<p style="text-align: justify;"><img class="size-full wp-image-62806 alignleft" src="https://retelabuso.org/wp-content/uploads/2015/11/35389720_addio-dell-uomo-chiamato-gestire-la-diocesi-nella-bufera-0.jpg" alt="" width="272" height="200" />SAVONA. Otto anni alla guida di una chiesa dilaniata dagli scandali e dalle denunce per pedofilia di alcuni preti: l’ex Nello Giraudo, Giorgio Barbacini e don Pinetto su tutti, ma anche l’ex economo Carlo Rebagliati accusato di favoreggiamento della prostituzione. Una chiesa,quella savonese,spaccata da varie correnti e soprattutto accusata di non aver usato il pugno duro per risolvere le magagne. Vittorio Lupi aveva cominciato il suo mandato nel febbraio del 2008, facendo gli onori di casa a maggio di quello stesso anno alla visita di papa Ratzinger, ma la sua missione è stata costellata di ostacoli e difficoltà. La Rete l’Abuso è diventata una dei suoi principali accusatori per come ha trattato il caso pedofilia,ma le contestazioni sono arrivare anche dall’interno, da quel don Giovanni Lupino che dal pulpito della chiesa di Lavagnola non gliele ha mai mandate a dire. E il confronto spesso duro è proseguito anche a livello epistolare fino all’arrivo nei mesi scorsi del vescovo di Chiavari chiamato a far luce su quel prete ritenuto scomodo. Monsignor Lupi, però, una scusante,e grande, ce l’ha: tutte le grane sono state un'eredità del passato, dell’ultimo decennio del Novecento, quando sono scoppiati i casi di pedofilia di don Giraudo e don Barbacini. Un bagaglio di pasticci non di poco conto ma che Vittorio Lupi, secondo le principali contestazioni, non avrebbe gestito con il pugno fermo e deciso che richiede l’attuale linea di condotta dettata da papa Francesco. L’ultima trappola gli è arrivata dal caso di don Pietro Pinetto, il prete di Celle (ora a Villapiana) indagato dalla procura per pedofilia e la cui posizione è stata archiviata dal gip Giorgi per prescrizione. In quell’occasione, consigliato da non si sa chi, il vescovo fece una lunga lettera a favore di don Pinetto e della sua innocenza. Una presa di posizione a cui ha fatto seguito, pochi giorni dopo, un’obbligata e secca retromarcia del vescovo alla luce di una realtà degli atti apparsa totalmente opposta. Il mandato di Lupi, però, non è stato tutto da scartare. Anzi. Nominato da papa Ratzinger, è rimasto fedele ai suoi dettami di chiesa. Uomo chiuso, riservato, Vittorio Lupi ha cercato di istituire con la città e la comunità cristiana un rapporto solido e duraturo. Il dopo Lupi, però, sembra essere già cominciato. La caccia alle poltrone che contano in curia, anche.</p> <p style="text-align: justify;">G. CIO. Il Secolo XIX</p>