A settembre l’università di Zurigo ha pubblicato una prima analisi sugli archivi (finora segreti) delle diocesi in Svizzera. Negli ultimi 70 anni ci sono stati ben 1002 i casi di abusi accertati da parte di preti, vescovi o religiosi. I vertici dell’episcopato elvetico, d’accordo con il Vaticano, hanno promosso una ulteriore ricerca e rafforzato il team inquirente per valutare il comportamento omissivo di quattro vescovi (tre dei quali ancora in carica), chiedendo aiuto a un magistrato cantonale e a una professoressa di diritto penale. Sotto la lente di ingrandimento tutto il loro operato. Spetterà successivamente al Vaticano decidere se imporre misure disciplinari ai vescovi insabbiatori, oppure se aprire un procedimento penale ecclesiastico nei loro confronti. L’apertura del Vaso di Pandora degli abusi in Svizzera ha naturalente scatenato mille polemiche dentro e fuori la Chiesa e messo in seri guai un parroco che con coraggio, tempo addietro, aveva fatto partire le inchieste mediante accuse pubbliche e documentate.
Ora Nicolas Betticher, parroco a Berna, non si sente sicuro dopo avere ricevuto minacce di morte.
Davanti a casa sua ha trovato una bara di cartone con sopra stampate delle croci, sulla sua porta sono stati disegnati simboli satanici, senza contare gli improperi e le offese arrivategli per posta. Al quotidiano Le Matin Dimanche ha confidato: «Ho ricevuto minacce di morte e lettere anonime in cui mi maledicevano». Per l’ex vicario generale della diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo non sono tempi facili.
Tutto è iniziato quando una sua denuncia inviata al nunzio apostolico è stata pubblicata da un giornale. Da quella missiva è partita l’indagine a tappeto su tutto il territorio nazionale. In passato aveva tentato di parlare di un caso ma all’epoca le autorità non lo ascoltarono. «Stavolta ho deciso di esprimermi ora perché sono stato interrogato dall’Università di Zurigo e perché in virtù del diritto canonico dovevo anche trasmettere le mie dichiarazioni alla Santa Sede».
Ho detto tutto quel che sapevo e tutto quel che ho vissuto in oltre trent’anni di vita ecclesiastica (anche perché la circostanza esulava dal segreto professionale). Secondo «il diritto canonico quando si viene a conoscenza di aspetti critici riguardanti i vescovi, si è tenuti a informare la Santa sede. Ed è quel che ho fatto».
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