Indignazione, impotenza, scandalo e, soprattutto, tristezza per le bugie pubbliche dell’arcivescovado e paura per la macchina autocratica dell’arcivescovo di Quito, Alfredo Espinoza Mateus , che ha lanciato una vera e propria caccia alle streghe contro i denuncianti del caso di Quito. sacerdote e presunto molestatore, padre Miguel Augusto Yumi, che, a quanto pare, aveva chiesto le dimissioni dallo stato clericale ed era fuggito in Colombia.
Per questo motivo, dopo la pubblicazione del caso sulla DR (rimbalzata sulle reti e su diversi media del Paese), il presule ha lanciato una campagna di ricerca dei denuncianti, soprattutto tra il suo stesso clero.
Come di solito accade in questi casi e in ogni curia diocesana, i sacerdoti sono divisi. Da un lato, c’è chi ritiene che sia giunto il momento che qualcuno denunci e porti alla luce il marciume degli abusi del clero, coperti nella diocesi di Quito dal sistema (ancora in vigore) di copertura sistematica up e la ri-vittimizzazione delle vittime .
Dall’altro ci sono, come spiegano le nostre fonti, «coloro che difendono sopra ogni cosa l’arcivescovo, perché gli devono ‘favori’ (sotto forma di case, automobili, appartamenti, lavoro, viaggi e/o, quando si tratta di chierici: uffici, parrocchie privilegiate, nomine importanti, trattamenti di favore…) e, per non perdere quei privilegi, reagiscono come leoni infuriati contro chi come noi scopre e denuncia il caso.”
Infatti, lo stesso arcivescovo Espinoza ha scritto nella chat dei sacerdoti dell’arcidiocesi: “La vita non consiste nell’avere buone carte, ma nel giocare bene quelle che si hanno”.
Ebbene, secondo il dettagliato scritto che un gruppo di fedeli cattolici ha inviato alla redazione di Religión Digital , l’arcivescovo, nonostante il suo grande potere, non sembra avere buone carte né giocare bene le poche carte che ha a disposizione. ha a sua disposizione.
In un lungo documento di 6 pagine , infatti , i denuncianti replicano alla risposta dell’arcivescovado alla denuncia avanzata da RD riguardo al caso di padre Yumi e smontano, una per una, tutte le loro dichiarazioni.
Con un’accusa fondamentale scritta sotto forma di domanda: “L’arcivescovo di Quito ha presentato denuncia alla Procura dello Stato, come previsto dal diritto della Chiesa (Motu proprio ‘Vos estis lux mundi’ (2023)?”
Inoltre non confidano che la Dottrina della Fede risponda al prelato di Quito nel 2022, archiviando il caso e, per questo, gli chiedono di “presentare la risposta della Congregazione della Dottrina della Fede del 7 marzo , 2022.”
Assicurano invece che, contrariamente a quanto sostiene la nota del cancelliere dell’arcivescovado, “ci sono prove che padre Miguel Yumi ha continuato, per volontà di mons. Espinoza, nell’esercizio del sacerdozio nella parrocchia” San Miguel del Common’ (Oyacoto)” .
I denuncianti chiedono inoltre all’arcivescovo se abbia “accompagnato e assistito, fornito terapie psicologiche” a padre Yumi, così come alla vittima e alla sua famiglia: “L’arcivescovo conosce la madre della vittima o il minore? Li hai visitati? Ha offerto sostegno, consiglio e accompagnamento terapeutico alla vittima e a sua madre?… Si degna di dimostrarlo documentalmente ?
Dopo molte altre domande e risposte, la lettera del gruppo di fedeli mette in dubbio che, come afferma il documento dell’arcivescovado sul caso Yumi, l’arcidiocesi “sia impegnata nella difesa delle vittime e nella tolleranza zero per gli abusi e le violenze del clero”. , per questo motivo, chiedono a monsignor Espinoza di dire loro:
“1. Quali programmi di riparazione ha l’arcidiocesi per le vittime di abusi sessuali, in particolare per i minori di 18 anni? 2. Quante vittime sono state assistite dall’arcidiocesi nell’attuale amministrazione? 3. Dove possono rivolgersi le vittime e le loro famiglie per ricevere aiuto nei diversi ambiti: legale, psicologico, medico, economico, spirituale? 4. Quale programma di riabilitazione ha l’Arcidiocesi di Quito per l’autore del reato, perché ne ha bisogno, per quanto tempo e in quali luoghi? 5. Chi sono i professionisti competenti e accreditati per aiutare le vittime e riabilitare l’autore del reato?”
