Viella, Roma, 2020, pagine 343, euro 29,00
Ampio e approfondito saggio storico-giudiziario, corredato da ricchissima bibliografia di circa 600 testi, basato su ricerche originali in 12 archivi diocesani e statali toscani.
Il testo è anche munito di Indice dei Nomi di persona e di luogo.
I privilegi clericali medievali sono ben evidenziati nel libro: “il privilegio del foro” giudiziario garantiva a preti e frati un processo diverso con più garanzie per l’imputato, il quale anche se condannato quasi sempre godeva “dell’esclusione della pena di morte e delle punizioni infamanti.”
Ma, ovviamente, ciò che faceva più arrabbiare erano le decime e altre tasse varie che il popolo era tenuto a versare al clero: ad esempio gli uomini di Montemurlo furono tutti scomunicati dal vescovo di Pistoia poiché “avevano introdotto degli ordinamenta contro il pagamento delle decime”.
Le donne, allora come oggi, erano spesso vittime di abusi sessuali clericali: stuprate, sedotte e abbandonate, indotte ad abortire ecc. Fu questo il caso del monaco benedettino Stefano di Coluccio da Lucca e del prete Ranieri da Vecchiano, Pisa. Quest’ultimo uccise la sua amante e ne nascose il corpo, proprio come ha fatto un frate nel 2014 a Ca Raffaello, Arezzo.
Nel 1303 anche il prete Lapo aveva “ucciso e sepolto di nascosto i corpi delle bambine”, frutto di rapporti adulterini fiesolani. Un paragrafo di 15 pagine, intitolato “Il sesso” documenta le imprese boccacesche clericali medievali toscane. Non manca qualche riferimento anche ai preti pedofili.
La presenza di schiave nella Toscana medievale è ben documentata, anche i documenti giudiziari archivistici presentati in questo libro lo confermano: “una Martina, giovinetta schiava di una donna di Lucca” fu al centro di uno scandalo erotico clericale.
In conclusione anche questo approfondito testo storico conferma la realtà e cronicità dei misfatti clericali sessuali, finanziari, criminali compresa la collaborazione attiva con bande armate ecc.
Pierino Marazzani, dicembre 2021
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