“Anziché un processo giudiziario, potrebbe essere sufficiente un intervento del vescovo assistito dal vicario giudiziale” – “Potrebbe rimanere parroco fino alla celebrazione delle prime comunioni e delle cresime prevista a maggio p. v.. Nel frattempo potrebbe preparare la comunità al suo trasferimento, adducendo motivi di forte stanchezza”.
Genova 19 marzo 2019 – Card. Angelo Bagnasco
Una serie di documenti acquisiti dalla procura di Genova dai quali abbiamo estratto il carteggio tra Diocesi di Genova e il Prefetto della CDF, Francisco Luis Ladaria, sull’istruttoria fatta da Bagnasco, che documentiamo ulteriormente nell’approfondimento sul caso di don Franco Castagneto.
L’estratto che precede l’articolo è parte di quanto Bagnasco invia nell’istruttoria alla CDF (Congregazione per la Dottrina della Fede) integrando una “proposta” molto generosa in favore del prete.
Il Cardinale malgrado in una missiva del 19 marzo 2019 confermi alla CDF la gravità dei fatti e sostanzialmente l’ammissione di don Franco alle accuse fatte dagli abitanti di Sori già nella metà degli anni 90, quando vi fu un’istruttoria (guidata da Alberto Tanasini – attuale vescovo di Chiavari – con la collaborazione di Nicolò Anselmi, fino a metà del 2020 vescovo vicario proprio del cardinale Angelo Bagnasco e Guido Marini che è cerimoniere del papa dal 2007 ) al termine della quale però si decise di non procedere, ma di spostare semplicemente don Franco da Sori ad Albaro, dove si insedierà nel 1998.
Nei vari carteggi con la CDF Bagnasco rassicura che si tratta di fatti datati, che non si sarebbero più ripetuti dopo il trasferimento ad Albaro nel 1998. Gli stessi parrocchiani, secondo l’istruttoria del Cardinale, confermerebbero l’integrità del sacerdote.
Carteggi dai quali si evince tuttavia la leggerezza morale del cardinale nel proporre a fronte delle ammissioni del Castagneto, che celebri comunque (in quanto parroco) le comunioni e le cresime facendogli poi lasciare Albaro in modo quasi furtivo, “adducendo motivi di forte stanchezza”.
La risposta della CDF arriva poco dopo per pugno LAPIDARIO dello stesso Prefetto, il 18 Luglio 2019, quando ringraziando il Cardinale, revoca il mandato a celebrare il processo Penale Canonico (chiesto dalla stessa CDF il 7 Gennaio 2019) e i chiede che tutti gli atti siano trasferiti al Tribunale Penale Canonico di Torino. Non accresce nella missiva i motivi della revoca.
In una missiva del 5 agosto, Bagnasco comunica alla CDF di aver spostato temporaneamente don Franco al Santuario di Crea e che a settembre, sarà trasferirlo a Roma, in una comunità di recupero, assistito da un ottimo psicoterapeuta.
La domanda sorge spontanea, che senso ha mandare oggi, una persona ormai sana, che secondo l’indagine dello stesso cardinale, non reitera da 21 anni, in una comunità di recupero e sottoporla a psicoterapia?
Perché mai?
Nell’indagine, durata circa 10 giorni tra Albaro e Sori, raccogliamo un profilo del Castagneto nel quale viene descritto un uomo possessivo, un manipolatore che ha l’arte di fare compromessi per “incatenare” a se le persone, come faceva peraltro a Sori, non è inverosimile pensare che abbia potuto farlo anche ad Albaro, se pur con altre modalità.
Anche nei rapporti della Polizia Giudiziaria che ha svolto le sue indagini e sentito diversi testimoni, emerge che don Castagneto aveva creato una sorta di dormitorio dove era solito ospitare giovani disagiati in cambio di lavoretti in parrocchia, alcuni un po’ sbandati, altri come uno dei testimoni. Persone tuttavia che avevano in comune il bisogno di un alloggio, sottoposte di conseguenza a una forte sudditanza.
Lo conferma lo stesso sacrestano che per sette anni ha lavorato al fianco di don Franco ad Albaro e che agli inquirenti non nasconde il timore per questa indagine. Racconta che don Castagneto, proprio mentre veniva informato da Bagnasco del procedimento canonico a suo carico, intercedeva con la diocesi per fargli avere un appartamento all’interno della canonica, e adesso teme che l’indagine possa in qualche modo interferire.
Confermerà che uno degli ospiti segnalati di cui avevamo recuperato il nome, è scomparso da un giorno all’altro, proprio insieme a don Franco. Racconta di averlo recentemente incontrato, di avergli proposto di intercedere con il nuovo parroco per farlo tornare a vivere li, facendo lavoretti. Ma il ragazzo taglia corto e defila. È la stessa Polizia a non riuscire più a rintracciarlo.
Il sacrestano conferma anche un’altra segnalazione che avevamo raccolto e trasmesso alla procura di Genova, che trova riscontro anche in un’altra deposizione agli atti. Il suicidio di un giovane ospite che don Franco aiutava.
Tutte informazioni che gli ex parrocchiani di Castagneto ad Albaro, parrebbe abbiano omesso al cardinale, informazioni che però sottoscrive nero su bianco lo stesso sacrestano di Albaro, l’unico al quale il cardinale non ha chiesto.
Francesco Zanardi
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