Testo integrale della risposta di un gruppo di cattolici all’Arcivescovo di Quito in merito al documento “Dichiarazioni dell’Arcidiocesi di Quito, in risposta al rapporto pubblicato da “Religión Digital” (06.03.2024).
Seguiremo l’ordine della nota, scritta in 12 cifre e paragrafi conclusivi. La prima cosa che salta all’occhio è che la nota è firmata dal cancelliere della curia e non dall’arcivescovo di Quito e primate dell’Ecuador D. Alfredo José Espinoza Matheus, come dovrebbe essere.
1. Ci sono omissioni fondamentali. Se padre Yumi, nel 2021, è già denunciato per molestie sessuali, si comprende, davanti al Tribunale dell’arcidiocesi, che l’arcivescovo di Quito abbia presentato denuncia alla Procura dello Stato, come previsto dal diritto ecclesiastico (Motu proprio “Vos estis lux mundi” (2023), art 20), perché se ha inviato il risultato della Precedente Inchiesta con voto di verosimiglianza alla Congregazione per la Dottrina della Fede, ciò è dovuto ad un possibile grave delitto di Padre Yumi, sia nella campo di applicazione del Codice organico penale generale ecuadoriano e del diritto canonico. Nella giurisdizione canonica si configura un delitto contro il sesto comandamento nei confronti di una persona minore di 18 anni (cfr. “Sacramentorum sanctitatis tutela” (2001) artt. 1-6 e art. 10; “Normae de gravioribus delictis” (2010 ), art. 6, 1, 1); mentre, nell’ambito della legislazione ecuadoriana, il Codice Penale Organico Complessivo, all’art. 421, dispone che il reato di azione pubblica sia denunciato a chiunque ne abbia conoscenza (!).
2 e 3. È importante che mons. Espinoza presenti la risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede del 7 marzo 2022, che ha archiviato il caso, ma che ha chiesto che padre Yumi “sia canonicamente rimproverato e “imponga rimedi penali”, perché manca di logica giuridica canonica, poiché esistono due tipi di rimedi penali: lo stesso rimprovero canonico e il rimprovero canonico (Codice di Diritto Canonico (CIC, canone 1339). Esistono prove che padre Miguel Yumi, ha proseguito, per volontà dell’arcivescovo Espinoza nell’esercizio del sacerdozio nella parrocchia “San Miguel del Común” (Oyacoto), allora, quale era l’incarico che aveva?, poiché a quel tempo risiedeva nella parrocchia “Nostra Signora Regina del Mondo” (Carcelén- Quito) – di cui è parroco padre Estiven Vallejo, oggi promosso a parrocchia esclusiva “Nostra Signora di Fátima” di Batán-Quito – e, successivamente, il 29 giugno 2023, padre Yumi è stato nominato parroco della parrocchia “San Juan XXIII” parrocchiale. In questo modo, Mons. Espinoza ha esposto le Comunità di Oyacoto e Paquisha, in particolare, alla sua infanzia, ponendo come pastore una persona inadatta (psichicamente e spiritualmente), quando il Codice di Diritto Canonico richiede probità morale, zelo per le anime e, più virtù adeguato alla cura d’anime (can. 521), il che costituisce una gravissima mancanza dell’arcivescovo, il quale afferma di essere a favore delle vittime, dimostrando, con i suoi atti, il contrario: pone un pastore come presunto pastore pedofilo, il lupo che custodisce le pecore.
Abbiamo chiesto all’ordinario Espinoza, nel momento in cui è stato imposto il “rimedio penale” a padre Yumi, lo ha accompagnato e assistito, gli ha fornito sostegno psicologico e terapie e, allo stesso tempo, cure psichiatriche?
