La regione condanna gli abusi del Profeta su 86 bambini. Piegate le resistenze del Pd
Di Simone Cosimelli Diceva il Cancelliere tedesco Konrad Adenauer: «La storia è la somma totale delle cose che avrebbero potuto essere evitate». Ieri, il Consiglio regionale della Toscana quelle cose le ha messe in fila – una alla volta, tutte drammatiche – e, con trent’anni di ritardo, si è fatta la storia. Il Forteto, nella sua triplice veste di associazione (ex-comunità), fondazione e Cooperativa, è stato condannato per i quasi 40 anni di abusi sessuali a danno di tanti ragazzi disagiati. Ragazzi finiti in mano ai pedofili grazie allo Stato. Grazie alla compiacenza dei Tribunali dei minori, alla negligenza dei servizi socio sanitari e degli assistenti sociali, alla deferenza della Stampa e del mondo culturale. Alla disattenzione o, peggio, alla connivenza della «Toscana rossa». Per questo, la relazione della commissione d’inchiesta Bis, così lucida nel fare nomi e così scomoda nel puntare il dito contro un sistema ben radicato, è stata approvata all’unanimità.I precedenti dell’inchiesta:
parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5, parte 6
Al Forteto, comunità innestata nel cuore del Mugello, i bambini venivano violentati sistematicamente da Rodolfo Fiesoli (il principale imputato, condannato a 15 anni). Si lavorava 365 giorni l’anno, (nella maggior parte dei casi) senza stipendio e senza aver raggiunto la maggior età. Si incoraggiava l’omosessualità come antidoto per «togliere la materialità di dosso». Si colpiva psicologicamente, allontanando le famiglie naturali e impedendo ogni contatto con l’esterno. E Intanto quei metodi, fuori, erano esaltati (se ne parlò a Palazzo Madama in Senato o a Palazzo Vecchio, al tempo di Renzi), la Coop macinava milioni e la Toscana si inchinava.
Alla fine, i sei consiglieri delegati all’indagine Bis sui favoritismi istituzionali di cui Fiesoli e compagni hanno goduto negli anni, forti della sentenza in appello del 15 luglio scorso che ha confermato l’impianto accusatorio, hanno piegato le resistenze del Pd – arroccato nella difesa della cooperativa economica (uno dei volti del Forteto) e indisposto verso la denuncia di «coperture politiche». Così Leonardo Marras, capogruppo in aula, dopo aver rifiutato la narrazione di un partito influenzato dalle propaggini del Forteto (come però i fatti suggeriscono), e dopo aver respinto l’attaco generalizzato all’eredità della sinistra, ha rinunciato alle posizioni prese nei giorni scorsi e messo la parola fine sulla bagarre interna alla Regione. «E’ il momento della vergogna e della solidarietà alle vittime – ha detto – Lo dobbiamo a loro e ai cittadini: chi sapeva o vedeva, o chi avrebbe potuto sapere e vedere, doveva prendere provvedimenti e non lo ha fatto. Ora servono soluzioni, serve dare voce a chi non ce l’ha e mettere un punto, per ricominciare».
Significativi gli interventi di Paolo Bambagioni (Pd), presidente della commissione e grande accusato dal suo stesso partito per la firma posta sul documento stilato in 9 mesi di lavoro. «Sono 86 pagine – ha ricordato ieri – come gli 86 bambini mandati in pasto a Rodolfo Fiesoli e la setta del Forteto. Ora, meno parole e più coraggio». Addirittura in lacrime, commosso e indignato, Stefano Mugnai (Forza Italia), l’uomo a cui nel 2012 dissero: «Stai attento, chi tocca il Forteto muore». Era un sistema chiuso – ha ammonito – con un contesto, culturale e politico, da colpevolizzare. Lo Stato mandava i ragazzi lì dentro, e quella coop, per quanto oggi importante, è stata costruita sulle sofferenze delle persone. Prendiamone atto, definitivamente. Deve essere il giorno in cui, tutti, la sinistra e l’opposizione, ammettiamo gli errori commessi, e l’ultima volta che si fa polemica sul Forteto».
La risoluzione votata, oltre ad esprimere piena solidarietà alle vittime, impegna il Presidente del consiglio regionale, Eugenio Giani, e la Giunta presieduta da Enrico Rossi su diverse questioni:
- Spingere affinché il Governo nazionale valuti la reintroduzione nel codice penale del reato di plagio.
- Il potenziamento del progetto per la riacquisizione di autonomia per minori e giovani in uscita dalla comunità. Senza dimenticare i disabili, per i quali è auspicabile una sistemazione diversa, e intraprendendo ogni azione necessaria per far sì che, all’interno della Cooperativa, le vittime di abusi non debbano lavorare al fianco dei colpevoli, o di chi, a qualunque titolo, continui ad intrattenere rapporti con la comunità: come, paradossalmente, avviene.
- Costituzione di un Osservatorio composto da esperti sul fenomeno delle sette.
- Predisposizione di una relazione entro la fine del 2016 sullo stato dei servizi di affido di minori in ogni zona socio-sanitaria della Toscana.
- Sollecitazione per l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta, che abbia poteri equiparabili a un’autorità giudiziaria, per arrivare dove non si è potuto (restano infatti molti passaggi oscuri).
- Invito della documentazione al Ministero dello sviluppo economico, sostenendo la necessità del commissariamento per la Coop: così da recidere ogni legame col passato e rilanciare la filiera produttiva.
La prossima mossa, dunque, dovrà partire dai palazzi romani: dove pure il nome Forteto non è affatto sconosciuto. Parlamento e, ovviamente, Governo, avranno la possibilità di squarciare il velo di omertà, reticenze e menzogne che avvelenano il Mugello dal ’77. Da ieri non è più possibile dubitare e non è più accettabile chiudere gli occhi. L’esperienza insegna, però: le vie del Forteto sono infinite. E in buona parte, malgrado tutto, ancora inspiegabili.
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