Finisce tra i documenti ammessi nell’80 sessione (14 gennaio 2019 – 01 feb 2019) della Commissione per i diritti dell’infanzia, il Report della Rete L’ABUSO sul caso denominato “Italia” che si focalizza in particolare sulla giustizia.
Va detto che dalla sua nascita, la Rete L’ABUSO ha sempre puntato sulla fiducia e nei valori della giustizia, a nostro avviso l’unica strada legale e civile sulla quale poter proseguire. Spesso la colpa dei fallimenti giudiziari finisce su chi rappresenta la Giustizia e la esercita, alcune volte è vero, ma molte altre invece accade che a monte della sentenza di un Giudice o a monte dell’inefficienza di un Pubblico Ministero, vi siano problemi che nascono da vuoti legislativi o da assenza di regole, o addirittura da regole eccessivamente dispari con i principi stessi di uno Stato e della sua Costituzione, come nel caso del Concordato tra l’Italia e lo Stato della Città del Vaticano, che paradossalmente, anziché vedere l’Autorità Giudiziaria inquirente – nel caso del clero – la vede obbligata a comunicare l’apertura di un fascicolo nei confronti di un sacerdote, al tempo stesso, con la semplice scusa che le informazioni siano riconducibili al proprio ministero, permette ai sacerdoti di sottrarsi ai magistrati.
Il “Report Giustizia sul caso Italia” (versione in lingua italiana non disponibile sul sito delle Nazioni Unite) parte proprio da qui, da una doverosa quantificazione da parte dello Stato dell’entità del problema, creando basi sulle quali poi poter creare un contrasto efficace al fenomeno, che dopo 20 anni, inequivocabilmente conferma che la chiesa non è in grado, oppure non vuole affrontare, quanto meno nei confronti delle sue stesse vittime.
Parlo delle vittime, perché per quanto riguarda i sacerdoti, anche quelli pedofili, almeno in Italia è disarmante, anche per me, vittima e Presidente di un’associazione di vittime, vedere a fronte del totale fallimento nella prevenzione e nella riparazione di chi danneggiato, quanto la chiesa si sia ben organizzata invece in soccorso dei sacerdoti. Parlo di cliniche “escamotage” parallele alla nostra sanità nazionale, che come emerso da u’inchiesta giornalistica di Emanuela Provera e Federico Tulli, – contenuta nel libro “Giustizia divina” Chiarelettere (che finirà oltre che nel report in oggetto, anche in una integrazione che depositeremo a breve presso la Procura di Savona) alla quale abbiamo contribuito come associazione – nelle consulenze , fornendo i dati iniziali – hanno una capillare presenza sul territorio, spesso fungono anche come rifugio o escamotage per sottrarsi alla giustizia.
Nel report, che aveva un limite di 5 pagine, concesso a 6, si citano anche alcuni dei casi più emblematici, come quello di Giada Vitale che per il Giudice, fu vittima di abusi sessuali fino allo scadere “tecnico” del compimento del 14° anno di età, un minuto dopo, è consenziente, e il suo molestatore assolto per quei reati.
Si citano tra i casi quello di don Silverio Mura, don Francesco Rutigliano, don Mauro Galli e in questo caso l’enorme contraddizione di papa Francesco, che malgrado fosse informato delle violazioni di mons. Mario Delpini, malgrado le proprie dichiarazioni di tolleranza zero, lo ha tuttavia nominato arcivescovo di una delle diocesi più grandi d’Europa.
Il documento termina con cinque raccomandazioni che l’Associazione, per facoltà porta all’attenzione del Comitato, indirizzate all’Italia, tre delle quali, su richiesta dell’Ufficio di Ginevra, sono state approfondite in un ulteriore documento integrativo di tre pagine, al momento riservato.
Zanardi
Relazione ONU – ITA – Comitato per i diritti dell’infanzia 2019 – 80° sessione
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