Vittime pedofilia chiedono al Pontefice di parlarne all’Onu.
La visita del Papa alle Nazioni Unite crea emozioni ma anche molte attese. Attese in particolare su quelli che saranno gli argomenti affrontati da Bergoglio nel suo discorso in Assemblea generale. Mutamenti climatici, migranti, conflitti (specie quello siriano), ma anche diritti umani e pena di morte sono i temi più quotati dai bookmaker. Ne manca uno tra questi, uno che potrebbe risultare più complicato da affrontare, ovvero quello delle vittime dei preti pedofili. Perché il Santo Padre dovrebbe affrontare l’argomento al Palazzo di Vetro, piuttosto che farlo durante una delle tre tappe puramente americane del suo viaggio negli Stati Uniti? A dare una spiegazione sono le stesse vittime, che qualche giorno fa proprio alle Nazioni Unite hanno presentato le loro istanze.
Peter Isely è una delle vittime, ed è anche membro di «Snap», «Survivor’s Network of Those Abused by Priest», organizzazione che raduna e perora le cause di chi come Isely ha subito abusi da parte di membri della Chiesa cattolica. «In realtà si può cambiare Papa quante volte si vuole – dice – ma quello che bisogna cambiare è il sistema». A spiegare meglio è Anne Barrett Doyle, dirigente di BishopAccountability.org, secondo cui dal 1950 negli Usa ci sono stati 115.050 preti, di cui 6.427 sono stati accusati di abusi sessuali. Nel mondo, invece, le stime parlano di 1.245.000 prelati, e 69.000 accusati. Il punto è che mentre negli Usa c’è stata una mobilitazione e sono stati adottati provvedimenti anche importanti, -come ha ricordato lo stesso Bergoglio a Washington parlando ai vescovi americani, esortando a proseguire su questa strada – nel resto del mondo vige un sostanziale immobilismo, secondo l’osservatorio. «Ammiro questo Papa, ma credo ci sia una preoccupante disconnessione tra cosa dice e come la Chiesa gestisce la questione – avverte Doyle – lui parla di “tolleranza zero” per i preti pedofili, ma fuori dagli Usa niente di tutto questo esiste nel diritto universale della Chiesa».
Nessuna giustizia ha avuto ad esempio Megan Peterson, vittima di abusi sessuali da parte di un prelato per 11 mesi quando aveva 14 anni. anche lei fa parte di Snap, e con rammarico e dolore ricorda come chi ha abusato di quel corpo di appena adolescente esercita tuttora le sue funzioni di sacerdote. «Non solo cambiamenti climatici, migranti, guerre e pena di morte – ribadisce Barbara Blaine, vittima di abusi per quattro anni – Quando il Santo Padre sarà all’Onu affronti anche il problema che si annida ancora dentro al propria casa quella della Chiesa». Un auspicio che non trova immediata chiusura, anzi la Holy Mission presso il Palazzo di Vetro, non ha escluso che Bergoglio tornerà sul tema questa volta davanti alla più inclusiva e cosmopolita delle platee.
http://www.lastampa.it/2015/09/23/blogs/palazzo-di-vetro/bergoglio-rompa-il-silenzio-su-abusi-dei-preti-anche-nel-resto-del-mondo-hRgFky99cV9QcQ7IIwTMTO/pagina.html
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