Rinchiuso nella sezione protetta del carcere di Valle Armea a Sanremo e soprattutto sorvegliato a vista dagli uomini della polizia penitenziaria. La detenzione comincia a pesare sul fisico e sulla mente di Don Luciano Massaferro, il prete quarantacinquenne arrestato il 29 dicembre per tre presunti episodi di violenza sessuale su una parrocchiana minorenne.
Ogni quindici minuti, gli agenti del penitenziario controllano il sacerdote rinchiuso in una cella singola, nella sezione di chi ha commesso reati a sfondo sessuale. Il trasferimento dal carcere di Chiavari a quello ponentino sembra quindi essere stato dettato da esigenze di tutela del detenuto, piuttosto che da sovraffollamento.
Nella cella, don Luciano ha portato il vangelo e il breviario a tenergli compagnia nelle lunghe giornate da trascorrere con mille pensieri che gli ronzano per la testa. Gli inquirenti hanno quindi voluto garantire la sicurezza di don Luciano in un carcere con una copertura maggiore di personale d’assistenza. Ma non è escluso anche che la scelta sia stata dettata da esigenze di carattere psicologico.
Il tutto in attesa dell’incidente probatorio con la ragazzina, presunta vittima delle morbose attenzioni del sacerdote, che il giudice delle indagini preliminari non ha ancora fissato. Si tratta di una scadenza considerata determinante in fase di istruttoria e che potrebbe svolgersi già la prossima settimana. Per quella data gli investigatori confidano anche di avere le prime indiscrezioni sul contenuto del quarto personale computer sequestrato ad un’amica del prete e da un paio di giorni al vaglio del tecnico informatico incaricato dalla procura di ispezionare il materiale informatico in possesso del sacerdote.
Sul contenuto neanche un’indiscrezione, ma i dubbi sul fatto che possa esserci materiale interessante per l’inchesta sono cresciuti di fronte ai tentativi di don Luciano di negarne l’esistenza. Se i contenuti fossero stati lineari perché farlo sparire dopo il contatto con la famiglia della parrocchiana? Perché continuare a negarne l’esistenza fino al blitz della polizia?
Quesiti ai quali il procuratore Francantonio Granero vuole dare una risposta, anche se ieri è stato ribadito come il ritrovamento sua stata una picconata alla credibilità del prete che nelle fasi iniziali della vicenda aveva addirittura negato di essere un intenditore di apparecchiature informatiche. Le varie fasi degli interrogatori hanno poi smontato le varie tesi presentate via via dall’indagato.
Il lavoro degli investigatori della squadra mobile di savona e del Commissariato di Alassio ora si è concentrato sulla veridicità dei racconti sui due altri presunti casi di attenzioni morbose riservate da don Luciano ad altre due parrocchiane. Così è venuto fuori dagli interrogatori degli altri bambini, così è saltato alla luce dalle testimonianze di altri parrocchiani. Anche in questo ambito l’incidente probatorio con la testimonianza della ragazzina, potrebbe rappresentare lo spartiacque, il momento in cui anche gli altri filoni della vicenda potrebbero conoscere un’accelerazione improvvisa ed attesa dagli inquirenti. Insomma la prossima, potrebbe essere la settimana decisiva per la vicenda.
http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/savona/2010/01/24/AMTkObJD-detenuto_guardato_sanremo.shtml
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