Da IL FATTO QUOTIDIANO un pò smemore, il mea culpa dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini sul caso Marelli, uno dei tanti mea culpa che vogliamo ripercorrere compresi i tanti mai fatti.
Partiamo dal caso di don Mauro Galli, dove Delpini pur avendo sollecita denuncia da parte dei familiari della vittima, malgrado la garanzia data agli stessi di averlo sospeso da Rozzano riapparve poco tempo dopo, prima a Legnano e poi come cappellano dell’ospedale San Giuseppe.
Ci fu poi il caso di don Alberto Lucchina, accusato di abusi ai danni di una minore e anche qui garantì che il don Alberto era stato sospeso e sanzionato, fino a che la Rete L’ABUSO lo ritrovò in una parrocchia sempre nel milanese, quella di Santa Maria alla Fontana dove con il fratello don Maurizio Lucchina, denunciato anch’esso per violenza sessuale ai danni di una donna disabile, gestiva la parrocchia.
Poco dopo, durante un campeggio con minori l’arresto di don Emanuele Tempesta, oggi condannato in 1° grado.
Poi il caso di Leonardo Gualdoni, il seminarista che ha patteggiato una condanna a due anni.
Fino ad arrivare al caso di don Samuele Marelli, caso sul quale oggi l’arcivescovo fa mezzo e sfacciato mea culpa.
Siamo ad un totale, al momento di ben sei casi e un solo misero e tardivo mea culpa.
Parrebbe un po’ poco tuttavia ne mancano soltanto sei prima di arrivare a dodici e speriamo in quel caso che la diocesi Ambrosiana ne faccia un bel calendario e doni i suoi proventi alle sue vittime.
Buona Pasqua
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