Come può un uomo con svariate condanne per violenza sessuale essere ancora in libertà e capace di compiere nuovi reati? È questa la domanda che scuote l’opinione pubblica dopo la violenza di Mestre, dove Massimiliano Mulas, 45 anni, ha aggredito una ragazzina di 11 anni nell’androne della sua abitazione. Nonostante un passato criminale segnato da numerose condanne per violenze sessuali, Mulas era tornato in libertà già dal 2021, come conferma al Corriere della Sera il suo avvocato difensore Ignazio Ballai, che sottolinea come il suo assistito non sia mai stato dichiarato «socialmente pericoloso».
Cosa dice la legge
La legge italiana, infatti, consente di applicare misure di sicurezza preventive solo se un individuo viene dichiarato socialmente pericoloso.
Tali misure possono includere la libertà vigilata, l’assegnazione a una casa di lavoro o a una struttura sanitaria in casi di infermità psichica. In assenza di questa dichiarazione formale, nessuna misura può essere adottata dopo che il condannato ha terminato di scontare la sua pena, anche se, come nel caso di Mulas, i precedenti sono gravi e ripetuti.
I precedenti
Massimiliano Mulas, 45 anni, originario di Tempio Pausania (Sassari), ha una lunga lista di precedenti, e non solo per violenze sessuali. Il suo primo episodio noto risale addirittura al 1998 a Nuoro, quando decapitò un cane e ne inviò la testa in un contenitore di detersivo a una ragazza per minacciarla. Nel 2006, a Padova, tentò di violentare due studentesse sotto la minaccia di un coltello: per questi fatti venne condannato a otto anni e tre mesi di carcere. Prima ancora, nel 2002, era stato arrestato a Cavalese per un tentato stupro di una turista, sempre con minacce e violenza fisica. Recentemente, era stato coinvolto in una presunta aggressione sessuale ai danni di una minorenne a Perugia, accuse poi cadute. Dopo ogni condanna, tornato in libertà, Mulas è sempre tornato a colpire.
Salvini: «Castrazione chimica»
Durissima la reazione politica, con Matteo Salvini che torna a proporre con forza la castrazione chimica per stupratori e pedofili: «È una soluzione già adottata in altri Paesi europei, e risolverebbe definitivamente il problema», afferma il leader della Lega. Anche il governatore veneto Luca Zaia e il patriarca di Venezia Francesco Moraglia intervengono indignati: «Come è possibile che un individuo con tali precedenti resti libero di commettere crimini così efferati?».
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