Crimini sessuali e violenze secretati dalla Chiesa che non collabora con i magistrati italiani nonostante il papa proclami trasparenza. E abusi che si moltiplicano
Il caso di Don Andrea Contin e della parrocchia nel Padovano dove si consumavano orge, con donne ma anche con uomini di colore, e filmando il tutto, è solo la punta di un iceberg sempre più grosso. Sono duecento i casi di abusi sessuali, soprattutto su minori, che vengono documentati nel libro Lussuria del giornalista de L’Espresso Emiliano Fittipaldi. Un’inchiesta che scoperchia un calderone di perversioni, soprusi e omertà della gerarchia ecclesiastica, fino ai più alti gradi in Vaticano.
Il celebre caso Spotlight, diventato anche un film di grande successo dopo la pubblicazione dell’inchiesta sugli abusi nell’arcidiocesi di Boston, riguardava meno casi di quelli documentati in Lussuria. Siamo a uno scenario italiano di assolutà gravità.
“Erano un’ottantina i religiosi dello scandalo Spotlight, in Italia solo i casi denunciati negli ultimi dieci anni sono duecento. In gran parte sconosciuti all’opinione pubblica perché in Italia, come negli altri Paesi latini cattolici, vige la cultura del silenzio ed è difficile affrontare l’autorità della Chiesa”.
Quanto è comprensibile che l’ordinamento giudiziario vaticano preveda che in caso di abuso sessuale, anche su minori, ci sia una giustizia interna alla Chiesa ma non l’obbligo di denuncia alle autorità italiane?
“Per me non è comprensibile. Soprattutto durante un pontificato come quello di Francesco, che ha proclamato urbi et orbi la trasparenza e la guerra senza quartiere alla piaga degli scandali sessuali. In realtà non sappiamo ancora nulla di come avvengono i processi canonici in Vaticano. Nel mondo solo negli ultimi tre anni, sotto il pontificato di Francesco, ci sono state oltre 1200 denunce verosimili. Noi non conosciamo i nomi dei carnefici né le circostanze dei processi perché coperti da segreto pontificio. Non solo, il Vaticano non è riuscito a cambiare le regole della Cei per obbligare i vescovi a denunciare chi è colpevole di scandali sessuali. Il caso di don Contin vede la Procura padovana sentirsi rispondere dalla curia locale che non avrà i documenti richiesti circa gli abusi sessuali del prete. In genere i vescovi non vengono considerati pubblici ufficiali, per via dei Patti Lateranensi e cade l’obbligo di denuncia di crimini sessuali. Questo nonostante l’Onu nel 2014 abbia chiesto anche in maniera molto dura al Vaticano e al pontefice di cambiare le regole”.
Ci sono casi limite, come quello di don Mauro Inzoli, potente monsignore di Comunione e Liberazione, che fu condannato per abusi, rimosso da papa Ratzinger e dopo aver fatto ricorso ha ottenuto il reintegro sotto papa Francesco.
“Esatto, questo è uno degli aspetti più incredibili e anche dei meno raccontati dalla stampa, forse perché da fastidio criticate questo papa. Don Inzoli era chiamato dai suoi parrocchiani “don Mercedes” perché ama la bella vita e le auto di lusso. Il magistrato che è riuscito a farlo condannare a quattro anni e nove mesi in primo grado ha documentato quasi cento episodi di abusi sessuali da lui compiuti, finiti in prescrizione tranne nove. La cosa incredibile di questa vicenda è che il magistrato ha chiesto alla Congregazione della dottrina e della fede le carte del processo canonico voluto da Ratzinger in gran segreto, ottenendo un secco no dalla congregazione. Nel 2015 le carte erano ancora sotto segreto pontificio. Alla faccia della trasparenza. Nonostante questa condanna, dopo il ricorso vinto, Inzoli ha riottenuto il sacerdozio e sconta con una pena secondo cui deve vivere in preghiera e riservatezza. Un po’ troppo poco per i crimini commessi”.
Altro caso eclatante, quello del cardinale Calcagno confermato anche sotto il pontificato di Francesco come presidente dell’Apsa, l’ente che gestisce il patrimonio immobiliare Vaticano, dopo aver semplicemente trasferito di sede don Giraudo dopo le accuse di abusi su minori che poi si sono ripetuti.
“Ho scoperto che non solo c’è stato il trasferimento, nonostante don Giraudo quasi confessasse di avere un’attrazione per il sesso e dei ragazzini, ma al momento del trasferimento il cardinale Calcagno non ha sporto denuncia. Quando però in un campo scout don Calgagno ha molestato un ragazzino, la vittima lo ha denunciato. Nonostante questa vicenda, il cardinale ha fatto una straordinaria carriera in Vaticano”.
Mentre le inchieste fanno venire a galla i fatti, che possibilità c’è di scardinare un ordinamento legislativo e giudiziario che permette agli uomini della Chiesa di non collaborare con gli inquirenti italiani?
“Innanzi tutto bisognerebbe cambiare i Patti Lateranensi, in altri Paesi i sacerdoti sono costretti a rispettare le leggi dello Stato in cui vivono. Nessuno può obbligare il Vaticano a cambiare le regole della Conferenza episcopale, ma se lo facesse sarebbe un passo avanti per dare sostanza alle dichiarazioni di Francesco e i suoi predecessori e trasformarle in fatti”.
http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/lussuria-preti-pedofili-omerta-vaticano-intervista/
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