L’ “odore delle pecore”… non posso fare a meno di rileggere e meditare un discorso di Papa Francesco, e precisamente l’omelia della S.Messa crismale del 28 marzo 2013. Tante parole importanti, incoraggianti, che descrivono in modo ricco e interessante la visione di ciò che è, o dovrebbe essere, il sacerdote.
Una lettura attuale ma anche in linea con la Tradizione, che vede il sacerdote vicino alla gente. Già… come sempre parole importanti, parole che dovrebbero lasciare un segno, un’impronta.
Ma quanto si discostano queste parole, dalla REALTA’, da ciò che i sacerdoti “sono” per le vittime dei preti pedofili. E, nota bene, non mi sto riferendo ai preti pedofili, a quelli che hanno approfittato della fiducia e della innocenza di bambini e ragazzini per violentarli. Mi riferisco agli “altri” sacerdoti, quelli non implicati, quelli nelle Parrocchie, quelli che, secondo quanto detto dal Papa in più e più occasioni, dovrebbero occuparsi delle vittime, perché l’attenzione alle vittime “è la priorità per la Chiesa”…
Forse il Papa non sa (e nessuno lo informa?) che ai suoi Vescovi questa cosa proprio non interessa. I Vescovi riescono a “spostare”, di parrocchia in parrocchia, non solo i preti pedofili (per sottrarli alla giustizia, per “evitare lo scandalo” – ma creandone uno ancora più grande – favorendo il fatto che il sacerdote possa cercare altre potenziali vittime), ma anche quei pochi sacerdoti che provano a stare davvero vicino alle vittime.
Eh si, c’è il turn-over anche nei preti: poco importa se qualcuno di loro si stava occupando delle vittime, se era magari l’unico riferimento all’interno della Chiesa… le vittime devono sopravvivere da sole e, se la loro disperazione le porta al suicidio, sarà considerato un “effetto collaterale”? Oltre al tradimento profondo della fiducia vi sarà anche il fatto concreto di essere abbandonati. Che beffa.
Attorno alle vittime rimane solo terra bruciata. Ma non nel mondo, nella Chiesa.
Forse per i Vescovi le vittime dei preti pedofili non hanno l’ “odore delle pecore” ma “puzzano” e, dunque, perché qualcuno dovrebbe stargli vicino?
Chissà se qualche giornalista si prenderà mai la briga di approfondire seriamente, con dati e nomi alla mano, se all’interno della Chiesa, nelle Parrocchie dove vivono le vittime, c’è qualcuno che davvero si occupa di loro e in che modo, se nelle Diocesi si ha davvero quell’attenzione che Papa Francesco ricorda sempre quando “chiede perdono” per questo crimine… chissà…
Chissà se la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori ha idea di come “funziona” l’attenzione alle vittime che dicono essere al primo posto nel loro statuto?
Prevenzione? “Per ora non se ne vede traccia…”
Cura? “Completamente a carico delle vittime…”
Riabilitazione? “Devi farcela da solo… se aspetti qualche aiuto nella tua Parrocchia puoi anche aspettare, e aspettare..”
Sono troppo dura? Desidererei davvero poter essere smentita, davvero con tutto il cuore. Intanto la realtà che vivono le famiglie, che si confrontano e si supportano, è questa.
Una mamma della Rete L’ABUSO
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