<p style="text-align: justify;">Depositate le motivazioni con le quali <strong>i giudici dell’Appello di Campobasso illustrano la condanna di don Marino Genova</strong>, l’ex parroco di Portocannone che ha abusato di una ragazzina fin da quando la stessa aveva 13 anni. Al sacerdote, oggi 63enne, è stata inflitta una condanna più lieve del primo grado, che lo aveva condannato a 6 anni di reclusione.</p> <p style="text-align: justify;">La Corte ha deciso di <strong>riconoscere l’attenuante della “minore gravità” perché la violenza non è stata consumata fino in fondo </strong>attraverso atti completi.</p> <div id="viralize-wide-wrapper-1c13idmdlog" class="vr-1c13idmdlog-native vr-1c13idmdlog-wide-wrapper" style="text-align: justify;"> <div id="viralize-native-wrapper-1c13idmdlog" class="vr-1c13idmdlog-native vr-1c13idmdlog-native-wrapper"> <div id="viralize-native-1c13idmdlog" class="vr-1c13idmdlog-native vr-1c13idmdlog-native-element">E il caso giudiziario, uno dei più complessi degli ultimi anni in Molise, prosegue. La Procura generale ha infatti impugnato questa parte del verdetto e chiede la revisione del procedimento in relazione a questo aspetto.</div> </div> </div> <p style="text-align: justify;"><strong>“Sentenza validissima ma con una contraddizione”.</strong> Oggi Giada è una giovane donna che cerca di ricostruirsi la vita pezzo a pezzo e con fatica, una musicista che aspetta ancora quel risarcimento che il passato le deve. Giada Vitale preferisce non dire nulla e attende il termine del procedimento, che dopo il primo e il secondo grado di giudizio approda in Cassazione, ai cui giudici si rivolgeranno anche i legali del sacerdote, gli avvocati Intino e Taormina nella speranza di ottenere una sentenza più favorevole.</p> <p style="text-align: justify;">“A mio avviso la sentenza di Appello ha motivato molto validamente, in merito sia alle eccezioni processuali che a quelle di merito” dichiara a Primonumero.it <strong>Giuseppe D’Urbano, penalista del foro di Larino.</strong> “Le motivazioni – aggiunge – sono molto logiche e ampie, estese in maniera straordinaria e con importanti profili di censura della parte ricorrente. Una bella sentenza dunque, ma con un vizio profondo che è la concessione dell’attenuante della minore gravità del fatto, e che sembra in contraddizione con l’intero impianto motivazionale della sentenza che riconosce comportamenti subdoli, prevaricazioni, componenti chiare di violenza sessuale”.</p> <p style="text-align: justify;"><strong> </strong><strong>L’attenuante della minore gravità</strong>. Il 16 maggio 2019 don Marino Genova era stato condannato dalla Corte di Appello di Campobasso a 4 anni e 10 mesi. La Corte rappresentata da Vincenzo Pupilella, Giuseppina Paolitto e Giovanni Fiorilli ha depositato le motivazioni della sentenza, confermando l’impianto accusatorio tranne nella parte in cui si riconosce all’imputato la “minore gravità” del fatto commesso per l’assenza di atti sessuali completi nel periodo preso in esame, cioè <strong>prima che Giada compisse 14 anni. </strong>Ci sono state molestie, prevaricazioni, atti di natura sessuale, ma non ci sono stati rapporti completi: questo dice il collegio, incontrando l’obiezione della Procura Generale che ha presentato ricorso in Cassazione.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>La Procura generale impugna in Cassazione</strong>. Per il procuratore generale la motivazione della sentenza appare “illogica e contraddittoria” perché da un lato si riconosce che don Marino ha agito avvalendosi della sua posizione di autorevolezza in quanto guida spirituale della comunità parrocchiale, adottando comportamenti subdoli e coercitivi, e dall’altro “considera di minore gravità la complessiva condotta del sacerdote, accogliendo la richiesta di riduzione della pena ai sensi del comma 4 dell’articolo 609 quater, facendo leva sulla considerazione tratta dal racconto di Giada Vitale di modalità dell’approccio sessuale mai fisicamente violenti o forti”. In realtà Giada – prosegue la Procura generale – “con l’audizione disposta ha confermato la testimonianza secondo cui <strong>gli approcci sessuali sono avvenuti attraverso spinte contro il muro della Sacrestia”.</strong></p> <p style="text-align: justify;"><strong>Violenza fisica e sessuale in Sacrestia</strong>. “Mi prese la mano intrecciata con la sua e mi portò in Sacrestia, da lì poi chiuse la porta a chiave e comincio a spingermi verso il mobile della Sacrestia e io rimasi lì impietrita…”. Il racconto di Giada Vitale, ritenuto assolutamente credibile e confermato da diversi testimoni escussi in aula, ha sempre fatto esplicito riferimento a comportamenti di sopraffazione e violenza. E la Procura Generale chiede alla Cassazione di annullare in parte la sentenza impugnata, e riformularla con un nuovo collegio, nella speranza di ottenere una condanna più severa per il sacerdote annullando l’attenuante della “minore gravità”.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Violenza sessuale dopo i 14 anni, possibile nuovo processo</strong>. Il processo di primo grado contro don Marino Genova è stato incentrato solo sui rapporti sessuali avvenuti prima del compimento del quattordicesimo anno di età di Giada. Il filone relativo invece agli atti sessuali dai 14 ai 17 anni, dal 2009 al 2012, era stato archiviato. Ma due anni fa è stato riaperto e proprio in queste settimane il magistrato di Larino dovrebbe decidere se archiviare oppure rinviare a giudizio il sacerdote per gli abusi sessuali commessi quando Giada aveva 14, 15, 16 e 17 anni.</p> https://www.primonumero.it/2019/10/pena-ridotta-al-sacerdote-che-abuso-di-una-13enne-procura-generale-don-marino-ha-usato-violenza-ed-e-stato-subdolo/1530578415/?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook