Drammatica storia a Codognè. La donna non ha denunciato gli abusi quotidiani perchè sia il parroco che la madre le consigliavano di tacere
CODOGNE’ (TREVISO) Per quarant’anni ha subito le violenze psicologiche del marito. Insulti, umiliazioni e minacce. Ha sopportato perché così le avevano detto di fare il prete, con il quale si era confidata e anche sua madre: «Prendi il rosario e prega. Una moglie deve sopportare», le dicevano. Ma alla fine, dopo una vita trascorsa insieme, quando le minacce del marito si sono fatte più frequenti ha trovato il coraggio di dire «basta» e di denunciarlo. Così il marito 70enne, è finito a processo con l’accusa di maltrattamenti in famiglia ed è stato condannato a una pena di 2 anni e 3 mesi, e a una provvisionale di 10 mila euro per la parte offesa.
La fine di un incubo durato quarant’anni per la moglie, 69 anni, che in aula ha raccontato al giudice una vita matrimoniale fatta di umiliazioni e insulti: «Sei una stupida. Non vali niente. Non sai fare niente». Una violenza psicologica quotidiana. Poi il marito la minacciava: «Ti ammazzo e ti butto nel fosso», le urlava. «Una volta -, ha raccontato la donna -, ha preso il fucile da caccia ed ha esploso un colpo sul soffitto della cucina». Violenza che la moglie, assistita dall’avvocato Aloma Piazza, ha sempre sopportato: «Ho provato a confidarmi con mia madre e con i parroci, ma tutti mi dicevano che dovevo avere pazienza e sopportare. E pregare. Mia madre mi diceva di prendere il rosario e pregare il Signore che lo facesse cambiare». Ma in quarant’anni il marito non è mai cambiato. E lei ha deciso di denunciarlo e di lasciarlo. Lunedì mattina in tribunale, per il 70enne difeso dall’avvocato Luca Piaia, è arrivata la condanna.
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