La nota firmata dal Cancelliere della Curia, tradisce una grossolana e supina ignoranza, parla di rimedi penali che padre Yumi ha adempiuto per più di un anno, il che è erroneo e, apparentemente, falso. Altra cosa è che si è fatto ricorso come rimedio penale ad un precetto penale (CIC, canone 1319), che impone una sanzione specifica in caso di inosservanza. Chiediamo quindi a monsignor Espinoza di rivelare il corrispondente decreto emesso a padre Yumi, in cui si specificano le date di inizio e fine dell’azione, nonché la sanzione in caso di inosservanza, perché le prove e le testimonianze dimostrano che il il presunto aggressore ha continuato a esercitare il sacerdozio mentre “adempiva” al presunto “rimedio penale”, nella parrocchia marginale di Oyacoto, a nord-est di Quito.
4. In nessun momento Mons. Espinoza avrebbe potuto “ordinare” alle suore dell’Unità Educativa DS di proseguire con il processo civile e i protocolli davanti al Ministero dell’Istruzione, dopo aver ricevuto la visita delle suore il 6 marzo 2024, poiché il reclamo amministrativo dinanzi il Ministero dell’Istruzione, per presunta violenza sessuale, era già stato denunciato lo stesso giorno, secondo il documento presentato da RD. Lo stesso Codice penale organico organico, all’art. 422, comma 3, impone l’obbligo di denunciare ai dirigenti, agli educatori o agli altri responsabili delle istituzioni educative i reati presunti commessi nei centri educativi; che è ciò che ha fatto il Rettore dell’istituzione; Inoltre, la Legge organica sull’educazione interculturale, art. 132, punisce l’omissione di tale obbligo con il licenziamento. Lo stabilisce anche il Protocollo del Dipartimento orientamento agli studenti (DECE), del Ministero dell’Istruzione. Dobbiamo tenere presente un’accusa penale, cioè che Padre Yumi era un insegnante presso l’Unità Educativa DS e la Legge Organica sull’Educazione Interculturale, art. 132, vieta espressamente tale condotta criminosa da parte degli insegnanti.
Nella nota si legge che l’arcivescovo ha espresso il suo sostegno alla presunta vittima e alla sua famiglia. L’arcivescovo conosce la madre della vittima o il minore, è andato a trovarli? Avete offerto sostegno, consulenza e accompagnamento terapeutico alla vittima e a sua madre? Avete offerto consulenza legale ai denuncianti? Hai cercato di riparare spiritualmente il danno fatto? L’arcivescovo ha risposto per iscritto alla denuncia che l’autorità dell’Unità Educativa DS ha depositato presso la Curia di Quito. Sarebbe un onore alla verità, se si degnasse di dimostrarlo documentalmente?
5 e 6. Chi era il testimone, chi era con l’arcivescovo quando ha informato Padre Yumi, dell’inizio del processo… il suo segretario? Perché, consapevole della grave denuncia amministrativa contro padre Yumi, l’arcivescovo non denuncia – per la seconda volta – il presunto reato alla Procura della Repubblica, come previsto dalla legislazione ecclesiastica (Motu Proprio “Vos estis lux mundi” (2023), artt. 20); Invece, il presunto violentatore si reca in un ritiro spirituale a Yaruquí (Quito, DM) con altri chierici (dal 11 al 15 marzo 2024) e, durante la visita dell’Ordinario Espinoza, mercoledì 13 marzo 2024, incontra i sacerdoti in pensione – come testimoniano diversi partecipanti -, allora l’autista dell’arcivescovo chiamò padre Yumi, perché D. Alfredo Espinoza voleva consegnargli il decreto di inizio dell’indagine previa canonica, le cui misure cautelari (CIC, c. 1722), indicano che fin dall’inizio il vescovo ha avuto chiara l’esistenza di un possibile delitto riservato (“Sacramentorum sanctitatis tutela” (2001), artt. 10, 2, consente all’Ordinario inquirente di agire a norma del c. 1722 del CIC, già dall’inizio delle indagini preliminari).
#Ecuador🔴Según la Arquidiócesis de Quito, el caso de Yumi se investigó y al no encontrarse “méritos” fue archivado. Yumi supuestamente dejó de ser cura Además, evidencia que la denuncia nunca fue presentada a la @FiscaliaEcuador en el momento oportuno. 2/2
vía @sybelmartinez pic.twitter.com/ERQC86Zdoo
— Antisana Media Online📰 (@AntisanaNews) June 4, 2024
7. Se padre Yumi, sabato 16 marzo 2024, lascia la parrocchia senza sapere dove si trovi, a che ora e con quale capacità emotivo-intellettuale ha redatto tale documento chiedendo le dimissioni dallo stato clericale e le dimissioni dall’ufficio di parroco? , visto che era già virilizzato sui social network, che mancava, secondo pubblicazioni sullo stesso social network della parrocchia “San Juan XXIII”. Ci sono persone che hanno visto padre Yumi, ma non suo padre, la mattina del 18 marzo 2024, nel Palazzo Arcivescovile di Quito.
