SILVIA CAMPESE SAVONA. Il vescovo di Chiavari, monsignor Alberto Tanasini, è stato invitato dalla Diocesi di Savona-Noli, in qualità di esperto giurista, «per occuparsi di situazioni riguardanti un membro del clero savonese». Presumibilmente, il parroco di Lavagnola, don Giovanni Lupino, che, da grande accusatore della chiesa savonese, diventerebbe l’imputato. A chiarire l’arcano, senza fare riferimenti precisi ad alcun sacerdote, è stato il vescovo Vittorio Lupi che, con un comunicato diffuso dall’Ufficio stampa della diocesi, ieri pomeriggio, ha fatto chiarezza sui motivi della presenza di Tanasini, nonostante il giorno prima, contattato dal giornale, non si fosse voluto esprimere a tal proposito. «Il vescovo di Chiavari monsignor Alberto Tanasini – scrive il vescovo Lupi- non è un nunzio apostolico, né tantomeno un ispettore, inviato dal Vaticano. La sua presenza a Savona è, al contrario, stata richiesta dalla Diocesi ed è stata confermata dalla Congregazione per il clero. Il vescovo Tanasini è stato chiamato, quale esperto giurista, a occuparsi di situazioni riguardanti un membro del clero savonese e che nulla hanno a che fare con vicende legate alla pedofilia». Di seguito, il vescovo sottolinea la valenza del ruolo «di esterno», che consentirebbe a Tanasini «di operare con massima obiettività, a garanzia e a tutela di tutti». Una strada, quella delle verifiche sull’operato di don Lupino, che il vicario don Antonio Ferri aveva lasciato trasparire e che, ormai da mesi, i dirigenti scout di Lavagnola avevano pubblicamente manifestato, tanto che il parroco di San Dalmazio era intervenuto in prima persona a tranquillizzare i fedeli, turbati da tali comunicazioni che anticipavano l’ufficialità. Oggi, dal vescovo, i chiarimenti. Sul tema è intervenuto il teologo Giampiero Bof. «So che Tanasini sta operando da alcune settimane a Savona – ha detto -. Un compito delicato, che nulla ha a che fare con i processi: la funzione del visitatore apostolico è quella di ascoltare le persone, stilare un reso conto e consegnarlo a chi di dovuto». E ancora: «Sarei sorpreso– ha aggiunto- se, a pagare in questa diocesi, fosse il parroco di Lavagnola. Al di là della sua testa dura, come gli dico sempre scherzando non saprei quali altri capi d’accusa potrebbero pendere su di lui». Intanto, voci in ambito clericale, annuncerebbero un imminente incontro di Tanasini con Lupino. Che, non è un mistero, avrebbe pronto un dossier che ricostruirebbe la storia della diocesi. Temi resi noti dallo stesso Lupino, anche attraverso lettere, inviate per la pubblicazione, al settimanale diocesano “Il Letimbro”. Non solo gli scandali della pedofilia, ma anche i temi dell’omosessualità assai diffusa, in alcuni periodi, all’interno del seminario di Savona, simbolicamente rappresentati dall’outing di don Carlo Rebagliati, sospeso con provvedimento diretto e scomparso nel gennaio del 2013.
Silvia Campese Il Secolo XIX Savona
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