Lo scandalo dei preti abusatori nell’istituto Provolo di Mendoza coinvolge ogni volta sempre di più Bergoglio. Quello che sta anticipando La Izquierda Diario da alcuni mesi comincia ad avere un peso specifico nella causa giudiziaria per la quale sono detenuti i preti Nicola Corradi e Horacio Corbacho, la suora Kosaka Kumiko e tre impiegati del collegio.
Nell’ultima settimana il caso è uscito su tutti i mezzi di comunicazione per il fatto che gli avvocati che rappresentano le vittime hanno consegnato alla magistratura che sta indagando sul caso un documento che dimostra che Joerg Bergoglio non poteva non sapere almeno dal 2014 che Corradi di 82 anni ha un terrificante passato come abusatore sessuale e che era stato inviato in Argentina dove, come direttore delle sedi del Provolo di La Plata e Mendoza ha continuato ad avere sotto di se centinaia di minori .
La carta che certifica
Questo documento è in verità una lettera datata 20 ottobre 2014 che conferma quanto è stato detto dall’Associazione Sordi Provolo che raccoglie gli ex alunni. In molte altre occasioni, ma in questo caso, era stata inviata in particolare alle più alte gerarchie ecclesiastiche, dal vescovo di Verona, a papa Francesco. Una lettera che Bergoglio ha ricevuto alla quale non ha mai risposto.
La lettera dice in oltre che Corradi è stato inviato a La Plata insieme ad altri tre preti italiani, citati con nome e cognome e accusati a Verona per reiterati abusi sessuali e violenza su minori. Era logico che la presentazione ufficiale di questa lettera causasse una bufera mediatica. Tuttavia la querela che è stata presentata giovedì in sede giudiziaria era già stata reso pubblico dall’associazione dei sordi di Verona e divulgato dalla Rete L’ABUSO che raccoglie le vittime di abusi sessuali da parte del clero di tutta Italia. Fu poi pubblicata da alcuni giornali impegnati nella causa con le vittime, tra questi Izquierda Diario. Tutte queste informazioni sono disponibili dal 12 di gennaio per esempio in una nota di questo sito intitolata “prove di una santa associazione illegale per difendere i preti pedofili”.
Quello che è grave dell’assunto è che se Joseph Ratzinger prima e Joerg Bergoglio dopo, con la sua corte di segretari e funzionari avessero consegnato all’autorità giudiziaria in Italia i criminali sessuali quando sono stati denunciati pubblicamente, molto probabilmente decine di bambine e di bambini sordi tra i 4 e i 17 anni di La Plata e Mendoza non avrebbero subito vioenze, torture fisiche e psicologiche e situazioni che li hanno portati vicino alla morte, o almeno, non le avrebbero subite da parte di Nicola Corradi, ora in carcere, di Giovanni Granuzzo che è stato rimpatriato in Italia poco tempo fa, di Giuseppe Spinelli morto a Mendoza sei mesi fa, il cui decesso non è mai stato reso pubblico dalla chiesa e Eliseo primati, attualmente rifugiato nel Provolo di La Plata .
Tutti sono stati denunciati nel 2009 e i nomi appaiono elencati nella denuncia del 2014. In una nota del quotidiano Clarin dello scorso venerdì, si è cercato di minimizzare la forza della prova depositata nel fascicolo di Mendoza.
Secondo la cronaca la lettera cerca di dimostrare che papa Francesco sapeva dei preti denunciati. Come cerca di dimostrare? No lo dimostra. Il tentativo di disturbare il meno possibile sua santità rasenta il ridicolo.
Simón linviato del signore
In questo contesto, dalla rete L’ABUSO e anche dalle querele depositate si evince che il Vaticano starebbe avanzando nella sua strategia per intervenire passando dalla prima tappa, la raccolta delle informazioni a una seconda più attiva, cercando di mettersi in mezzo alla causa.
Da questa prospettiva interpretano l’arrivo già da varie settiamane a Mendoza, di una commissione di indagine formata da 2 preti cordobesi inviati da Bergoglio. Si tratta di Dante Simòn e Juan Martínez, il cui arrivo non sta passando per niente inosservato a Mendoza. Simòn, vicario giudiziale del Vaticano, un specie di pubblico ministero interno che la chiesa usa per indagare su se stessa, ha dichiarato ai media mendocini che vuole proteggere le vittime e che prova vergogna per tutto quello che è successo, anche se pero fa tutto il contrario.
