Da piccoli, al catechismo ci insegnano a vivere seguendo i dieci comandamenti, di questi uno ha sempre ritenuto la mia attenzione, l’ottavo: “Non dire falsa testimonianza”.
Mi sono sempre chiesta: ma la chiesa, perché non rispetta questo comandamento?
All’età di cinque anni mi sono trasferita con la mia famiglia a Reggio Calabria, mia madre, molto credente e cattolica, pensò che sarebbe stato bene per me iscrivermi subito al catechismo e all’azione cattolica per farmi conoscere e frequentare altri bambini, ed inserirmi in un ambiente “sano e sicuro”.
Ricordo ancora la prima festa del Ciao, tutte le parrocchie riunite in Duomo, io ero tra i più piccoli del gruppo acierrini, era la mia prima festa, la mia prima uscita, e mi sentivo grande, orgogliosa, contenta…ma un orco vestito di nero, col collarino bianco, ha distrutto ogni gioia di quel giorno.
Al momento della foto di gruppo sull’altare, approfittando della confusione, di tanto rumore, mi prese in braccio, mi pose sulla sedia, mi teneva stretta sul petto con il suo braccio, mi bloccava con la sua forza e da dietro si strofinava il suo organo genitale sui miei glutei. Impossibile muovermi, chiedere aiuto, erano tutti intenti a fare la foto, e in quel momento, davanti gli occhi di tutti, subivo l’orrore dell’abuso sessuale di uno sporco prete, che abusava di una bambina, inerte, e dopo aver soddisfatto il suo squallido piacere, mi diceva : “Brava, sei stata brava, sei proprio una brava bambina!”… avevo solo 5 anni e non ho mai dimenticato il suo volto, schifoso, i capelli neri tinti, i suoi occhi sadici, la sua voce, le sue mani grosse, rozze…
Mia madre non volle credermi, ma cosa peggiore raccontò tutto alla catechista, che mi portò dal parroco, un famoso esorcista, conosciuto e venerato da tutti in città, che ho odiato fino alla sua morte, perchè mi disse che ero una bugiarda, che avevo una fantasia malata e perversa, che stavo peccando contro Dio, e che Dio sapeva tutto e vedeva tutto, cosa peggiore questo schifoso prete esorcista, raccontò tutto ad altre catechiste in modo da prevenirle, e da allora fui guardata da tutti in modo strano, ogni volta che andavo in chiesa sentivo gli occhi su di me.
Mi chiusi nel silenzio, non parlai più con nessuno, e iniziai a detestare quel prete, quella catechista, Francesca, che era acida, cattiva, che ogni qualvolta andavo al catechismo mi diceva che Dio mi osservava, e poi quel parroco esorcista che mi ricordava che avrei dovuto chiedere perdono a Dio in confessione.
Arrivò il giorno della prima confessione, non volevo che fosse l’esorcista a confessarmi, cercai di mettermi in fila per un altro sacerdote, ed invece ad un certo momento sento la sua voce chiamare la catechista: “Francesca, vai a prenderla, portamela qui, adesso deve confessarsi con me!”
Francesca venne a prendermi, mi strattonò dal braccio dicendomi che dovevo confessare i miei peccati davanti a Dio, la mia falsità!
Avevo 9 anni, ricordavo perfettamente cosa era successo 4 anni prima, quella domenica in Duomo, e con vergogna sotto gli ammonimenti di quel verme di sacerdote, dissi che avevo peccato, ripetei quello che lui mi costrinse a dire: ho peccato, ho detto falsa testimonianza contro Dio, ho mentito, ho inventato tutto.
Non avevo inventato nulla, a 5 anni avevo denunciato gli abusi della chiesa, ma ero piccola, innocente, sola, contro tutto e tutti, e ancora peggio, non sapevo di cosa la chiesa è capace, dei crimini celati dietro l’omertà e la falsità del clero.
Quel sacerdote esorcista, purtroppo mi ha rovinato il giorno della comunione, perchè con la sua meschinità, non si è limitato soltanto a costringermi in confessione ad affermare il falso, no, la veglia della comunione mi costrinse al digiuno come penitenza per i miei peccati e il giorno della comunione sull’altare mi derise dicendo che ero tremenda, che avevo una perfida immaginazione.
Dopo quel giorno non ho più voluto mettere piede in quella chiesa, non volevo più rivedere quell’essere schifoso, osannato da tutti come un santo, né quella catechista che mi hanno fatto stare male per anni.
