica, vede sole 155 condanne definitive su 1.106 casi noti. Questo non per colpa della Magistratura che di fatto ha il limite di applicare le leggi e qui, abbiamo una serie di vuoti legislativi che rendono estremamente difficoltosa la giustizia stessa; la prevenzione e la stessa segnalazione preventiva “nell’interesse superiore del minore”, praticamente inesistente; la possibilità per lo stesso sopravvissuto di denunciare entro i limiti della prescrizione, dal 2012 modificati da 10 anni ai 20 anni attuali, tuttavia ancora insufficienti in quanto statisticamente, la media degli anni necessari ad una vittima per maturare il trauma, esternarlo e riuscire a denuncialo, è di 25 – 30 anni.

                                           Fine del REPORT

                            Osservatorio permanente – Rete L’ABUSO

                                        Francesco Zanardi

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    Francesco Zanardi

    Sopravvissuto agli abusi sessuali di un sacerdote, dal 2010 mi batto perchè non accada ad altri. Potevo ma non mi sono sentito di fare il giornalista, ho preferito rimanere un umile blogger, che vuole vivere degnamente la propria vita, illuminato dalla luce di una nobile causa. Fondatore e Presidente dell'unica Rete italiana di sopravvissuti agli abusi del clero, Rete L'ABUSO, riconosciuta dalle Nazioni Unite di Ginevra. Tra i fondatori di ECA Global, oggi presente in 42 paesi in quattro continenti.

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