Nota della Conferenza episcopale statunitense dopo il caso McCarrick: «Le vittime si facciano avanti. In un modo o nell’altro siamo determinati a trovare la verità»
«Le accuse contro l’arcivescovo Theodore McCarrick rivelano una grave mancanza morale all’interno della Chiesa e provocano da parte di noi vescovi rabbia, tristezza e vergogna. Ciò costringe noi vescovi a chiedere cosa si potrebbe fare di più per proteggere il popolo di Dio». Mea culpa dell’episcopato statunitense a pochi giorni dalle clamorose dimissioni di sabato scorso dell’88enne arcivescovo emerito di Washington al quale Papa Francesco ha tolto la porpora dopo le accuse di aver abusato in passato di minori.
Una vicenda turbolenta, esplosa a giugno con la rimozione di McCarrick da ogni ministero pubblico , e che in queste settimane ha suscitato un vespaio di polemiche da parte dei media Usa che accusano la Chiesa di aver insabbiato i crimini del porporato, figura influente nel panorama ecclesiastico e sociale americano – crimini di cui peraltro si parlava già da decenni nelle diocesi di Metuchen e Newark dove era stato pastore – e di mancare totalmente di una strategia nella lotta agli abusi.
I vescovi incassano le critiche e loro stessi ammettono «manchevolezze della Chiesa a tutela del popolo di Dio» nella nota diffusa nelle scorse ore e firmata dal presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Daniel N. DiNardo. Nel testo i presuli rivolgono a loro stessi i quesiti che molti – dalle autorità civili ai semplici fedeli – si pongono in queste ore: «Gli insuccessi da parte della Chiesa sollevano domande serie. Perché queste accuse di peccato contro la castità e la dignità umana non sono state rivelate quando sono state portate a conoscenza per la prima volta ai funzionari della Chiesa? Perché questa situazione non è stata affrontata decenni prima e con giustizia?». Da qui un’altra domanda, quasi un esame di coscienza per le gerarchie ecclesiali: «Che cosa devono fare i nostri seminari per proteggere la libertà di discernere una vocazione sacerdotale senza essere oggetto di abuso di potere?».
Sul caso specifico di McCarrick, DiNardo sottolinea che l’arcivescovo «dovrà giustamente affrontare il giudizio di un processo canonico riguardante le accuse contro di lui, ma ci sono anche dei passi che dovremmo compiere come Chiesa qui negli Stati Uniti». A riguardo, il presidente dei vescovi annuncia di aver convocato il Comitato esecutivo della Conferenza episcopale Usa, per un primo incontro che si estenderà con la riunione del Comitato amministrativo a settembre e con l’Assemblea generale a novembre. Tutti appuntamenti «orientati a discernere la giusta linea d’azione per l’episcopato».
In tal senso DiNardo indica quattro «punti importanti»: anzitutto richiama i vescovi a «prepararsi a rispondere con compassione e giustizia a chiunque sia stato vittima di abusi sessuali o molestato da qualcuno nella Chiesa. Dovremo fare tutto il possibile per accompagnarli». Poi, assicura che «la Conferenza episcopale per quello che concerne la sua autorità seguirà le numerose questioni che riguardano il comportamento dell’arcivescovo McCarrick». E «dove tale autorità troverà i suoi limiti, l’episcopato sosterrà coloro che hanno l’autorità».
Infine il presidente dell’episcopato si rivolge direttamente alle vittime di molestie o violenze da parte di qualche membro del clero: «Fatevi avanti», esorta. «In un modo o nell’altro – conclude il cardinale – siamo determinati a trovare la verità. Infine, noi vescovi siamo convinti che una conversione spirituale sia necessaria mentre cerchiamo di ristabilire la giusta relazione tra noi e il Signore. La strada da percorrere deve coinvolgere la presa di coscienza dai peccati del passato».
http://www.lastampa.it/2018/08/02/vaticaninsider/i-vescovi-usa-rabbia-e-tristezza-per-gli-abusi-vergogna-per-le-mancanze-della-chiesa-T5r0BTrxIEgds1YQkQdh9K/pagina.html
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