Don Zappella chiude i conti della missione
GIOVANNI CIOLINA
BORGHETTO. Continua a celebrare la Messa nonostante, una condanna a quattordici mesi per atti di libidine violenta nei confronti di due ragazzini che non avevano ancora compiuto quattordici anni, ma dopo le dimissioni presentate (ed accettate) a monsignor Borghetti da parroco di Borghetto, don Francesco Zappella ha deciso di sospendere momentaneamente il suo impegno nella missione uruguaya di Trenta y Treis eliminando il conto corrente aperto alla Banca Prossima – istituto bancario facente parte del gruppo San Paolo e dedicato a onlus, parrocchie e ministri della Chiesa – attraverso il quale chiedeva sostegno economico per la missione. Una decisione difficilmente comprensibile alla luce del suo impegno decennale in sud America e all’intenzione di recarsi nel paese sudamericano tra qualche mese per portare a conclusione alcuni aspetti.
Ma c’è di più. Padre Francesco si è sempre detto innocente per le accuse rivoltegli da un giovane uruguayo su una presunta violenza sessuale avvenuta nei primi mesi del 2005 ed archiviate dalla procura savonese. «Si tratta di un vistoso caso mediatico – avrebbe confidato ad alcuni amici e sostenitori –Mi hanno voluto far pagare la nomina a vicedirettore della Caritas e quindi ho preferito questa strada». Cosa succederà ora è difficile da capire. Quanti soldi erano stati depositati su quel conto? Che fine hanno fatto? Perché sospendere quel canale di finanziamento? Sono alcuni dei dubbi che si sono insidiati tra parrocchiani e non solo. Una cosa è certa: molti amici e sostenitori hanno sottoscritto un accordo per il versamento di 30 euro al mese tramite bonifico sul codice iban IT35Q033590160010000011 1074 che ora risulta bloccato e quindi non più utilizzabile e di fronte alle notizie di cronaca gli hanno chiesto conto.
Don Zappella, nonostante la malattia (la prossima settimana sarà costretto a sottoporsi ad un intervento chirurgico) mercoledì sera, a due giorni dalle dimissioni da parroco che diventeranno operative dal 9 dicembre, ha recitato la funzione religiosa davanti ai suoi più fidati parrocchiani. Gli stessi che ieri mattina alle 9 si sono radunati al santuario di Sant’Antonio da Padova per ascoltare la funzione religiosa. Di don Zappella, però, nessuna traccia. Solo la certezza della sua presenza nella casa parrocchiale che arriva dalle tapparelle dell’alloggio che si alzano alle otto in punto, una decina di minuti prima che una sua stretta collaboratrice entrasse in sacrestia per preparare la funzione. A confermare la chiusura del conto intestato alla “don Zappella Missioni” ai sostenitori della struttura è stato lo stesso sacerdote, rassicurando, però, sulla sua volontà di rimanere prete e soprattutto di voler proseguire il suo impegno missionario che lo aveva portato a ricevere l’anno scorso un riconoscimento ufficiale dall’amministrazione della cittadina uruguaya.
Insomma una vicenda che continua a riservare zone d’ombra e poco chiare alimentate anche dai vertici della rete L’Abuso che da settimane sostengono l’inesistenza della missione. O meglio: la struttura (un presunto collegio Quo Vadis) sarebbe governativa,ma data in uso alla chiesa. Ovviamente una tesi rigettata fermamente da padre Francesco fin dai primi momenti.
Giovanni Ciolina IL SECOLO XIX Savona
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