C’era anche il bresciano Michelangelo Ventura a Roma alla presentazione della lettera inviata alla Cei in occasione della sua 76esima assemblea generale sul tema degli abusi nella chiesa. L’evento è stato organizzato lo scorso 27 maggio all’associazione “Stampa estera” dal “Coordinamento delle associazioni contro gli abusi nella chiesa cattolica” (ItalyChurchToo). Fondato il 15 febbraio 2022, il Coordinamento ha visto l’adesione di decine di realtà, laiche e cattoliche, in primis “Rete l’abuso”, l’associazione italiana delle vittime di preti pedofili che, dal 27 maggio, ha ricevuto centinaia di segnalazioni di molestie e abusi.
Ventura fa parte del Coordinamento, oltre che di “Noi siamo chiesa”, e da questa esperienza nella Capitale ha portato nella nostra città “il messaggio che anche qui c’è bisogno di verità sugli abusi all’interno della chiesa, per fare giustizia e risarcire le vittime, persone che, quando riescono ad esternare la loro sofferenza, si definiscono “sopravvissute”. Risarcire sia sul piano giuridico morale sia su quello economico, per far fronte alle spese processuali e di cura”.
Le vittime, anche nel Bresciano “ci sono sicuramente, ma è difficilissimo raggiungerle”, continua Ventura, segnalando che sul sito www.retelabuso.org sono indicati alcuni episodi e, nel 2016, fu stilata una “mappa” delle diocesi dove sono stati attestati casi di abuso da parte di preti. Tra queste vi era anche Brescia, con tre casi dettagliati, due in città e uno in provincia.
Del resto qualche mese fa padre Hans Zollner, teologo e psicologo parte della commissione pontificia cui papa Francesco ha affidato la prevenzione degli abusi sessuali nella chiesa, ha dichiarato: “Abbiamo dei criminali fra noi perché ormai il fenomeno è chiaro, cioè che nel mondo in ogni regione tra il 3 e il 5% dei preti è un abusatore”.
“Quindi – aggiunge ancora Michelangelo Ventura – anche nella nostra realtà bresciana siamo propensi ad immaginare che il fenomeno sia da sempre esistito e purtroppo sottaciuto: se lo sostiene un prelato interno alla chiesa vuol dire che il tema è molto concreto”.
A Roma il flashmob è stato molto d’impatto: alcuni attivisti, nelle vicinanze della Nunziatura apostolica, hanno esposto cartelli con foto di uomini e donne con biancheria intima macchiata di sangue, ispirati da una protesta organizzata in aprile in Estonia, per attirare l’attenzione sulle presunte violenze dei russi contro le donne in Ucraina.
Ma ogni azione di “ItalyChurchToo” non vuole essere un attacco alla chiesa, anzi, ribadisce Ventura: “Vogliamo liberare la nostra chiesa da questo peso, aiutarla ad essere una chiesa con la piena fiducia e partecipazione dei suoi fedeli; per questo chiediamo una commissione di inchiesta indipendente: aspiriamo ad una chiesa altra, trasparente. Ci sono tanti sacerdoti che si spendono sul territorio, c’è una chiesa viva e degna di liberazione. Il vero ente che dovrebbe indagare è lo Stato italiano e la chiesa dare la sua piena collaborazione, come chiesto anche dall’Onu in più occasioni. Questo aiuterebbe la chiesa ad essere davvero libera, evangelica”.
I.Pan.
(trascrizione da BRESCIAOGGI, 1 giugno 2022)
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