ARGENTINA – Questa mattina, il procuratore capo dell’Unità per i crimini contro l’integrità sessuale, Alejandro Iturbide , ha concluso il suo appello conclusivo nel processo per abusi sessuali avvenuti per anni presso l’ Istituto Antonio Próvolo di Luján de Cuyo, chiedendo la pena di 45 anni di prigione per i sacerdoti Nicola Corradi (83) e Horacio Corbacho (59) , e 22 anni e 6 mesi per l’ex giardiniere dell’istituzione Armando Gómez .
Nel gennaio 2017, poco dopo l’arresto di don Corradi avvenuto il 28-11-2016, la Rete L’ABUSO ha presentato ben tre fascicoli sul caso argentino, presso la procura della repubblica di Verona, la quale aveva aperto un fascicolo e espletato una serie di indagini, volte ad accertare le accuse che avanzavamo nei confronti dell’Istituto Antonio Provolo di Verona, sede centrale (e responsabile giuridico) di tutti i distaccamenti sparsi nel mondo, della Congregazione di Maria per l’istruzione dei sordi, una congregazione di Diritto Pontificio, che dipende direttamente dal Vaticano.
Come ci aspettavamo e come avevamo chiesto di accertare già nel primo dei tre fascicoli depositati, la procura (vedi documento a lato) archiviò la sola posizione del vescovo di Verona Giuseppe Zenti, attribuendone però la responsabilità alla Congregazione di Maria Per l’educazione dei sordi, ravvisando che questa era al corrente delle tendenze pedofile del prete, già nel gennaio del 1970.
Purtroppo in tutti questi anni, gli ex allievi dell’istituto non hanno mai depositato una sola denuncia alla procura, trovandosi così oggi prescritti.
La cosa invece potrebbe essere diversa per quelle depositate nel 2017 dalla Rete L’ABUSO, in quanto i reati accertati in Argentina sono recenti e non ancora prescritti.
Nei tre fascicoli che la Rete ha depositato a Verona, si accusavano le gerarchie di aver violato il 2 comma dell’articolo 40 del codice penale che recita “non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di evitare, equivale a cagionarlo”.
Ovvero, la Compagnia di Maria per l’educazione dei sordi, sarebbe responsabile non tanto della condotta di don Corradi, ma del fatto, che pur sapendo delle sue tendenze pedofile, questa non si sia mossa per evitare che il Corradi ne commettesse altre.
Per il momento, non ci resta che attendere la sentenza Argentina, che data la richiesta a 45 anni di carcere avanzata dalla procura, parrebbe ormai inevitabile la condanna e l’apertura di un procedimento anche in Italia.
Nella giornata di domani, l’ufficio di presidenza della Rete L’ABUSO, in conferenza con l’avvocato Carlos Lombardi – procuratore in Argentina dell’associazione – farà il punto della situazione e deciderà come muoversi, non escludendo anche azioni dall’Argentina verso l’Italia.
Redazione Web
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