Lo strano caso della norma vaticana che inasprisce le pene per i preti pedofili. Potrebbe impedire agli appartenenti al clero di denunciare i presunti abusi.
Quando papa Francesco ha aggiornato il sistema legale vaticano criminalizzando la fuga di informazioni riservate e al contempo formalizzando una nuova norma contro i crimini sessuali, qualche perplesso sopracciglio si è sollevato. Dopo che la norma è stata resa pubblica, uno sguardo attento scorge che il papa ha di fatto reso illegale la denuncia di crimini sessuali sui minori.
Secondo le nuove normative, rivelare o ricevere informazioni vaticane riservate è ora perseguibile con una pena fino a due anni di carcere, mentre i nuovi abusi sessuali nei confronti dei minori sono punibili con 12 anni di prigione. Ma poiché tutti i crimini sessuali sono informazioni riservate in virtù del De delictis gravioribus emanato nel 2001 dall’allora cardinale Joseph Ratinger (che in estrema sintesi impone il segreto pontificio sui delitti che violano il VI Comandamento e di fornire le notizie di reato solo alla Congregazione per la dottrina della fede, ndr), potrebbe non esserci più una via legale per denunciare al di fuori del Vaticano gli abusi compiuti dagli appartenenti al clero. Sulla scia dello scandalo deflagrato nel 2012 a causa della “fuga di notizie riservate”, che ha portato in carcere il maggiordomo del papa Paolo Gabriele, le nuove norme saranno applicate anche agli organi della Santa Sede e di fronte a quello che a tutti gli effetti sembra un grossolano scivolone, il segretario per gli Affari esteri vaticano, monsignor Dominique Mambert, avverte i possibili scettici all’interno del Vaticano che anche loro «sono soggetti all’occhio più potente di tutti: quello di Dio». Ma questa, forse, è solo una battuta.
Justin Dodd
Sintesi dell’articolo pubblicato su Newslo, traduzione di Belinda Malaspina
http://cronachelaiche.globalist.it/Detail_News_Display?ID=85317
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