È un dossier segreto, chiuso all’interno del Vaticano e in mano agli uomini più vicini a Papa Ratzinger. Non si arrende Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, la figlia scomparsa di un commesso della Prefettura della Casa pontificia. Quei documenti, secondo il Fatto Quotidiano, potrebbero essere il pezzo mancante di un puzzle che porterebbe alla verità sul caso di Emanuela Orlandi.
Sono trascorsi 34 anni da quel 22 giugno dell’83, giorno della scomparsa della ragazza, all’epoca dei fatti appena 15enne. Da allora, nessuna traccia di lei. Il fratello Pietro per tutti questi anni non si è mai arreso, ed ha inseguito la strada per trovare verità e giustizia per sua sorella. Tutto sembrava portare ai Testaccini, il nucleo più potente e misterioso della banda della Magliana, che per oltre 10 anni ha comandato a Roma. Su tutti un nome: il boss Renatino De Pedis, che per 20anni è stato sepolto nella basilica Sant’Apollinare.
“L’esistenza di quel dossier sulla scomparsa di Emanuela è confermata dall’intercettazione fra il vice ispettore della gendarmeria Vaticana Raoul Bonarelli e un suo superiore, il giorno della scomparsa della ragazzina” spiega Pietro al Fatto durante un presidio in ricordo della sorella, per chiedere risposte al Vaticano. La telefonata di cui parla è agli atti dell’inchiesta archiviata dal gip di Roma, su richiesta della procura, nel 2012: “Nella conversazione telefonica, il superiore dice che “la cosa è andata” alla Segreteria di Stato”. La “cosa” è la documentazione sulla scomparsa di Emanuela.
Ma gli elementi non finisco qui: in “La verità sta in cielo”, film di Roberto Faenza, la sequenza finale descrive un incontro tra il magistrato dell’inchiesta sulla scomparsa della ragazza e un alto prelato. La sequenza, citata anche nell’istanza presentata in Vaticano dai legali di Pietro, mostra la consegna del dossierOrlandi in cambio della rimozione della salma di De Pedis da Sant’Apollinare, dato che la sepoltura stava provocando grande imbarazzo al Vaticano. Sono questi gli elementi che hanno portato il fratello di Emanuela, l’anno scorso, a richiedere un incontro con il segretario di Stato Parolin.
Nei giorni scorsi invece, è stata presentata un’istanza dallo studio legale della famiglia Orlandi. La risposta è arrivata tramite Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato: “Per il Vaticano è un caso chiuso”. Il fratello Pietro e la famiglia non intendono fermarsi e accantonare la storia del rapimento di sua sorella, nonostante l’archiviazione dei magistrati e il silenzio del Vaticano. Anzi, è sicuro di arrivare alla verità: secondo fonti autorevoli il dossier era a disposizione dei collaboratori più stretti di Papa Ratzinger. Questo elemento verrà presentato dagli Orlandi alla Segreteria di Stato.
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