Giada Vitale, abusata da don Marino Genova, chiede il fascicolo del Tribunale Ecclesiastico dopo l’abolizione del segreto da parte di Papa Francesco. L’istanza risale a dicembre ma finora non ci sono state risposte
La difesa della giovane Giada Vitale, abusata dall’ex parroco di Portocannone, valuta se impugnare il provvedimento col quale il Gip di Larino chiude a un secondo processo a carico del sacerdote per gli atti sessuali dopo il quattordicesimo anno di età. Intanto arriva la notizia della richiesta alla Congregazione per la Dottrina della Fede di poter visionare il fascicolo del Tribunale Ecclesiastico.
E’ proprio il caso di Giada, la giovane donna residente nel paesino arbereshe coinvolta suo malgrado da una complessa vicenda di violenza sessuale tra i tredici e i 17 anni, tra il 2009 e il 2012.
Don Marino Genova è stato condannato dalla Corte d’Appello di Campobasso a 4 anni e 10 mesi di reclusione, ma esclusivamente per gli abusi commessi in una manciata di mesi: quelli prima che Giada spegnesse la sua 14esima candelina. Da quel momento in poi infatti per la giustizia la giovane è stata “consenziente”, sebbene minore.
E’ stato promosso il ricorso in Cassazione per rideterminare la pena a carico del sacerdote, che vive in un monastero laziale, e nel frattempo è stato avviato l’iter per celebrare un secondo processo. Ma lo scorso 21 febbraio, dopo quasi venti giorni di riflessione, il giudice di Larino ha deciso di respingere la richiesta. Non ci sarà un altro processo, almeno per ora.
Una decisione che ha innescato inevitabile rabbia e dolore nella vittima, che si è sfogata così: “Anche il Gip di Larino Rosaria Vecchi ha archiviato 3 anni di abusi. Una piccola parte di me credeva che questa volta sarebbe andato diversamente, invece anche stavolta hanno salvato don Marino”, ha scritto chiamando in causa i vari magistrati che si sono avvicendati in questo complesso caso giudiziario.
Giada non ci sta a essere vittima una seconda volta, anche ora che ha 25 anni, perché è impossibile archiviare la sofferenza e la lacerazione che quella esperienza le ha causato. Vuole sapere, ha diritto alla verità. E per questo chiede di prendere visione del fascicolo del Tribunale Ecclesiastico che il suo avvocato Giuseppe D’Urbano ha chiesto alla Diocesi e alla Congregazione per la dottrina della fede, cioè al Vaticano.
La richiesta è datata dicembre 2019, ma malgrado siano passati oltre due mesi nessuna risposta è arrivata.
Una richiesta, quella di Giada, legittima alla luce del fatto che proprio a dicembre scorso il Papa ha abolito il segreto Pontificio per i casi di abusi sessuali perpetrati da esponenti del clero cattolico a danno di minori. La disposizione di Papa Francesco che “sblocca” la riservatezza su determinati procedimenti è entrata in vigore immediatamente.
“C’è l’assoluta necessità di conoscere gli atti processuali e i provvedimenti assunti dalla magistratura ecclesiastica nei confronti di Marino Genova” scrive l’avvocato D’Urbano “Ciò al fine di rendere edotta la magistratura italiana, nel caso specifico il giudice per le indagini preliminari di Larino che procede in ordine alle condotte criminose consumate successivamente alla data del 20 giugno 2009 in danno dell’allora minore Giada Vitale”.
L’istanza resta valida. “Sto aspettando – commenta lei, amareggiata – ma fino a questo momento non ho avuto alcuna risposta. Né dal vaticano né dalla Diocesi di Termoli-Larino. Cosa devo pensare?”
https://www.primonumero.it/2020/02/violentata-dallex-parroco-voglio-la-verita-sul-processo-ecclesiastico-diocesi-e-vaticano-non-rispondono/1530598100/?fbclid=IwAR1fWdZYaw6ZfKS9fgLa6gssK6NO2v466bvSUapSzHwNFggQMBFJNlJlybw
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