Da adulta, quando ho capito cosa avevo vissuto, un abuso sessuale da parte di un sacerdote pedofilo, ho voluto denunciare, ma mi sono trovata di fronte a dei muri di silenzio, sacerdoti, vescovi, tutti compatti nel dirmi che non potevo accusare qualcuno senza prove. Ho cercato negli annali della diocesi, volevo trovare il suo nome, ma mi è stato impedito, dopo l’abuso un altro abuso, quello dell’omertà di chi copre ed è complice, chissà quanti altri bambini hanno vissuto un’esperienza come la mia, e quanta sofferenza, dolore si sono dovuti tenere dentro.
Un abuso non si cancella come il gesso sulla lavagna, resta indelebile sulla pelle, sul corpo di una vittima, è come una cicatrice che resta per sempre a ricordare quel dolore, ma la vita mi riservava altro ancora, avrei dovuto conoscere un dolore più grande, l’abuso spirituale, psicologico con fine sessuale.
In un momento molto difficile della mia vita, mi sono avvicinata ad una comunità religiosa, un amico mi aveva parlato di un padre carismatico, dotato di un dono speciale, che faceva delle omelie meravigliose, e che mi avrebbe aiutata a ritrovare la pace in me stessa, mi avrebbe guidata spiritualmente.
Con molti dubbi e freni, andai a conoscere quel padre, e la confessione mi deluse, molto superficiale e sbrigativa, quasi avesse fretta e dubitai che fosse un vero religioso.
Volli comunque andare ad ascoltarlo a messa, in effetti, le sue omelie erano molto belle, anche molto preparate, mi convinsi a seguirlo ed in breve divenne il mio confessore, il mio padre spirituale.
Mi confidavo con lui, gli parlavo dei miei problemi, delle mie sofferenze, lo vedevo come un fratello, un amico sincero, sicuro, un vero amico.
Gli raccontai dell’abuso da bambina al Duomo, del mio dolore per non essere stata creduta, e del silenzio di tutta una vita per quell’abuso.
I suoi occhi cambiarono in quel momento, ma non riuscìì a captare subito il motivo, mi ricordo quello che mi disse: “che bello che ti sei confidata con me, adesso il nostro rapporto è speciale, perchè mi hai confidato il tuo segreto.”
Da quel giorno, iniziò a chiamarmi, a mandarmi messaggi per farmi andare da lui per la messa, per parlare, era diventato pesante, ma mi diceva che lo faceva per me, perchè aveva capito che avevo bisogno di lui, che mi voleva bene.
Poi cominciò a parlarmi in modo strano, Dio lo chiamava ad essere uomo, ad amarmi secondo Dio e natura, ma non era sesso, era un amore puro, totale, fatto di corpi ed anima. Mi parlò di un rapporto speciale, che doveva essere tenuto segreto agli altri, che io ero speciale e che avevo bisogno di un essere speciale come lui, e non dovevo aver paura perchè Dio voleva il mio bene e non dovevo temere nulla con lui.
Mi prese la paura, non reggevo più quel rapporto, opprimente, malato, perverso, e lui divenne violento, furioso; non era più il padre buono, carismatico che avevo conosciuto, anzi forse non lo è mai stato!
Iniziò ad insultarmi, a mortificarmi, a farmi sentire stupida, incapace, di colpo persi la stima per me stessa, e cosa peggiore era quel religioso, quel padre, che avevo scelto come mio padre spirituale a distruggermi in questo modo.
Passò dall’abuso spirituale, allo psicologico infine sessuale, senza preoccuparsi delle conseguenze. Diceva che Dio era amore, che lo chiamava ad essere uomo, ad amarmi, senza pudore, né vergogna, perchè Dio si era fatto uomo per amare l’umanità tutta.
Mi diceva che la castità non esiste, che è un’ invenzione dell’uomo, e che in nessun testo della Bibbia si parla di castità, se Dio avesse voluto degli uomini casti, allora sarebbe andato contro natura ed avrebbe imposto la castrazione, e che la castità era un’invenzione della chiesa, che è la causa di tanti abusi contro i bambini e le religiose.
Mi disorientò completamente, non poteva essere vero, lui, biblista, che parlava tanto di discernimento, della responsabilità dell’uomo delle proprie azioni, mi parlava ora come un animale in preda all’istinto e alle pulsioni sessuali che non controllava.
Ho chiesto aiuto a dei confratelli, dei sacerdoti, teologi, che scrivono libri e fanno conferenze sul tema dell’abuso spirituale, religioso, ma nessuno mi ha creduta.
Ben 7 sacerdoti mi hanno detto di tacere, di dimenticare, perdonare ed andare avanti, cercare di trovare altri interessi nella vita che mi facessero pensare ad altro, perchè altrimenti non avrei fatto nulla di buono e sarei sprofondata nella depressione.