9. Di fronte alla crescente pressione mediatica, l’arcivescovo di Quito ha rilasciato una dichiarazione ufficiale non veritiera. Ebbene, conoscendo la presunta situazione criminale di Padre Yumi, egli afferma di non essere scomparso, ma di aver “preso un’altra opzione di vita”, affermare questo è moralmente ed eticamente riprovevole, è mentire, va contro l’8° comandamento del Decalogo che è Legge Divina, esporsi come complici, davanti all’opinione pubblica, che può portare a responsabilità penale.
10. In quale data è stata effettuata la previa indagine canonica, chi è stato l’investigatore e chi è stato chiamato a dare la sua versione. Contemporaneamente, è stato tutelato il diritto all’informazione di queste persone che non sono obbligate al silenzio? la sua relazione (Motu proprio “Vos estis lux mundi” (2023), art 4, 3), nonché il diritto alla difesa dell’indagato?, posto che l’assistenza e la consulenza all’imputato sono elementi essenziali e inescusabili di ogni ricerca canonica .
11. Se d’ufficio la Procura Generale dello Stato ha richiesto informazioni alla Curia di Quito, quali informazioni ha richiesto e cosa le è stato trasmesso?
12. L’Unità Educativa DS, di Oyacoto, è gestita da una Comunità Religiosa, approvata dall’autorità competente della Chiesa Cattolica e svolge la sua attività nella giurisdizione ecclesiastica dell’arcivescovo di Quito, che ha potere legislativo, esecutivo e giudiziario in suo ufficio in tutta la sua diocesi (CIC, c. 391, 2), deve anche essere sollecito verso tutti i fedeli (CIC, c. 383) ed è «obbligato a dare esempio di santità, con la sua carità, umiltà e semplicità. della vita» (CIC, c. 387).
La nota conclude che l’arcidiocesi di Quito è impegnata nella difesa delle vittime e nella tolleranza zero verso gli abusi e le violenze clericali. Dobbiamo chiarire che tutte le forme di abuso sono violenza contro la vittima. Devi risponderci:
1. Quali programmi di riparazione ha l’arcidiocesi per le vittime di abusi sessuali, in particolare per i minori di 18 anni?
2. Quante vittime sono state assistite dall’arcidiocesi nell’attuale amministrazione?
3. Dove possono rivolgersi le vittime e le loro famiglie per ricevere aiuto nei diversi ambiti: legale, psicologico, medico, economico, spirituale?
4. Quale programma di riabilitazione ha l’arcidiocesi di Quito per il chierico carnefice, perché ne ha bisogno? per che ora e in quali luoghi?
5. Chi sono i professionisti competenti e accreditati per aiutare le vittime e riabilitare l’autore del reato?
6. Esiste un programma preventivo di salute mentale per il clero e i dipendenti che lavorano con i bambini, chi lo realizza e quali risultati sono stati raggiunti?
Perché Papa Francesco, con Motu proprio, ha disposto “Vos estis lux mundi” (2023), art. 5, che l’autorità ecclesiastica accoglie, ascolta, accompagna e presta attenzione spirituale; assistenza medica, terapeutica e psicologica a coloro che dichiarano di essere stati colpiti (vittime) e alle loro famiglie.
Il Salmo 35,2-5 può aiutare mons. Espinoza nella sua riflessione: «Gli empi sentono dentro di sé un oracolo del peccato: “Non ho paura di Dio, nemmeno alla sua presenza”. Perché hanno l’illusione che la loro colpa non verrà scoperta né odiata. Le parole della sua bocca sono cattive e traditrici, rinuncia ad essere sensato e a fare il bene, sdraiato medita sul delitto, si ostina nella via del male, non respinge il male”.
Affinché non si compia la sentenza romana: “Vulpes pilum mutat, non mores”.
https://www.religiondigital.org/america/catolicos-explicaciones-arzobispo-Quito-Yumi-Espinoza-abusos_0_2677832201.html
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