Domenico Soldano l’aveva convinta offrendole delle caramelle, la vittima si era poi confidata con i genitori. La vicenda è sempre rimasta segreta e il religioso era finito ai domiciliari. Da tempo ha lasciato Genova
di Tommaso Fregatti, Marco Grasso
La trappola per Maria, che all’epoca dei fatti ha nove anni, ha la forma d’un pacchetto di caramelle. “Vieni con me nell’ufficio del parroco, ne ha tantissime nel cassetto e le mangiamo insieme”.
Chiesa di Santa Maria Maddalena e San Gerolamo Emiliani, cuore nell’omonimo quartiere del centro storico. È nei caruggi che, tra il 2014 e la fine del 2016, vicenda totalmente inedita fino ad oggi, si consumano violenze e abusi sessuali su alcuni chierichetti. I quali, insieme alle loro famiglie, frequentano assiduamente la comunità parrocchiale.
“LO CHIAMAVAMO MANIACO”
Gli abusi sono finiti in tribunale, il religioso è stato condannato e la vicenda ha sconvolto figli e genitori, ma fino ad oggi non era filtrato nulla. La squadra mobile della polizia, alla presenza di una psicologa, ha raccontato testimonianze agghiaccianti: “Avevamo soprannominato fratel Domenico “il maniaco” – spiega Simona, molestata a 11 anni -. Compariva non appena gli adulti se ne andavano. Cercava di darci dei baci, di toccarci sotto i vestiti mentre giocavamo a calcetto. Lo faceva sia con le bambine sia con i bambini. Avevamo paura di lui e qualcuna lo colpiva a calci quando si avvicinava”.
Fratel Domenico Soldano, 60 anni, origini cuneesi, è un diacono permanente della comunità somasca, un religioso a tutti gli effetti. Non può celebrare la Santa Messa, ma assiste il parroco durante le funzioni. Per focalizzare il suo ruolo nella chiesa di Santa Maria Maddalena è sufficiente evidenziare il verbale di una delle mamme che lo ha segnalato. “Era l’aiuto del parroco, quello che lo assisteva durante l’Eucarestia”, ha spiegato la donna.
I sospetti restano latenti per anni, ma il 18 dicembre 2016 accade qualcosa. Alla Maddalena è una domenica di festa, in programma c’è un pranzo parrocchiale e ci sono i genitori dei chierichetti, i religiosi e il coro che prova le canzoni di Natale.
“HO TANTA PAURA”
Fratel Soldano gioca a calcio balilla con tre bambine. Tra queste c’è Maria, che è già una sua vittima, la preferita. Il religioso si apparta con la piccola, dice di volerle donare delle caramelle. In realtà è una trappola. Perché non appena riesce a rimanere solo con lei la porta nell’ufficio del parroco, dove c’è anche l’archivio della chiesa. Qui resta al buio con la bimba e cerca di abusare di lei. A salvarla è l’intervento di una catechista, che entra e vede la bambina insieme al diacono. È lei che prende la piccola per mano e la porta via. Maria s’imbatte subito dopo in papà e mamma, che frequentano la parrocchia e quel giorno si trovano lì vicino. A loro riesce a dire soltanto due parole: “Ho paura, tanta paura”. Poi nulla, non parla praticamente più. Da quel giorno decide di non frequentare la chiesa, smette di partecipare all’Azione Cattolica, non canta più nel coro della chiesa, tantomeno assiste il parroco durante la messa come faceva da anni. Maria inizia a vivere un incubo segnato da relazioni sociali difficili, problemi scolastici e altro. Solo un anno dopo trova il coraggio di aprirsi e raccontare di aver subito abusi. È però – torniamo a quel drammatico 18 dicembre – la catechista pur non avendo assistito direttamente al tentativo di violenza ha capito che qualcosa di strano è successo. Che in parrocchia c’è un maniaco come dicono i bambini. Lo denuncia, segnala l’accaduto al parroco Paolino Diral. Anche lui, racconteranno gli stessi parrocchiani alla polizia, si è accorto dei comportamenti strani del diacono. E lo fa allontanare immediatamente, garantendo alla catechista che fratel Soldano “avrà un regolare processo canonico”.
LE DENUNCE E IL PROCESSO
Nella riunione parrocchiale successiva, emerge dagli atti, il parroco celerà il vero motivo dell’allontanamento di Soldano. “Ci disse – racconta uno dei partecipanti alla polizia – che era andato via perché non riusciva ad integrarsi con la comunità”. Ma a pochi mesi dalla partenza di fratel Domenico scatta l’indagine della Mobile all’epoca diretta da Marco Cali.
La polizia raccoglie varie denunce, circoscrive i soprusi. Ed emerge come oltre a Maria, il religioso abbia cercato di abusare di altre bambine. Qualche volta durante i giochi, in altre occasioni mentre le stesse indossavano gli abiti da chierichetto. “Sfiorò il seno a mia figlia mentre si cambiava”, confida una mamma in questura. Il fascicolo finisce in mano al sostituto procuratore Giuseppe Longo, che accusa il religioso di “violenza sessuale su minore”, contestando anche l’aggravante dell’abuso in qualità di ministro di culto”.
Fratel Domenico finisce per un periodo anche agli arresti domiciliari. Scatta il processo, che in primo e secondo grado vede la condanna con rito abbreviato (sconto di un terzo della pena). Tre anni e cinque mesi nel corso del primo processo, poi ridotti ad un anno e nove mesi.
(trascrizione da Il Secolo XIX del 4 dicembre 2019)