A tutti questi sacerdoti, oggi ho voglia di dire che la vostra omertà è un secondo abuso per me, perchè non si può dimenticare, non si perdona un abuso ed un abusatore facilmente, ma soprattutto questa è la mia vita, non sarà mai più la stessa, da quell’abuso ci sono state delle conseguenze indelebili ed oggi il mio interesse è che non ci siano più vittime che soffrano in silenzio.
Con forza, grazie all’aiuto di tanti amici, che oggi sono la mia famiglia, ho denunciato, ma nonostante la denuncia, le prove schiaccianti contro di lui, la falsa mistica, la perversione, il suo narcisismo patologico, la sua manipolazione, questo religioso ha continuato ad esercitare per mesi, a celebrare la messa con i bambini, a pubblicare ogni giorno lectio bibliche, ergendosi come guida spirituale per l’umanità.
Mentre io per mesi mi annientavo, sprofondando nel silenzio, nella depressione, nell’indifferenza di tutti coloro che mi hanno detto di tacere, perchè un caso non è grave, che vuoi che sia, un caso, uno scivolone può capitare a tutti nella vita, basta rialzarsi…peccato che quel caso abbia segnato per sempre la mia vita!
Come negli scacchi si muovono le pedine, così nella chiesa si spostano i preti una volta denunciato l’abuso, e come ogni mossa prevedibile, il religioso in questione è stato trasferito, per “motivi di salute”, ma la realtà è ben altra, è stato sospeso e non potrà ricoprire nessun incarico religioso perchè accusato di abuso spirituale, psicologico a sfondo sessuale.
Mi chiedo come sia possibile credere in una chiesa così falsa, che adduce ragioni di salute per coprire un abusatore, fin quando la chiesa ha intenzione di nascondersi dietro un dito, e continuare a proteggere tutti coloro che neppure lontanamente nutrono un sentimento cristiano?
Fin quando la chiesa continuerà a nascondere gli abusi, ad essere omertosa, a non voler ascoltare le vere vittime, proteggendo l’abusatore che non ha il coraggio delle sue azioni e si proclama vittima suo malgrado?
Si ha umanità per l’abusatore, gli si procura un avvocato d’ufficio per difenderlo in tribunale, uno psicologo, per aiutarlo perchè manifesta un disagio psichico conseguente alla denuncia, avendo fino ad allora goduto di ottimo umore, e la vittima? Chi pensa alla vittima?
Della vittima non ci si preoccupa, la vittima resta nel limbo, in un sentimento di colpa, in attesa di avere notizie delle indagini, del processo, e di tutto quello che la chiesa dovrebbe assicurarle, assistenza medica, psicologica, neppure l’ombra, perchè non è mai considerata in quanto tale, ma “presunta” vittima!
Non mi piace usare il termine vittima, nè survivor, sopravvissuta, perchè entrambi i termini sottintendono una forma passiva, io sono VIVA e ATTIVA, e la mia voce, un tempo in silenzio, deve essere oggi un grido stridente per le orecchie sorde che non hanno voluto sentire!
La colpa non è MAI della vittima, che ha trovato la forza di denunciare, ma dell’abusatore che ha tradito la fiducia, la fede e l’amore.
La copla è solo di chi ha ferito, mai di chi ha avuto il coraggio di dire basta.
Denunciando, so di aver fatto qualcosa di profondamente GIUSTO, anche se doloroso, perché ho denunciato qualcosa che sta sconvolgendo ormai da mesi la mia quotidianità.
Ho avuto il coraggio di dire la verità dove altri hanno preferito il silenzio e, in questo , c’è una forza rara, che nessuno potrà mai togliermi, perchè oggi la mia vita è la conseguenza di quell’abuso, e finalmente ho liberato me stessa.
Ho rotto una catena invisibile fatta di paura, vergogna e inganno, ho dato voce a tante altre donne che, come me, hanno conosciuto la manipolazione scambiata per guida spirituale.
Spero che ogni giorno, un pochino alla volta, ogni vittima riesca a sentire la leggerezza che merita, la pace che ci spetta e l’orgoglio di aver scelto la verità, essendo fieri e orgogliosi di se stessi.
La chiesa dovrebbe rileggere l’ottavo comandamento, che proibisce di falsare la verità nelle relazioni con gli altri. Questa norma morale deriva dalla vocazione del popolo santo ad essere testimone del suo Dio il quale è verità e vuole la verità. Le offese alla verità esprimono, con parole o azioni, un rifiuto di impegnarsi nella rettitudine morale: sono profonde infedeltà a Dio e, in tal senso, scalzano le basi dell’Alleanza.
Fin quando la chiesa considererà una menzogna, una falsa realtà per chi non deve sapere la verità, non assumerà mai le sue responsabilità, e continuerà a non vedere oltre il suo dito, e a vivere nella continua menzogna dei padri.
Libera








