Savona – Il “dossier pedofilia” della diocesi di Savona arriva nelle mani di Papa Francesco. A consegnarlo direttamente al pontefice, un medico della cittadina ligure, Luisa Bonello, ex ministro dell’Eucarestia e catechista, strettamente legata agli ambienti cattolici, che di recente ha assunto una posizione critica verso la chiesa, delusa dalla mancata assunzione di responsabilità e di concreti provvedimenti da parte della Curia savonese nei confronti dei preti pedofili. La Bonello ha portato i casi savonesi a Roma, sulla scrivania di Papa Francesco. Che, sul tema, è stato molto chiaro invitando alla massima trasparenzatutti i vescovi italiani. Quella trasparenza che è mancata a Savona, come emerso dagli stessi documenti che la magistratura savonese fece acquisire, perquisendo la cassaforte della diocesi, e sequestrando i carteggi dei vescovi con Joseph Ratzinger, contenenti precise indicazioni che invitavano a occultare le responsabilità dei sacerdoti che avevano compiuto abusi sui minori nel savonese.
Vicende gravi, oggi a disposizione nei dettagli del Vaticano. «Di recente sono stata tre giorni a Roma, in Vaticano, nella residenza di Santa Marta, dove risiede il Papa – racconta la dottoressa savonese. – Stufa di vedere la mia diocesi tradita dai suoi stessi ministri, ho chiesto un incontro per riferire e testimoniare sulla delicata vicenda». Tre giornate intense nel corso delle quali la Bonello ha incontrato un alto prelato e ha avuto occasione di parlare con il Pontefice diverse volte. «Durante il viaggio – dice – ho consegnato il dossier che ho messo insieme in questi anni relativo alla vicenda savonese. Sentenze della magistratura, lettere, testimonianze scritte da cui si evince con chiarezza l’omertà dei vari vescovi che si sono succeduti nella diocesi».
Le accuse della Bonello sono estremamente gravi nei confronti di tutta la curia ma, soprattutto, nei confronti dell’attuale vescovo Vittorio Lupi. «Tutto è cominciato per caso, quando due miei pazienti si sono aperti con me e mi hanno rivelato di essere stati abusati da sacerdoti della nostra diocesi – racconta. – Ho cercato di approfondire le vicende e, purtroppo, si è aperta anche per me una pagina estremamente dolorosa della storia della nostra chiesa. Ingenuamente, ho riferito a monsignor Lupi tutto quello che sapevo, certa che sarebbe intervenuto immediatamente. Nulla. Lui si informava, mi interrogava ripetutamente e insistentemente cercando di capire che cosa sapevo e che cosa riferivano le vittime. Alla lunga sono giunta a una conclusione dolorosa: il mio vescovo sapeva tutto e mi stava usando. Voleva sapere sino a che punto io e i laici potevamo conoscere le vicende che, peraltro, lui stesso conosceva già benissimo». Secondo la Bonello l’atteggiamento del vescovo nei suoi confronti cambia proprio quando, da fedelissima della curia savonese, si trasforma in una “pentita” affamata di verità. «Ero Ministro dell’Eucarestia e somministravo la Comunione ai malati – dice la Bonello – e mi è stato revocato il mandato. Mi è stato anche impedito di frequentare il mio padre spirituale, Don Nino Majo, che è venuto involontariamente a contatto con le vicende della pedofilia essendo figura guida di don Nello Giraudo, condannato per pedofilia nel 2012, e di don Pietro Pinetto, i cui casi sono risultati reali ma prescritti. Che non sia questo il motivo per cui sono stata allontanata dal sacerdote: per il rischio, cioè, che venissi a conoscenza di altre, gravi, realtà che si sono verificate nella nostra diocesi?». Durissima la reazione di monsignor Lupi. «Non intendo commentare le falsità riferite da una donna che agisce per vendetta – le parole del vescovo. – Una persona vendicativa che, per via della revoca del Ministero eucaristico, ha tirato fuori delle menzogne contro la nostra Chiesa».
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2014/02/08/AQ5oIijB-pedofilia_diocesi_savona.shtml
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