Da un lato la prima cosa che ha fatto quando è arrivato a Mendoza è stata quella di dedicare ore ai suoi colleghi Corradi e Corbacho in incontri segreti nelle quali senza dubbio ha comunicato loro una strategia per tirali fuori dai guai il più possibile. Poi ha chiesto alla procura di Mendoza di poter accedere al fascicolo utilizzando privilegi ecclesiastici degni della santa inquisizione. La richiesta inizialmente negata dal pm alla fine è stata concessa dal Procuratore di Mendoza Alejandro Gullé. Fonti giudiziarie hanno dichiarato a questo quotidiano che l’accesso al fascicolo non sarebbe stato totale ma bensì con riserve, comunque sia il Vaticano ha già messo il naso nella causa e ora ha una carta privilegiata per organizzare pressioni sulle vittime oltre che inquinare le prove.
Come se non bastasse Simòn cerca anche di inquinare lo scenario, di fronte al fallimento del tentativo di cercare di incontrare di nascosto le vittime, l’inviato di Bergoglio ha ammesso alla stampa che il centro delle loro indagini sono le persone denuncianti e non i sacerdoti denunciati, sollevando anche degli interrogativi sul team di avvocati che difendono le famiglie querelanti. È tanto sicuro del buon esito della sua strategia che Simòn ha anche messo in dubbio l’attendibilità dei bambini e delle bambine che hanno raccontato le aberrazioni subite da Corradi Corbacho la suora Kumiko e alcuni dei suoi impiegati.
Sul sito Mendoza Post è arrivato a spiegare in modo temerario che ci sono persone spregiudicate, per esempio, una bambina o un bambino si innamorano di un sacerdote e di fronte al suo rifiuto restano deluse e così decidono di denunciarlo.
Non mentire, dice il comandamento.
Non finisce qui, la settimana scorsa la magistratura di Luján de Cuyo, attraverso il pm Flavio D’Amore ha sollecitato esplicitamente a entrambi gli immissari del Vaticano di collaborare con la causa e di consegnare entro la fine della settimana tutta la documentazione che è in possesso della santa sede e riferiscano dei casi di abuso sessuale commessi dai coinvolti nella causa, soprattutto se ci sono stati precedenti a La Plata e in Italia.
Di fronte alla richiesta del pm Simòn e Martínez prima hanno detto di non potere in quanto erano documenti sottoposti al segreto pontificio, poi dietro agli avvertimenti del funzionario giudiziale sulle conseguenze che può avere una denuncia per falsa testimonianza, hanno risposto dicendo che portare tutta questa documentazione potrebbe essere un processo lento e che potrebbe servire molto tempo. Al momento non hanno rispettato l’ordine del pm di consegnare il materiale entro venerdì e per quanto dicono loro stessi è probabile che non consegneranno niente.
Paola González, madre di una delle bambine che hanno denunciato Corradi Corbacho Kumiko e i suoi complici chiede pubblicamente che i preti inviati dal Vaticano restituiscano la documentazione perché li ci sono tutti i dati della vittime e hanno già ricevuto chiamate con prefisso di Córdoba e “quando rispondiamo dall’altra parte restano in silenzio. Ci vogliono spaventare ma non staremo zitti, ci hanno toccato ciò che per noi è più sacro”.
Perché nessuno dei giornalisti amici di Bergoglio o nessuno dei mezzi di comunicazione argentini intervista papa Francesco e gli chiedono, carte alla mano, che dia una spiegazione dell’agire del Vaticano davanti a un fatto così grande che si è già trasformato nel maggior scandalo della storia in materia di crimini sessuali commessi dai preti nella chiesa argentina.
A volte essere più papisti del papa può trascendere ciò che è meramente simbolico e convertirsi in una aperta complicità.
Tradotto per Rete L’ABUSO da Roberta Pietra
http://www.laizquierdadiario.com/Ultimas-noticias-del-paraiso-de-los-abusadores-o-del-Vaticano
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